Fantasia
Riprendendo da dove ci siamo lasciati ieri visto che qualcuno giustamente potrebbe chiedersi perché certi atleti di vertice e non solo, sentono la necessità di avere un tecnico personale. Sostanzialmente, secondo me, questa esigenza nasce dalla necessità da parte dell’atleta di condividere gioie e dolori con una persona che dal di fuori può avere una visione diversa e magari più distaccata: in due si ragiona sempre meglio. Il tecnico ha la funzione principale di mettere l’atleta in quello “stato di necessità” che lo costringe a trovare risposte adeguate per risolvere determinate situazioni. Solo attraverso questo meccanismo sarà possibile attivare sempre nuovi stimoli neuro-muscolari che ci permetteranno di migliorare, visto che l’allenamento non è altro che un continuo adattamento del nostro corpo. L’errore più grave per un atleta potrebbe essere quello di fossilizzarsi sempre sugli stessi allenamenti, sia dal punto di vista tecnico che fisico, stravolgendo il principio numero uno dell’allenamento che abbiamo appena visto. Lo slalom non è certo uno sport di routine, ma si potrebbe cadere nell’errore di farlo diventare. Proprio per la sua natura e per le sue caratteristiche, questa specialità richiede sempre la necessità di stimolare in modo diverso l’apparato neuro-muscolare al fine di essere pronti a mettere in atto azioni corrette a richiesta e a necessità. Dal punto di vista dell’allenatore avere uno o due atleti significa avere una grossa possibilità di movimento nel proporre allenamenti mirati e specifici proprio per quell’atleta e monitorarli in continuazione. Molte volte, per esigenze di squadra, si è costretti a mediare molte cose e non sempre è la soluzione migliore che rimane atleta – allenatore. Con il singolo atleta l’aspetto organizzativo è decisamente ridimensionato, ma soprattutto è definito su precise esigenze. La stessa cosa si può dire per gli allenamenti che possono essere seguiti con la massima attenzione e dedizione. Il possibile aspetto negativo potrebbe essere la mancanza di stimoli propri ed adeguati alla necessità del momento, ma qui deve intervenire la fantasia del tecnico che può proporre sessioni con altri atleti, sapendo scegliere con furbizia lo sparring-partner giusto per quel momento. E’ importante ricevere ogni giorno sensazioni positive che devono esser valorizzate al massimo, mentre gli aspetti negativi o cattive sensazioni devono essere prese subito in considerazione con analisi obiettiva e pronta proposta alternativa. L’allenatore deve cercare di essere pronto anche a proporre cose nuove quando la ripetitività diventa elemento negativo. Deve saper dare la giusta dose di attenzione ad altri aspetti per cercare di capire eventuali problematiche che possono fermare la crescita sportiva. Insomma bisogna utilizzare la fantasia, quella fantasia che aveva spinto Dante nel viaggio verso Dio, ma solo allora e in quel momento non ne ebbe più bisogno!
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
si come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il Sole e l’altre stelle
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
Penrith, Australia 15 febbraio 2010 - traning camp and slalom race
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nella foto allenatori all'ultimo Symposium ICF a Bratislava
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