Vit Prindis e Corinna Kuhnle i due neo campioni Europei nel kayak maschile e femminile

 

il podio del Kayak maschile con Vit Prindis vincitore su Giovanni De Gennaro e Peter Kauzer.

 

Come la vedo io al Giro d’Italia ci sono troppe tappe che arrivano e non ripartano dallo stesso punto. I corridori al termine della giornata si trasferiscono in un’altra sede. Ecco… a me non piace e a mio modestissimo avviso non ha senso: il bello del Giro è fare un giro appunto, arrivare e ripartire sempre dall’ultima sede. Bravo comunque a Filippo Ganna che non ci ha deluso nella cronometro di apertura a Torino. La sua media di quasi 58,7 chilometri all’ora  impressiona per potenza e abilità ciclistiche, tanto più che è stato l’unico a pedalare anche in curva. Il rapporto di 60x11 fa impressione e non ho la più pallida idea di che cosa significhi spingerlo!

Ma parliamo di canoa slalom che forse ci capisco qualcosina di più non fosse altro per i quasi 50 anni in cui  mi districo fra pagaie, canoe, onde e paletti appesi al cielo.  La prima considerazione da fare è sull’età media dei  podi del kayak maschile e femminile. Il primo è di 32 anni e il secondo di 30 quindi questo ci dice che lo slalom è sempre più uno sport che premia esperienza e tecnica, tanto più quando il percorso (disegnato da Pierpaolo Ferrazzi e Riha) è decisamente selettivo. Un bravo va prima di tutto a Giovanni De Gennaro che ha saputo mantenere calma e determinazione e quando si gareggia in casa non è sempre facile. Per il bresciano l’europeo e questo argento sono sicuramente un ottimo banco di prova in vista di Tokyo ed una importante iniezione di fiducia visto che è chiamato a rappresentare l’Italia per la seconda volta ai Giochi e sarà sicuramente pronto per un grande risultato a cinque cerchi.
Mi è piaciuto il vincitore Vit Prindis per due ragioni:  la prima è il modo con cui ha impostato la gara fin dalle prima pagaiate e la seconda ragione è il modo con cui guida il suo scafo mettendo e togliendo pressione  sulla coda in relazione alle varie necessità che si presentano. Poi c’è quel sorriso contagioso che lo rende simpatico a pelle. Peter Kauzer, dopo aver eliminato la concorrenza interna per andare a Tokyo, ha liberato il suo istinto e nonostante qualche piccola sbavatura è riuscito a salire sul terzo gradino del podio a 37 anni annunciando battaglia in Giappone. Lo sloveno è stato magico alla combinazione 8 - 9 -10 una retro di una eleganza e di una leggerezza unica.
Corinna Kuhnle si è tolta un sassolino dalla scarpa tornado a vincere una gara con grande classe e con ritrovata motivazione. L’austriaca, in lotta con la propria federazione, sembra addirittura che ci siano in mezzo pure gli avvocati, ha aggredito le porte, ma soprattutto è stata brava a credere nelle proprie capacità. Una vittoria, a mio avviso, soprattutto di testa, prima che di tecnica e fisico.  Il vero grande rammarico è stato però non vedere Stefany Horn in finale per un 50 alla porta numero 11 che è stato assegnato dal video judge quando i giudici sulle rive non avevano segnalato alcuna irregolarità nel passaggio. Mi domando perché insistiamo a questo punto a tenere queste figure che poi vengono puntualmente bypassate da chi viceversa rimane davanti ad un monitor e ha l’autorità di mettere l’ultima parola.
Per dovere di cronaca bisogna segnalare che la Svizzera ha conquistato il posto olimpico  ancora libero nel kayak femminile mentre quello maschile è andato alla Polonia.
Il pomeriggio europeo, sotto un cielo plumbeo,  si è concluso con la prova cronometrata per l’Extreme Slalom. Sono passati i primi 16 uomini e le prime 16 donne che domani daranno vita agli scontri diretti che porteranno alla finale e all’assegnazione del titolo continentale anche in questa disciplina che a Parigi 2024 farà il suo esordio Olimpico. La partecipazione aumenta a vista d’occhio e la ragione la conosciamo tutti noi!



Occhio all’onda!


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