Quattro chiacchiere con un grande campione e qualche riflessione sull'impianto di Parigi

 

Le gare di fine stagione hanno un sapore diverso perché   vengono affrontate con uno spirito che  guarda il futuro e non al presente. Anche per gli allenatori è interessante  osservare  questo cambiamento negli atleti, avendo  pure  il tempo per  conversare con loro. Poche sere fa, a  Londra,  dove eravamo per una gara ICF ranking, mi sono fermato a bere una birra e a parlare con Peter Kauzer e ne sono uscite cose decisamente importanti da condividere perché le ritengo interessanti quanto può essere una teoria e studi sull’ idrodinamicità dello scafo da slalom o ancora su gli angoli con cui la pala deve teoricamente entrare nell’acqua. Penso di non dover presentare o dire nulla su questo campione che alla soglia dei 40 anni è ancora tra i protagonisti del grande circo dello slalom mondiale. Siamo partiti da una osservazione sul modo di andare dei più giovani atleti, sia a livello internazionale che a livello di club  che sono portati ad affrontare  le porte, sia in risalita che in discesa,  senza nessun tipo di impostazione, cercando di tagliarle il più possibile imitando quello che è lo stile di Jiri Prskavec. La cosa potrebbe a primo avviso dimostrarsi pure interessante ed evolutiva, ma Kauzer mi faceva notare che Prskavec è arrivato a quel modo di pagaiare passando negli anni da una base tecnica ben definita e sicura, costruita grazie agli insegnamenti del papà-allenatore e da tante ore in acqua piatta. Mi ha confidato anche che preferisce guardare la demo - rum delle donne e dei C1 perché è da loro che si possono capire le linee migliori da seguire. Le donne perché essendo meno forti degli uomini devono, per forza di cose, scegliere strategie diverse che si addicano di più su una esaltazione della tecnica e i C1 perché avendo una pala sola è ovvio che devono sfruttare al massimo le caratteristiche dell’acqua. Errato sarebbe per la categoria in rosa cercare soluzioni chiamiamole maschili, anche se più di qualche donna si fa trascinare da questo impeto macho!  La fluidità, il contatto con l’acqua, la scelta di linee rotonde sono alla base del modo di ragionare del campione sloveno che, quando ha la possibilità, ritorna in fiume per rivivere e ricordare proprio queste sensazioni.  
Lui ha anche idee chiare su chi effettivamente ti può aiutare a sviluppare la tua progressione in canoa e diciamo che non ha troppa fiducia, per quello che riguarda l’aspetto mentale, nella figura dello psicologo, che, a detta sua, non ha l’esperienza per capire che cosa si prova quando sei al cancellato di partenza e devi affrontare le insidie dell’acqua mossa. Mentre ha un rapporto stretto con il papà allenatore, in lui Peter ricerca la stabilità, ricerca risposte nel risolvere eventuali dubbi su qualche passaggio e sa che quando serve lui c’è. Il loro dialogo non è invadente è discreto e solo all’occasione.  
Peter Kauzer, dopo Londra è venuto qui a Parigi per provare il canale olimpico in vista del  2024, ma purtroppo  è  rimasto molto deluso: «così si ammazza il wild water slalom» ha commentato dopo alcuni giorni di allenamento sul tracciato parigino. In effetti il canale, situato a Vaires sue Marne, più o meno ad un’ora del centro della capitale francese e a 39 chilometri  dal Villaggio  Olimpico, non  sembra essere all’altezza dell’evento a cinque cerchi. Il dislivello certo non è quello di Atene o Londra e la sua larghezza è molto ridimensionata rispetto ai due canali sopra citati. Nella  cittadella degli sport d’acqua, chiamata dai francesi      « Stade nautique Olympique d’Île-de-France » si faranno anche le gare per il  canottaggio, la canoa da velocità e,appunto, la canoa slalom. Ha una estensione di 4.400 metri quadrati, dove sono stati piantati 450 alberi e dove si praticano, oltre agli sport già citati, anche la vela e il windsurf e questo la dice lunga sulle condizioni meteo della zona! Si prevede una capacità di 12.000 posti per le gare di slalom e 24.000 per le gare in linea sul bacino di acqua ferma. E’ stato realizzato nel 2019 ad opera dello studio tedesco di architettura Auer+Weber+Assoziierte, già conosciuto per aver disegnato, tra le altre cose, l’aeroporto di Monaco.
Cos’è che principalmente non piace di questa struttura? Partiamo dal canale di riscaldamento da cui, per tornare  in partenza, bisogna  pagaiare  per  almeno 5/600 metri su un altro canale laterale prima di prendere il tapis roulant (se lo scriviamo alla francese) per  riportarsi  in partenza. Il parcheggio è decisamente distante dall’accesso al canale  e non si capisce bene dove sia effettivamente la reception.
L’accesso all’imbarco dal rimessaggio delle canoe costringe gli atleti a passare dalla terrazza del bar, cosa decisamente inusuale e poco pratica.
Venendo allo specifico tecnico sul canale si nota da subito che l’acqua non prende grandissime velocità in nessun punto e i buchi e i ritorni sono mediamente piccoli, così come le onde trasversali che non permettono di fare delle sponde decise.  Il canale è in pratica distribuito su una lunga curva verso destra, l’opposto di Sydney che però è decisamente molto più aperta come raggio. Questo facilita il ritorno in partenza perchè in pratica il canale finisce dove poi inizia il tapis-rouland. C’è poi la lunghezza che a mio modo di vedere è eccessiva tanto è che, nelle gare disputate lo scorso fine settimana, pur posizionando 25 porte, ci sono pezzi di 20/25 metri senza i paletti che in pratica interrompono l’azione costringendo gli atleti ad una sorta di trasferimento da zona a zona!
Non rimane molto tempo per apportare eventuali modifiche, vediamo come la risolveranno i cugini transalpini, ma soprattutto vedremo se effettivamente tenteranno di risolverla, visto che i parerei raccolti in loco non sembrano preoccuparli più di tanto, convinti come sempre di aver fatto un ottimo lavoro!

 Occhio all'onda! 

 


 

Commenti

  1. Grazie Ettore, come sempre ricco di informazioni e critiche costruttive, che metti sempre a disposizione della comunità sportiva

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