...Aspettando i Campionati del Mondo di Canoa Slalom - 2
E’ una partita che ormai si gioca a carte scoperte, non c’è più la possibilità di nascondersi o di scappare, non ci sono trucchi o scorciatoie: si entra nella settimana mondiale, si entra nell’ora della verità!
Mi sono reso conto solo oggi, guardando gli allenamenti delle diverse squadre, che non c’è più tempo e ne hai la conferma proprio ammirando gli atleti in acqua. Pagaiano tutti con le idee molto chiare, almeno apparentemente. La maggior parte di loro sono entrati in una sorta di lievitazione naturale: camminano, si muovano, analizzano, pagaiano, allenano, bevono, mangiano, parlano, scherzano, sapendo perfettamente che ormai non potranno più indietreggiare a quel fatidico 3, 2, 1 go. Una gara vinta o persa può effettivamente cambiare la vita, può cambiare il futuro, può illudere e può concretizzare sogni. “Le sconfitte non hanno grande importanza nella vita; la più grande disgrazia è quella di restare fermi” - Inayat Khan -
Anche i più scarsi sembrano comunque avere le stesse chances dei migliori. Di fronte a Dio gli uomini sono tutti uguali, ma io aggiungerei anche quando stanno su quella fatidica linea di partenza, pronti a spiccare il volo. Lì conta poco essere campioni o semplici outsider, lì conta la forza della tua mente che dovrà coordinare mille e poi ancora mille dettagli. Devi farti trasportare dalla forza della corrente, sapendo quando e come usarla, trasformare la sua energia in tua energia. La globalizzazione ha colpito anche la canoa e neppure il mezzo tecnico può essere usato come scusa o come ragione di una sconfitta o di una vittoria. Ed è probabilmente per questo motivo che le differenze tecniche tra atleta e atleta ormai sono veramente minime. La gara la si vince con la somma di semplici particolari, non con pochi gesti eclatanti.
Agli atleti non rimane che un’ora di acqua, una sola misera ora di acqua prima di prendere il via per le prove di qualifica. Quell’ora, domani, sembrerà forse un minuto, forse un’eternità. Quell’ultima ora che separa la fantasia dalla realtà, quell’ultima ora che saprà darti garanzie o angosce, quell’ultima ora che non vorresti mai vivere, ma che viceversa prepari per giorni, mesi, anni. Non è vero forse che si vive per morire? O meglio si muore per vivere!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 7 settembre ... a 2 giorni dal Mondiale e a 1.053 da Londra!
Mi sono reso conto solo oggi, guardando gli allenamenti delle diverse squadre, che non c’è più tempo e ne hai la conferma proprio ammirando gli atleti in acqua. Pagaiano tutti con le idee molto chiare, almeno apparentemente. La maggior parte di loro sono entrati in una sorta di lievitazione naturale: camminano, si muovano, analizzano, pagaiano, allenano, bevono, mangiano, parlano, scherzano, sapendo perfettamente che ormai non potranno più indietreggiare a quel fatidico 3, 2, 1 go. Una gara vinta o persa può effettivamente cambiare la vita, può cambiare il futuro, può illudere e può concretizzare sogni. “Le sconfitte non hanno grande importanza nella vita; la più grande disgrazia è quella di restare fermi” - Inayat Khan -
Anche i più scarsi sembrano comunque avere le stesse chances dei migliori. Di fronte a Dio gli uomini sono tutti uguali, ma io aggiungerei anche quando stanno su quella fatidica linea di partenza, pronti a spiccare il volo. Lì conta poco essere campioni o semplici outsider, lì conta la forza della tua mente che dovrà coordinare mille e poi ancora mille dettagli. Devi farti trasportare dalla forza della corrente, sapendo quando e come usarla, trasformare la sua energia in tua energia. La globalizzazione ha colpito anche la canoa e neppure il mezzo tecnico può essere usato come scusa o come ragione di una sconfitta o di una vittoria. Ed è probabilmente per questo motivo che le differenze tecniche tra atleta e atleta ormai sono veramente minime. La gara la si vince con la somma di semplici particolari, non con pochi gesti eclatanti.
Agli atleti non rimane che un’ora di acqua, una sola misera ora di acqua prima di prendere il via per le prove di qualifica. Quell’ora, domani, sembrerà forse un minuto, forse un’eternità. Quell’ultima ora che separa la fantasia dalla realtà, quell’ultima ora che saprà darti garanzie o angosce, quell’ultima ora che non vorresti mai vivere, ma che viceversa prepari per giorni, mesi, anni. Non è vero forse che si vive per morire? O meglio si muore per vivere!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 7 settembre ... a 2 giorni dal Mondiale e a 1.053 da Londra!
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