Coppa del mondo Slalom 2009
Luglio 9, 2009
Ieri ho passato una bella mattinata nell’attesa della nostra ora di allenamento a meno due giorni dall’inizio delle danze! Infatti ero sul canale di allenamento che seguivo Zeno (il mio figlio più grande) e con lui in acqua anche Richard Fox a pagaiare tra quelle porte che lo hanno visto più volte grande protagonista. E si sa che i pensieri vengono e vanno. Idee che si accavallano ad altre e così non ho potuto non associare il fatto che Fox – un mito per tanti di noi – chiudeva la sua carriera nel 1993 vincendo i mondiali in Val di Sole su quello che considero da sempre il mio padre spirituale: il fiume Noce. Non potevo non associare il fatto che Zeno aveva seguito quei mondiali nel grembo di sua mamma e ha visto trionfare il britannico attraverso i suoi occhi in quel luglio di 16 anni fa, forse troppo ricco di acqua, ed ora era li a pagaiare con lui e a ricevere i complimenti proprio da chi per oltre un decennio ha spadroneggiato nel kayak maschile slalom. Qui ad Augsburg nel 1985 vinse il suo terzo titolo mondiale individuale consecutivo. Ricordo che all’arrivo di quella gara Peter Mikeler – argento – era straordinariamente contento. Ricordo anche il lungo e appassionato abbraccio che Gabi Smith – una bionda da sballo che a quei tempi stava con Peter – gli regalò. E tra me e me pensavo: beh! un secondo posto non è male, però, visto che gareggiava a casa sua, forse poteva aspirare ad una brillane vittoria. Certo poi che essere accolti da colei che rappresentava la musa della canoa non era da tutti. L’euforia del tedesco durò a lungo e solo alla festa della chiusura ebbi modo di capire il perché. Dopo qualche birra presi la palla al balzo e chiesi a Mikeler il motivo di questa sua chiara soddisfazione che mostrava al mondo. Lui molto semplicemente mi spiegò che era campione del mondo e non poteva ancora crederci. Mi prese un colpo. Forse ho visto male i risultati o qualche cosa non quadrava. Un attimo dopo aggiunse: sono il campione del mondo fra gli esseri umani: Richard non è da considerarsi tale perché dunque non dovrei essere contento? Ed effettivamente era così visto che Riccardo la Volpe si mise al collo una medaglia d’oro con oltre 10 secondi di vantaggio, all’epoca vinceva ovunque e dovunque. Creò uno stile. Disegnò canoe, pagaie, capi di abbigliamento. Quei mondiali li preparò in maniera molto meticolosa tanto che per potersi allenare il più possibile gareggiò per due anni per il Canoa Club di Augsburg e trascorse moltissimo tempo proprio qui. Lui è sempre stato un grandissimo perfezionista. Non trascurava nulla e soprattutto era sempre alla ricerca di aspetti nuovi che lo potessero in qualche modo avvantaggiare. Lui praticamente viveva nel futuro rispetto agli avversari.
Tra una porta e l’altra ci siamo anche fermati a riflettere sull’attuale realtà di un regolamento che sembra mettere in difficoltà i “vecchi” per avvantaggiare i giovani che possano avere molte chance per entrare in finale visto che con la manche unica si può rischiare di più.
Lui oggi ricopre il ruolo di vice-presidente dell’ICF oltre ad essere il team manager della canoa australiana e nei suoi occhi si legge ancora la voglia di pagaiare, pagaiare e pagaiare ancora per il piacere di farlo, per l’energia che ogni colpo immerso nelle onde ti può regalare per affrontare al meglio la vita di ogni giorno!
Giusto per la cronaca: il tempo atmosferico è ancora incerto con forti precipitazioni e vento freddo. Domani ultimo giorno di allenamento e poi da venerdì si entra nel vivo della finale.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Coppa del Mondo Slalom 2009
Ieri ho passato una bella mattinata nell’attesa della nostra ora di allenamento a meno due giorni dall’inizio delle danze! Infatti ero sul canale di allenamento che seguivo Zeno (il mio figlio più grande) e con lui in acqua anche Richard Fox a pagaiare tra quelle porte che lo hanno visto più volte grande protagonista. E si sa che i pensieri vengono e vanno. Idee che si accavallano ad altre e così non ho potuto non associare il fatto che Fox – un mito per tanti di noi – chiudeva la sua carriera nel 1993 vincendo i mondiali in Val di Sole su quello che considero da sempre il mio padre spirituale: il fiume Noce. Non potevo non associare il fatto che Zeno aveva seguito quei mondiali nel grembo di sua mamma e ha visto trionfare il britannico attraverso i suoi occhi in quel luglio di 16 anni fa, forse troppo ricco di acqua, ed ora era li a pagaiare con lui e a ricevere i complimenti proprio da chi per oltre un decennio ha spadroneggiato nel kayak maschile slalom. Qui ad Augsburg nel 1985 vinse il suo terzo titolo mondiale individuale consecutivo. Ricordo che all’arrivo di quella gara Peter Mikeler – argento – era straordinariamente contento. Ricordo anche il lungo e appassionato abbraccio che Gabi Smith – una bionda da sballo che a quei tempi stava con Peter – gli regalò. E tra me e me pensavo: beh! un secondo posto non è male, però, visto che gareggiava a casa sua, forse poteva aspirare ad una brillane vittoria. Certo poi che essere accolti da colei che rappresentava la musa della canoa non era da tutti. L’euforia del tedesco durò a lungo e solo alla festa della chiusura ebbi modo di capire il perché. Dopo qualche birra presi la palla al balzo e chiesi a Mikeler il motivo di questa sua chiara soddisfazione che mostrava al mondo. Lui molto semplicemente mi spiegò che era campione del mondo e non poteva ancora crederci. Mi prese un colpo. Forse ho visto male i risultati o qualche cosa non quadrava. Un attimo dopo aggiunse: sono il campione del mondo fra gli esseri umani: Richard non è da considerarsi tale perché dunque non dovrei essere contento? Ed effettivamente era così visto che Riccardo la Volpe si mise al collo una medaglia d’oro con oltre 10 secondi di vantaggio, all’epoca vinceva ovunque e dovunque. Creò uno stile. Disegnò canoe, pagaie, capi di abbigliamento. Quei mondiali li preparò in maniera molto meticolosa tanto che per potersi allenare il più possibile gareggiò per due anni per il Canoa Club di Augsburg e trascorse moltissimo tempo proprio qui. Lui è sempre stato un grandissimo perfezionista. Non trascurava nulla e soprattutto era sempre alla ricerca di aspetti nuovi che lo potessero in qualche modo avvantaggiare. Lui praticamente viveva nel futuro rispetto agli avversari.
Tra una porta e l’altra ci siamo anche fermati a riflettere sull’attuale realtà di un regolamento che sembra mettere in difficoltà i “vecchi” per avvantaggiare i giovani che possano avere molte chance per entrare in finale visto che con la manche unica si può rischiare di più.
Lui oggi ricopre il ruolo di vice-presidente dell’ICF oltre ad essere il team manager della canoa australiana e nei suoi occhi si legge ancora la voglia di pagaiare, pagaiare e pagaiare ancora per il piacere di farlo, per l’energia che ogni colpo immerso nelle onde ti può regalare per affrontare al meglio la vita di ogni giorno!
Giusto per la cronaca: il tempo atmosferico è ancora incerto con forti precipitazioni e vento freddo. Domani ultimo giorno di allenamento e poi da venerdì si entra nel vivo della finale.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Coppa del Mondo Slalom 2009
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