Fer e Klaus/Peche i nomi vincenti di oggi




Margherita Hack ha incarnato sempre nella mia immaginazione lo spirito dell’infinito. Quelle sue mani grandi, quegli sguardi profondi e quel suo modo di pesare le parole che uscivano sempre con il sorriso, attraggono come una calamita, il desidero di conoscenza. 
Ci mancherà anche se le persone restano comunque in noi se manteniamo vivo il loro ricordo indipendentemente se presenti o no. 

Finale in k1 femminile targata Germania con cinque atlete, pardon 4. La quinta è sì tedesca, Stefanie Horn, ma gareggia per l’Italia e  sta salvando la faccia al tricolore bianco, rosso e verde che privato di Molmenti (ci dicono da una settimana già a La Seu d’Urgell per il suo esordio in Coppa) non sta raccogliendo molto fra i paletti dello slalom.  Horn è  vice-campionessa europea, alla sua prima uscita in maglia azzurra, classe 1991, fidanzata con Riccardo De Gennaro (41esimo in qualifica), da Junior e Under aveva fatto molto bene vincendo il titolo di  campionessa continentale individuale e a squadre nel 2009. L’anno prima è seconda ai mondiali di categoria. In Italia ha trovato amore, lingua e tranquillità agonistica, strada che la porterà anche a qualche ministero in futuro visti i precedenti?
Qualche sorpresa  però fra le donne c’è stata come l’esclusione dalla finale per 
Jessica Fox per troppe penalità: 3 tocchi sono veramente tanti anche per lei! Male anche Corinna Kuhnle, la bi-campionessa del mondo, è fuori giri dopo il cambio di allenatore. Sembra persa nel limbo  degli indecisi e molte volte tra le porte del tracciato naviga come una principiante. Fuori anche Dukatova, Hilgertova, Kaliska. Sempre in semifinale, Irati Goikoetxea (impegnata sentimentalmente con Andrea Romeo) e Karolina Galuskova fermano i cronometri sullo stesso centesimo e così a passare in finale non sono le solite 10 donne ma 11. Fatto inconsueto per il nostro sport questo ex-equo. Sto cercando nella memoria quando la cosa già successe, ma non riesco a ricordare esattamente. 
Tutto nella norma in semifinale C2 e nessun escluso di livello. 

Con queste premesse si va alla finale del K1 women dopo 47 minuti di intervallo.

Entra in acqua la spagnola Goikoetxea che sbaglia al ponte dei sospiri e poi tocca la porta 10. Chiude in 123,86 più 2. Karolina Galuskova tocca subito la porta 2, poi non è velocissima al salto, raffazzona in qualche modo le tre porte successive. Si rimette in linea solo dall’uscita 12 e fa molto bene la risalita 14.  Chiude in 115,55. La francese Lafont è brava nella prima parte, perde qualcosina al ponte. Poi bene ancora in tutte e tre le risalite successive. Tocca malamente la 20 e si mette su una brutta acqua nello scatto finale: 114,94 più due.
La cinese Li non fa meglio delle sue precedenti colleghe al salto, ma è pulita. Risolve alla meglio l’uscita della  14, poi è precisa nel budello finale, ma entra lunga sull’ultima risalita a destra, mentre su quella di sinistra vola. Il suo tempo però è alto 118,62.
Alle spalle della cinese la tedesca naturalizzata italiana. Stefanie  Horn conosce molto bene questo tracciato dove è nata canoisticamente parlando. Non prende rischi tra la 9 e la 10 ma perde in entrata alla 11. All’intermedio è in ritardo di poco più di tre secondi accumulando 2 tocchi. Il primo alla 16 con il salvagente  e il secondo alla 17 con il tubo della pagaia. Chiude in 115,88 più quattro. 
Sarah Grant, l’australiana in finale viaggi sui tempi della francese Lafont. Risolve bene la combinazione dopo il ponte e prima della “Moby Dick”. Al secondo intermedio è dietro di 0,83. Sfiora la 19... anzi la tocca per poi toccare anche la 22. Finisce in 115,63 più 4 a 2,69 dalla leader provvisoria che riamane la transalpina. 
Melanie Pfeifer è sostenuta dal pubblico, spuntato come il sole solo ora. Primo intermedio perde 1 secondo. Lei che gareggia non solo per fare bene, ma anche per conquistarsi il posto in squadra per i mondiali sulla rivale Jasmine. Ancora 1,10 il suo ritardo al secondo rilevamento cronometrico, poi si perde nella penultima risalita. Recupera nella successiva chiude in 113,32 più 4 penalità. 
Il confronto fra le due tedesche è immediato infatti è proprio la Schornberg a partirle alle spalle. Primo intermedio  più 0,17. Stile impeccabile per la bella teutonica. Il pubblico batte forte sui cartelloni degli sponsor fissati a cornice del canale. L’effetto è entusiasmante. Non forza su nulla, ma è pulita. Ha in testa solo la sfida con l’avversaria e compagna di squadra per una maglia iridata. E’ comunque veloce e senza tocchi ferma il cronometro a 112,96. Prima provvisoriamente.  
Ancora un tedesca, la piccola ma sempre  sorridente Cindy Poeschel sul tracciato di finale. Manica corta della giacca d’acqua con manica lunga sotto (“mezzo braccio” il termine tecnico coniato da Francesco Stefani nel 1991) e la prima indecisione arriva proprio alla 8, però si riprende subito. Secondo intermedio la vede in ritardo di 0,71. Tocca la 19 e la 20 e le cose si complicano non poco.  111,30+4 è il suo risultato e si piazza in seconda  posizione a 2,34 dalla “current leader”.  
La campionessa olimpica Emilie Fer parte veloce. Esce alta dalla 3 e poi pennella la combinazione a “ski”. Bene anche al salto senza forzare  sulla pagaia, ma usa bene i fianchi. Sembra molto convinta dei suoi mezzii. Errore all’entrata della 14, ma riprende subito la punta della sua canoa che a quanto pare aveva altre idee sulle linee da seguire.  Bene  nelle successive diritte sfasate e arriva bene anche sulle ultime due risalite. Il tempo da battere è 112,96 e lei ferma il cronometro 0,43 centesimi prima.
Claudia Bar, fidanzata con l’argento di Londra 2012 nella canadese monoposto, salta male al ponte e perde qualche secondo prezioso. La tedesca, che gareggia con una canoa bianca con un grande fiore verde sulla coda, è brava a riprendersi e al secondo intermedio però perde ancora sulla Fer. Rischia alla 22, rischia ancora alla 23 e si perde a fare le veroniche sull’ultima risalita. Sarà alla fine 10^.

Ecco la sintesi della finale delle donne. Per riassumere sul podio saliranno per l’oro Fer, argento Schornberg e bronzo Poeschel. Per quest’ultima ancora un podio, ancora un terzo posto dopo quello di Cardiff salendo per il momento in cima alla classifica di Coppa. 

Per la finale del C2 non annoio più nessuno con una “telecronaca” di quanto visto. Spendo però parole di elogio per i campioni olimpici Baillei/Stott che dopo la medaglia a cinque cerchi vinta da outsider si dimostrano essere cresciuti molto sia tecnicamente che fisicamente. Bravi i due ragazzotti  inglese, neo sposi,  e grandi protagonisti in questa affascinante specialità. Non importa se sono stati battuti dai grandi delusi olimpici Klauss/Peche che si mettono al collo un oro meritatissimo.

Anche le stelle qualche volta sbagliano e così i gemelloni slovacchi si sono persi dentro l’ultima risalita... li stanno ancora cercando.  Per loro un errore non certo comune.

Occhio all’onda! 

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