Non dimenticare mai di mettersi in discussione
Prima o poi mi fermo a chiedere! Non riesco a capire il motivo per cui qui in New Zeland i concessionari delle auto espongono i modelli con il cofano aperto con in bella mostra il motore. Forse si potrebbe pensare che c’è qualcuno che vende le autovetture senza la parte più importante? Mah, sono proprio strani ‘sti “Kiwi”!
L’altra cosa che non capisco è perché da queste parti non risciacquano i piatti dopo averli passati con il detersivo, li mettono semplicemente a scolare così con la soffice schiumetta che scende da tutte le parti. Pazzesco.
Oggi la sessione d’allenamento della mattina mi è proprio piaciuta per due motivi: il primo per il fatto che avevo in acqua praticamente tre kappa uno di gran classe: Vavrilek Hradilek, Huw Swetnam e Eoin Rheinisch, in sostanza un ceko, un inglese e un irlandese. Tre scuole diverse, tre tradizioni canoistiche molto distanti. Mentre il secondo, che mi farà dormire sogni tranquilli, è la convinzione che anche atleti di altissimo livello devono tornare sempre a ripassare gli esercizi di base ed è per questo che ho proposto loro una seduta tecnica un po’ strana. Abbiamo tracciato un percorso su acqua non particolarmente difficile e ho chiesto di ripeterlo molte volte ma ogni volta in modo diverso: classico alla massima velocità possibile, ad una velocità che giudicavano loro del 50% e ad una al 70%. Quindi una verifica con il tempo se riuscivano a rendersi conto delle varie intensità rispetto alla prova massimale. Gli atleti evoluti spesso e volentieri ci azzeccano parecchio. Poi sullo stesso tracciato ci siamo concentrati su alcuni esercizi tipo: percorso in retro, da C1 destro, da C1 sinistro, con solo i debordè, utilizzando il minor numero di colpi possibili, utilizzando la pagaia da k1 al contrario, utilizzando la pagaia da k1 pagaiando sul dorso, non sfilando mai la pala dall’acqua. Molte volte questi atleti, per la convinzione di dover sempre allenarsi a tutta e senza perdere tempo, non danno peso a tutta una serie di aspetti propriocettivi della canoa che sono in grado di mettere in discussione abilità che sembrano acquisite e fatte proprie, ma che in realtà vanno comunque sempre allenate e sollecitate. L’altro scopo di questo tipo di allenamento è quello di allenare sistemi di reazione che possono essere utili all’atleta in situazioni limite per risolvere momenti non previsti. Un tempo lo slalomista aveva maggior capacità di controllo della canoa pagaiando in retro, visto che doveva utilizzare questa manovra per le porte in retro. Oggi quest’aspetto si è perso ritenendo la cosa non utile al fine di una competizione, ma che in realtà può offrire molte scappatoie in casi estremi. Interessante è stato mettere in difficoltà questi atleti – tutti finalisti europei e o mondiali – con semplici manovre di base che costantemente faccio fare viceversa ai miei più giovani allievi. Cambiando gli schemi motori nulla poteva essere lasciato al caso, ma esigeva una attenta risoluzione attraverso le informazioni che l’atleta riceveva di momento in momento dal suo apparato propriocettivo. Troppo spesso ci si affida a risposte preconfezionate a tavolino e non si va invece a fondo della problematica cercando per ognuno la risposta che necessariamente si deve scoprire! Lavoro lungo, ma interessante.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Rotorua - New Zeland - 8 febbraio 2010 … domani si lascia l’Italia capovolta e si torna dai canguri
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