Tristezza
Pioggia e vento sembrano essere i temi predominanti qui nel nord-est della Francia nella regione Île-de-France nei dipartimenti Seine-et-Marne e, più precisamente, nel comune di Vaires-sur-Marne. Tanti trait d’union quando scrivi e citi località francesi. Già i transalpini diciamo non sono troppo simpatici di per sé e qui, sul canale olimpico, ti guardano e ti osservano come fossimo animali pericolosi scappati da qualche circo, come il leone che ha messo nel panico Ladispoli! Sulle sponde trovi allenatori e allenatrici che conosci da una vita, con cui hai condiviso campionati del mondo, olimpiadi, allenamenti e periodi di gioventù negli Stati Uniti che faticano a salutarti. Il conseguente comportamento è poi seguito da atleti che hai ospitato per una intera settimana, condividendo letto e cibo, ma, soprattutto, aprendo il cuore come fosse un tuo atleta, che, alla tua vista, si girano dall’altra parte per paura di ricevere qualche sgradevole parola dai suoi allenatori.
Triste, come triste è che non si siano neppure spese dieci righe per un articolo sul sito federale per un uomo che, per oltre 15 anni, è stato al vertice della canoa italiana ed internazionale. Ci sarebbero volute 60.000 battute per raccontare quello che Vittorio Cirini è stato per la canoa italiana, lui che ha transitato la vecchia CIC alla Fick. Come facciamo a pretendere di costruire e migliorare il nostro sport, se non facciamo conoscere ai giovani la storia della pagaia, partendo proprio da personaggi che l’hanno pensata, vissuta e amata? Tutto cade nel dimenticatoio, bene fa Daniele Scarpa sui social, a ricordare aneddoti, gare, storie passate: solo parlandone e scrivendole rimangono vive. Dice Isabel Allende: ‟C’era una volta...”. Sono parole magiche. Le storie hanno accompagnato l’umanità fin dall’inizio dei tempi. Alcune di loro, raccontate e riraccontate, descrivono il nostro viaggio attraverso la vita e la morte e si trasformano in miti: il Giardino dell’Eden, la Dea Madre, il Diluvio universale, gli eroi in cerca del Padre, la lotta tra il Bene e il Male, le gesta valorose, gli amori contrastati, i sacrifici necessari, le battaglie contro i draghi, anche della nostra stessa anima. I grandi temi si ripetono all’infinito, possiamo solo modularne nuove versioni, e quando li si ricrea con arte, rinascono con la forza della prima volta. Di tutto questo nulla , ma, un solo pensiero, striminzito e asettico, sui social ufficiali federali e nessuno al suo addio nella chiesa della Patrona di tutti gli Emigrati: Francesca Saverio Cabrini nata a Sant’Angelo Lodigiano nel 1850 e morta a Chicago negli Stati Uniti nel 1917 e proclamata Santa da Pio XII nel 1946.
Sono pure triste dopo aver metabolizzato una serie di incontri in quel di Ivrea di qualche giorno fa con giovani allenatori, perché nelle loro parole, nei loro gesti e nei loro occhi ho visto e percepito rassegnazione per la paura di perdere quella che si direbbe, usando un termine anglofono, la comfort-zone! Non andate contro le vostre idee, non dimenticatevi di quello che avete vissuto e di tutto quello che non avreste mai voluto, per l’ottusità di chi, in quel momento, aveva le redini tra le mani; ricordatevi di mantenere sempre pura e sincera la vostra onestà intellettuale e non piegatevi a nulla per voi, ma soprattutto per il bene dei vostri atleti.
Occhio all’onda!
Carissimo Ettore hai raccontato la realtà del mondo al contrario, dove non vince la passione, l'attaccamento, la riconoscenza, ma ha vita facile l'interesse.
RispondiEliminaCon infinita stima, Nello.