Messico e Uganda quanto è difficile il canale!
l povero messicano è stato frullato a dovere oggi nella sua prima ora e 20 di allenamento sul canale olimpico. Non faceva in tempo ad uscire da un rullo che il successivo lo catturava per sballottarselo un pochino. Poi sembrava che il buco fosse magnanime con il poveretto, ma sul più bello.... patatum in acqua per l’ennesimo eskimo! Ad ogni discesa il casco scendeva sulle 23 e i capelli fuoriuscivano da ogni lato.
E’ uscita in barella la povera atleta dell'Uganda dopo la prima discesa o meglio dopo la prima metà della sua prima ed unica discesa. Diciamo che non era certo il caso di buttare giù da qui la slalomista di colore, che, se pur animata da tanto coraggio, ha dovuto piegarsi alla forza dell’acqua. Spettacolari però gli interventi per il soccorso. Si sono mossi a mo’ di calamità nazionale, mancava solo l’atterraggio dell’elicottero e poi sarebbe stata completa. Evidentemente però, dopo vari consulti ed interventi, sono arrivati alla conclusione che la senegalese non era in pericolo di vita e la cosa si poteva risolvere con l’ospedale da campo imbastito per l’occorrenza. L’elicottero ha sorvolato a lungo la zona e poi da terra, con segnali di fumo, è stato fatto allontanare: le pale meccaniche creavano vortici strani nell’acqua e le porte erano praticamene orizzontali rispetto la superficie.
Il mio atleta brasiliano, Pedro Henrique, se l’è goduta. Lui ha una grandissima acquaticità, gli manca una concezione corretta dello slalom e su questo ci sto lavorando, ma si sa che l’importante è affrontare le difficoltà in serenità e certamente a lui allegria e spensieratezza non mancano. Il kickflip poi per lui è una manovra per passare indenne nei buconi di questo nuovo impianto olimpico.
Chi da' l’impressione di essere proprio nel suo ambiente naturale è il magrebino francese Fabien Lefevre che su quest’acqua ci sguazza a suo piacere. E’ un piacere vederlo, leggero come una foglia, abile come un giaguaro nella giungla. I buchi non li evita, li cerca per un piacere personale, per sentirsi vivo, per caricarsi di energia, potenza, elettricità! Bravo, proprio bravo ed elegante, nulla da dire. Guardando lui sembra tutto così naturale e facile, ma staremo a vedere.
Anche gli allenatori a bordo vasca devono indossare il salvagente come tutto il personale operativo. Pensate che il tipo che sta praticamente a controllare chi entra e chi esce dalla reception, che ovviamente dista parecchio dal canale di gara, indossa perennemente il salvagente. Poi lui, per una maggior sicurezza, porta anche il caschetto. Per capirci meglio: lui è vicino alle guardie che controllano il cartello “Fire Assembly Point” ed è logico indossare il giubbetto salvagente, perché, in caso di incendio, si attivano le pompe che spengono il fuoco..praricamente rischierebbe di morire annegato in mezzo alle fiamme... sarebbe proprio il colmo!
Il centro di Lee Valley non è ancora ultimato e probabilmente anche il canale di gara subirà da qui alle olimpiadi qualche aggiustamento. E’ lungo 300 metri ha un dislivello di 5 metri e lavora con 13 metri cubi per secondo. Cinque le pompe di cui 4 lavorano quando è aperto.
Le impressioni degli atleti sono unanimi: troppi buchi, acqua lenta, non c’è una linea d’acqua da seguire. “Se arrivi da Cunovo quando pagai su questo canale ti sembra di essere sempre ferma. Devi tirarti fuori dai buchi agganciando forte” mi diceva ieri Jana Dukatova.
Ed in effetti il canale olimpico dopo una prima curva a destra presenta un lungo rettilineo disseminato da ostacoli che frenano inevitabilmente l’acqua. Sono principalmente due i grandi salti che delimitano la parte superiore da quella inferiore e in mezzo mille combinazioni possibili.
La mia impressione è una Pechino più piccola e manca quello che noi potremmo definire una linea d’acqua principale su cui poi costruirci tutte le varie opzioni possibili.
I tracciatori dovranno pensare a lungo prima di mettere giù il percorso visto che non sarà facile combinare scorrevolezza, velocità, spettacolarità e imparzialità per pagaiatori destri e sinistri.
A disegnare il percorso saranno Jean Michel Pronon, Marianne Augulhon e Thomas Schimdt. Il primo lo conoscete tutti: è il francese presidente del boarding ICF dello slalom da due mandati olimpici, stipendiato dalla federazione transalpina, piccolo importante dettaglio. La seconda è un ex slalomista di livello, anche lei francese, ora direttrice del centro di Pau ed è stata chiamata per sostituire la puerpera inglese Reeves. Si potrebbe pensare anche che gli inglesi hanno preso la palla al balzo della maternità della Reeves per tagliare i ponti con Pronon e fargli una campagna contro in vista del prossimo congresso ICF cercando di cambiarlo proprio con la futura mamma. Infatti sembra che i britannici non abbiano gradito come Jean Michel abbia sostenuto apertamente la candidatura per i mondiali del 2015 di Bourg St. Maurice. Non avrebbe dovuto farlo per una pura ragione di stile visto che lui avrebbe dovuto essere super-partes. Invece non solo si è schierato apertamente contro Londra, ma ha anche fatto l’errore di presentare lui stesso la cittadina francese e ... gli inglesi non dimenticano, anche se alla fine hanno portato a casa il mondiale che sarà selezione olimpica per Rio 2016.
La pre-olimpica o “London Prepares series” come hanno definito la manifestazione di fine settimana prossima, vedrà praticamente tre fasi. Una eliminatoria con due manche, una batteria sempre con due manche, una semifinale a manche unica e una finale a manche unica. Quindi chi arriverà alle medaglie avrà fatto 6 discese.
Di volta in volta quindi si andranno ad eliminare barche come vi riporto in dettaglio qui sotto:
k1 men da 64 a 21 per la prima eliminatoria, poi per la successiva batteria si passerà da 21 a 15, ed infine dalla semifinale a 15 ai 10 finalisti.
k1 women da 52 a 21 a 15 a 10 per finale
c1 men da 48 a 16 a 12 a 10 per finale
c2 da 33 a 12 a 10 a 6 per finale
Prenderanno il via 30 nazioni, praticamente le più quotate sono tutte presenti, mancano solo Russia, Polonia e Grecia. A parte poi di qualche eccellente eccezione - ad esempio Violetta Oblinger o Christos Tsakmakis,, tutti gli atleti migliori sono presenti.
A fianco del canale di gara c’è il “Training Channel” un percorso lungo 160 metri che funziona con tre pompe e ha un dislivello di 1,6 e lavora con 10 metri cubi d’acqua al secondo. Un gioiellino che chiunque di noi desidererebbe avere sotto casa. Basterebbe questo per dare una svolta importante allo slalom in Italia.
Occhio all’onda!
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foto - in alto l'atleta dell'Uganda che parla con quelli della sicurezza in acqua...
al centro il trio che disegnerà il tracciato alla pre-olimpica da sinistra Agulhon, Schmidt,
Pronon
in basso l'altea del Messico a lottare con uno dei mille buchi del canale
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