Ciao Vittorio!
La passione, quella vera per la canoa e in modo particolare per la canoa discesa era una sorta di religione, un dato di fatto, una certezza e ne ho avuto la conferma non quando lui era ai vertici federali ed internazionali, ma molto più tardi quando saliva sul pulmino dell’Adda Lodi e si faceva migliaia di chilometri per seguire i suoi ragazzi ovunque ci fosse un gara della sua amata specialità e cioè la discesa, meglio se la classica. Dopo il ritiro dai numerosi incarichi politici e, se vogliamo, pure tecnici, ci si poteva aspettare che facesse vita ritirata con la sua amata Elvira, magari nella casetta in montagna in Val d’Aosta, tra le montagne che amava. Invece no, perché nella canoa c’erano i suoi veri valori. Vittorio non ha avuto figli, ma di figli adottivi ne ha avuti molti e tutti canoisti! Aveva una venerazione per il suo Mulo, al secolo Cesare Murazzi, che ha visto nascere in Società su quel fiume a ridosso di casa. Lo ha accompagnato dagli esordi fino alle medaglie iridate. Otto per la precisione: 5 bronzi, 2 argenti e 1 oro e, in ognuna di loro, c’è una parte di lui, considerando che non si è mai perso neppure una pagaiata del campione lombardo. Poi gli anni passano e Mulo lascia la canoa agonistica, anche se si allena tutti i giorni e qualche garetta la fa ancora, e si dedica a seguire i ragazzi del Club. Alle trasferte però ci va sempre accompagnato e il buon Vittorio quindi lo seguiva sempre su quel pulmino bianco, macinandosi chilometri, solo magari per rivedere gli amici di un tempo o per gioire delle vittorie delle nuove leve, ma, più semplicemente per restare, come un tempo, vicino a Cesare, per restare nel suo mondo dal quale non si è mai allontanato.
Eppure Vittorio, quando era vice-presidente Fick nell’era di Conforti e contemporaneamente chairman del settore discesa ICF, ne ha dovute subire di belle con noi giovani atleti effervescenti come il citrato e animati dalla nostra incontenibile voglia di fare, che, qualche volta, ci ha pure portato ad essere arroganti. Alla fine, però, considerando il suo grande animo, ci ha sempre difeso e ha portato i suoi atleti in palmo di mano, affezionandosi a tutti e decantando il valore di ognuno di loro che fosse Marco Previde Massara Marco, Carlo Mercati, Robert Pontarollo o ai suoi amati C1 da Spelli a Panato.
Anche a livello internazionale ha recitato un grande ruolo con la sua partecipazione a numerose olimpiadi nel settore arbitrale e come capo delegazione in una edizione. Poi per anni ha guidato la discesa internazionale e ha giocato un ruolo determinante con l’allora presidente ICF Sergio Orsi alla fine degli anni ’80, quando si prese la decisione di riammettere lo slalom ai Giochi Olimpici.
Lo ricordo con affetto e stima in Val di Sole quando, forse uno o due anni fa, in zona arrivo, sulla start-list si annotava, come faceva sempre, i tempi di arrivo di ogni concorrente. Attento ad ogni particolare, pronto a incidere nel suo cuore anche le più piccole sfumature di quel mondo fatto di onde, fiumi, gente, pagaie e tanti abbracci. Quel mondo gli apparteneva, ma in realtà era proprio quel mondo che aveva bisogno di lui, della sua passione e della sua infinita gentilezza. Probabilmente fu lì l’ultima volta che ci siamo incontrati e proprio lì lo voglio ricordare, anche in questo giorno di dipartita. Quell'immagine sul traguardo in jeans e maglione blue, sorridente e critico, loquace e meditativo, quel Vittorio che resterà in noi perchè proprio con lui abbiamo avuto l’onore di condividere passione e amore per questo sport e ancora una volta resteremo uniti nella forza dello Spirito dell’acqua che corre!
Occhio all’onda!
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