- 2 ALL'INIZIO DELLE GARE CONTINENTALI
Alla confluenza dei due canali – quello di sinistra lo chiamano Vàh come il fiume e quello di destra Orava dal nome della regione – si forma una sorta di onda-ricciolo e subito dopo un massone coperto dall’acqua crea un bel buco. Così il dislivello e l’ostacolo movimentano la zona, rendendola particolarmente impegnativa agli atleti, ma nello stesso tempo assai interessante per il pubblico: se ne vedono delle belle! In acqua sembrano particolarmente attratti proprio i giovani lituani che se devono perfezionarsi fra le porte, nulla hanno da invidiare ai colleghi delle altre nazioni per coraggio e abilità acquatiche. La Lituania fu il primo stato sovietico a proclamarsi indipendente nel marzo del 1990 e nonostante lo sport nazionale sia il basket, in cui hanno conquistato medaglie olimpiche, la canoa slalom inizia ad avere un certo seguito. E così sono rimasto impressionato nel vedere un loro kappa uno, su una canoa dai disegni e dai colori decisamente inguardabili – ma i gusti sono gusti e non si discutono – finire dentro il ricciolone per una manovra azzardata, perdere la pagaia e lottare a mani nude contro quel drago che lo voleva inghiottire in un solo boccone. Noi sulla riva abbiamo tremato quando, quasi per una congettura assai strana di forze naturali, il malcapitato riemergeva dall’acqua bianca trovandosi però a mani nude a lottare ancora nelle fauci dell’animale assai irritato. Si aprivano le scommesse: abbandonerà il mezzo oppure preferirà cercare fortuna negli abissi fluviali? Lui e la sua canoa – decisamente vistosa – sparivano totalmente di nuovo inghiottiti per l’atto finale. Noi, quasi increduli, pronti ad intervenire. La calma è la virtù dei forti e, visto che l’emblema di questo Stato è proprio un cavaliere con la spada sguainata in sella al suo cavallo, il giovane lituano – che oltre alla canoa inguardabile ha anche il casco degli stessi colori – ha tirato fuori quel coraggio e quella determinazione che i cavalieri avevano nell’affrontare a viso aperto i propri avversari. Due manate in fronte al drago, due ceffoni alle ali, un ultimo guizzo sulla coda, una colpo al cuore e rieccolo emergere a pochi metri dalla “bestia” ormai domata. Lui il nostro giovane eroe applaudito da tutti noi che avevamo seguito quel duello di altri tempi.
Ripescando a ritroso nella memoria, mi sono reso conto, che avevo già seguito in passato un’altra scena assai interessante e che si avvicina a quanto visto qui a Liptvosky. Ero ad Atene sul canale olimpico nell’anno 2004 a pochi mesi dai Giochi Olimpici. Questa volta l’attore è un tipo decisamente più famoso, ma non è detto che il lituano, che fra non molto collegherò anche ad un nome, non lo diventi. Si trattava infatti di Benoit Pechier - che da lì a poco si sarebbe cinto la testa d’olivo - che a meno di un metro dal bucone iniziale incastrò la sua pagaia sui blocchi blu e verdi. La velocità dell’acqua non gli permise di raggiungere riva in tempo per evitare di inabissarsi in quell’enorme voragine nera che impressionava per dimensioni e forza. Peschier – che oggi non gareggia più per la Francia, ma per la Grecia e figlio di quel Claude che nel 1969 vinse il mondiale slalom nel K1 individuale e a squadre – si appiattì con tutto il suo corpo sulla canoa nella speranza che quella posizione gli permettesse di passare oltre senza essere fermato dalla schiuma bianca. L’effetto fu immediato: bloccato dalla bocca del lupo, rovesciato, riemerso, rovesciato, riemerso con manate sull’acqua, ma il ritorno d’acqua non gli permetteva via d’uscita. Il giochino durò a lungo fino a quando Benoit – decisamente tranquillo e convinto a non mollare a costo della vita – pensò bene di lasciarsi andare a peso morto nella speranza che le forze della corrente sommerse lo facessero uscire da quella incerta ed imbarazzante situazione. La cosa riuscì perfettamente, ma lui sfogò la sua rabbia per quell’ affronto dello spirito dell’acqua che corre, prendendo a pugni la coperta della sua canoa per il resto del canale che percorse ovviamente senza pagaia. Conseguenza: passò la serata a riparare la canoa salvata dall’acqua e dall’abilità del canoista, ma punita dall’ira umana!
Quasi mi dimenticavo… domani alle 18,30 cerimonia d’apertura, oggi l’ultimo allenamento da 60 minuti: tanti sorrisi da parte dei ragazzi e tante speranze per le gare di qualifica.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Campionati Europei Slalom Junior&U23 – Liptvosky
Ripescando a ritroso nella memoria, mi sono reso conto, che avevo già seguito in passato un’altra scena assai interessante e che si avvicina a quanto visto qui a Liptvosky. Ero ad Atene sul canale olimpico nell’anno 2004 a pochi mesi dai Giochi Olimpici. Questa volta l’attore è un tipo decisamente più famoso, ma non è detto che il lituano, che fra non molto collegherò anche ad un nome, non lo diventi. Si trattava infatti di Benoit Pechier - che da lì a poco si sarebbe cinto la testa d’olivo - che a meno di un metro dal bucone iniziale incastrò la sua pagaia sui blocchi blu e verdi. La velocità dell’acqua non gli permise di raggiungere riva in tempo per evitare di inabissarsi in quell’enorme voragine nera che impressionava per dimensioni e forza. Peschier – che oggi non gareggia più per la Francia, ma per la Grecia e figlio di quel Claude che nel 1969 vinse il mondiale slalom nel K1 individuale e a squadre – si appiattì con tutto il suo corpo sulla canoa nella speranza che quella posizione gli permettesse di passare oltre senza essere fermato dalla schiuma bianca. L’effetto fu immediato: bloccato dalla bocca del lupo, rovesciato, riemerso, rovesciato, riemerso con manate sull’acqua, ma il ritorno d’acqua non gli permetteva via d’uscita. Il giochino durò a lungo fino a quando Benoit – decisamente tranquillo e convinto a non mollare a costo della vita – pensò bene di lasciarsi andare a peso morto nella speranza che le forze della corrente sommerse lo facessero uscire da quella incerta ed imbarazzante situazione. La cosa riuscì perfettamente, ma lui sfogò la sua rabbia per quell’ affronto dello spirito dell’acqua che corre, prendendo a pugni la coperta della sua canoa per il resto del canale che percorse ovviamente senza pagaia. Conseguenza: passò la serata a riparare la canoa salvata dall’acqua e dall’abilità del canoista, ma punita dall’ira umana!
Quasi mi dimenticavo… domani alle 18,30 cerimonia d’apertura, oggi l’ultimo allenamento da 60 minuti: tanti sorrisi da parte dei ragazzi e tante speranze per le gare di qualifica.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi Campionati Europei Slalom Junior&U23 – Liptvosky
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