Qualifiche con poche sorprese e gare a squadre con onore

Raffaello Ivaldi secondo in qualifica dietro solo ad Alexander Slafokovsky

Nelle gare di qualifiche si scaldano i motori e si prendono le misure per le gare di semifinale e finale, ma generalmente non succede quasi mai nulla di particolare. Uniche note da segnalare due esclusioni eccellenti  dalla semifinale nel kayak maschile. La prima è quella  del francese  Benjamin Renia,  che dopo tanto tempo era riuscito a rientrare in squadra nazionale, ma poi non ha saputo prendere l’occasione per un grande risultato. La seconda eliminazione  è forse ancora più sensazionale  visto che parliamo del polacco  Mateusz Polaczyk, argento al mondiale del 2015 e bronzo a quello di due anni prima. Ed ora la Polonia  si trova a giocarsi il posto olimpico solo con gli altri due k1 uomini ancora in gara.  
La seconda giornata ci ha regalato anche le gare a squadre che ormai da diversi anni si disputano a manche unica diventando così molto più eccitanti.
C’è chi ha vinto e chi,viceversa, ha fatto di tutto per non riuscirci. Partiamo da quest’ultimi, anzi, ultima visto che, purtroppo, come attrice protagonista troviamo quel fenomeno che risponde al nome Ricarda Funk. La tedesca  al Granbiraghi* aveva un vantaggio notevole sulle proprie compagne, ma ha avuto la malaugurata idea di aspettarle… la gentilezza però non sempre viene ripagata con la stessa moneta e così, all’uscita della seconda risalita,  le tre tedesche si sono ritrovate praticamente una sull’altra,  tanto che la povera Ricarda ha dovuto lasciar scappar via Elena Apel e Cindy Poeschel prima che succedesse un patatrac finale. Tutto questo poco è servito perché la Germania è finita sesta nella gara del kayak femminile vinta dalle inglesi.
Chi invece ci ha regalato ancora emozioni sono stati gli slovacchi che hanno portato a casa il loro 12esimo titolo continentale a squadre nella canadese sui 21 assegnati fino ad oggi. Nel  dream team della Repubblica Slovacca  in pratica c’è sempre stato Michal Martikan fatta eccezione nel 2013, mentre Alexander Slafkovosky è entrato nel 2002 e dal 2007 c’è Matej Benus.  I tre, usciti dallo scivolo iniziale, hanno iniziato a rincorrersi come se non ci fosse un domani con l’unico scopo di non perdere mai contatto con la coda di chi stava davanti e così dalla partenza all’arrivo, uniti per 91 secondi e 86 decimi, per poi tornare ognuno per la sua strada considerando il fatto che chi starà davanti domenica andrà a Tokyo!
Un altro gran bel gesto è stato quello di Jiri Prskavec alla risalita 20 che, impavido, dell’arrivo di Vavrinka Hardilek, esce dalla porta, surfa l’onda che sta in mezzo al canale, liberando così  spazio ai due suoi compagni che volano dentro la risalita. Ma il colpo di classe è stato quello di  ricompattare  subito la squadra con un 3-0 alla successiva risalita e andare a tagliare il traguardo all’unisono. Quindi Prskavec, Hradilek e Prindis mettono al collo un oro ai campioni europei a squadre che li porta a quota 5 di vittorie continentali a squadre. La loro manche è stata oserei dire al limite della perfezione e il tempo lo conferma alla grande.
La vera emozione però arriva con la medaglia d’argento per i tre C1 italiani, ma ovviamente diventerebbe troppo di parte parlarne!

Occhio all’onda! 

* il Granbiraghi è la rapida che sta sotto il ponticello Marco Caldera 





 

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