Un super Giovanni conquista la Francia intera

 


Giovanni De Gennaro ha fatto la sua gara come l’aveva preparata, pensata e  progettata, non da oggi, ma da molto tempo addietro. L’unica incognita poteva essere la voglia di  strafare o di cercare soluzioni ambiziose, ma l’esperienza e la saggezza del bresciano hanno prevalso sull’impulso istintivo primordiale di esagerare.  Una finale olimpica si vince prima di tutto con la testa, poi con le braccia e infine con la tecnica. Qualcuno potrà dire anche che è il frutto di un lavoro duro e costante negli anni, ma questo non manca a nessuno dei finalisti di questa Olimpiade. Lui, però,  ha messo tutto assieme in maniera impeccabile nel preciso momento in cui serviva:  pulito e veloce senza  incertezza o indecisione alcuna.  Ai suoi  avversari ha lasciato il compito di dannarsi e di sprecare energie un po’ ovunque. Il francese, che fra 28 giorni compierà vent’anni, aveva in pugno la gara fino alla porta 16, grazie al fatto di aver osato parecchio nella prima combinazione 7-8. Infatti aveva optato per fare  la 7 in discesa, che gli ha permesso di proiettarsi come un missile dentro la risalita 8. Rischia parecchio nella porta 9, ma gli va bene. Poi un tentennamento quando la spinta sul muro alla 14 non è così efficace come lui avrebbe sperato. Ancora una combinazione in discesa per lui tra la 15-16-17, ma qui, nel momento in cui alla 16 porta il peso indietro per non toccare il palino interno,  la sua punta viene catturata dal ritorno d’acqua che si rompe inesorabilmente sul suo scafo: perde parecchio, però insiste, taglia al limite dell’impossibile la 18 e la 19, ci crede ancora, fa l’ultima risalita con la pala interna e va sulla fotocellula che ferma il tempo a + 20 centesimi da Giovanni De Gennaro che, a questo punto, può esultare e prepararsi a salire sul gradino più alto del podio olimpico. 

Buttano la gara alle ortiche pure Prskavec che prima tocca la 7 in maniera del tutto anomala e poi, non felice, nel tentativo di recuperare il più possibile, anche la 16. In pratica le due porte più problematiche di tutto il percorso. Fa registrare il secondo miglior tempo assoluto, ma 4 punti di penalità sono troppi pure per un campione come lui. Clarke perde la gara tra la 6 e la 7, catturato malamente dal buco di tutto fiume che lo costringere a risolvere alla meno peggio quella combinazione. Ci lascia una vita, anche se poi cercare di recuperare il più possibile, senza riuscirci però. Sarà quinto alla fine a 1.62 dal primo posto.  

Chi ha da recriminare, ma anche no, considerando che è il primo grande successo per lui,  è il giovane Pau Echaniz che ha il miglior tempo assoluto,  ma tocca, quasi in maniera impercettibile,  la porta 19 e si piazza al terzo posto a 65 centesimi dall’italiano. Bravo lo spagnolo che attacca in maniera intelligente fin dalla prima risalita. Poi la giovane età, le sue abilità acquatiche e, se vogliamo,  pure il fatto che non ha nulla da perdere, gli fanno scegliere di azzardare e fare la prima combinazione clou in discesa e poi la seconda in retro con un anticipo straordinario, tanto da fargli guadagnare anche qui molto, moltissimo  tempo. Piccola svista, alla 19, poi fa una grande risalita, se la divora… non potrebbe essere diversamente considerando che scende con uno squalo sulla sua prua, tanto per usare un termine marinaresco e che poco ci appartiene, ma forse fa figo! È bravo a non perdere l’equilibrio e si precipita sul traguardo. Il papà allenatore che lo segue sulla riva esulta e ne ha ben donde! 

Non sarei un buon cronista se non vi dicessi pure che ci sono state delle proteste pesanti per un 50 dato a Peter Kauzer in semifinale alla porta 8 in risalita e invece  un 50 non dato a Clarke alla risalita 14. Se messi a confronto sembra che tra i due passaggi non ci sia nulla che li differenzi  se non la decisione arbitrale. 

Cosa hanno in comune Matej Benus,  Eva Leibfarth e Pau Echaniz? Facile verrebbe da dire: entrambi hanno vinto la medaglia di bronzo, il primo e la seconda rispettivamente nel C1 uomini e donne e il terzo nel kayak maschile. Ma hanno un’altra particolarità che li unisce  e cioè quella di essersi classificati per la finale, il primo in 11esima posizione e la seconda e il terzo in 12esima,  in pratica penultimo e ultimo posto per accedere alla manche che assegna le medaglie. Fatto del tutto inconsueto vedere una finale a 12, normalmente in Coppa e Mondiali l’atto conclusivo è riservato solo a 10 eletti. Lo slovacco è entrato con 9 secondi e 47 centesimi dal leader e cioè da Gestin e la statunitense con 12 secondi e 3 centesimi da Satkova, mentre il giovane spagnolo con 6.60 da Joseph Clarke.  Poi prendono medaglia con distacchi l’uno di 5.67, l’altra di 8.89 e il terzo di soli 65 centesimi. A Tokyo le finali erano tutte a 10, come lo era stato a Rio. 

Altra curiosità è quella che Tony Estanguet, quando vinse il suo ultimo titolo olimpico a  Londra 2012, Denis Gargaud vincitore a Rio e ora Nicolas Gestin campione olimpico a Parigi 2024 indossavano tutti e tre il pettorale numero 2! La Francia con questi atleti ha vinto 5 titoli olimpici nel C1 uomini su 10 edizioni disputate… chapeau!

Chiudo con l’ultima curiosità: l’oro di Ferrazzi  a Barcellona, quello di Molmenti a Londra e oggi l’oro di De Gennaro a Parigi è sempre arrivato gareggiando  il primo agosto. In Spagna nel 1992 era un sabato, in Inghilterra nel 2012 un mercoledì e in Francia nel 2024 un bel giovedì. Con questo titolo l'Italia raggiunge la Germania nel medagliere olimpico nel kayak maschile. 3 a 3 per il momento! 


Occhio all'onda ! 





           tutte le foto by @honest media/fick


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