Tecnica legata alla strategia
A La Seu d’Urgell si mangia una ricotta a dir poco favolosa così come tutti i latticini che arrivano dal Cadì e cioè dalla montagna che sovrasta questa zona della Catalogna e che domina in lungo e in largo un’area dove la natura ha ancora un posto importante e di rilievo nella vita delle persone. Il latte che viene prodotto dalle mucche al pascolo ha ancora il sapore di un tempo, mentre la ricotta è pannosa e delicata nello stesso tempo.
Su campi di gara durante gli allenamenti vengono montate porte non ufficiali e normalmente, in maniera alternata, i due pali che costituiscono la porta stessa sono uno di color rosso e un altro di color verde. Così facendo quando si spiega il percorso agli atleti, in assenza di numeri sulle porte stesse, è più facile identificarle. Noi azzurri quando ci sono porte di questo genere le chiamano «porte Italia», con chiaro riferimento alla nostra bandiera, mentre gli stranieri le identificano con i colori del Natale considerando che le chiamano: «Xmas gate». Due modi diversi per definire la stessa cosa!
Il regolamento internazionale ICF ci dice che una gara di slalom dovrebbe durare 95 secondi con un «range» maggiore o inferiore al massimo di 10 secondi. Sono ovviamente molti i fattori che determinano la buona riuscita della performance: dagli strumenti tecnici usati, alla condizione fisica, alle abilità tecniche, passando per la motivazione e la strategia di gara, senza poi considerare le esperienze precedentemente vissute. Sono tanti gli atleti di diversi paesi che osservo e molti di loro mi incantano. Ce ne sono di molto bravi, moltissimi sono tecnicamente perfetti, un numero spropositato di slalomisti su combinazioni di porte difficili trovano soluzioni veloci e dinamiche degne per vincere un campionato del mondo, ma solo pochi possono effettivamente aspirare ad una finale o vincere una prova iridata. Il risultato quindi, come si diceva, è la somma di tanti fattori che devono coincidere nel preciso momento in cui c’è la prova stessa. Gli atleti passano tante ore con la pagaia in mano a provare e riprovare combinazioni di porte e altrettanto tempo viene dedicato alla preparazione a secco o ad osservare e studiare gli altri atleti per capirne i segreti e le tecniche. Chi vince però ha la capacità di adattare la propria tecnica ad una strategia ben precisa che per una logica di tenuta fisica cambia per ogni fase della prova. Ecco quindi la necessità di allenare la tecnica tenendo sempre in considerazione che deve rendere ed esser efficace in conseguenza al momento della discesa stessa, molte volte invece ci si allena su parti del tracciato finali come fossero affrontate nella fase di partenza, quindi nel momento in cui si arriverà in questa zona ci si troverà poco preparati ad affrontare le stesse porte con carichi di fatica molto pesanti che si pagano sia a livello fisico che mentale.
Occhio all’onda!
Commenti
Posta un commento