Ibai
Finalmente estate! Non ne potevamo più di allenamenti e gare di slalom sotto l’acqua e il freddo. Oggi per la prima giornata di coppa a Pau uno splendido cielo terso e un sole raggiante, tanta gente ovunque e se tanto mi dà tanto chissà domani che sarà una giornata praticamente festiva che cosa succederà! Pubblico in abbondanza e che parcheggia a qualche chilometro di distanza per essere poi accompagnato nei pressi dello stadio d’acqua viva con navette che effettuano il servizio gratuitamente. L’area è praticamente vestita a festa per una grande happening. Solo così si regala al nostro sport immagine, fama e gloria.
Parlavo oggi con Maialen Chourraut, che ha passato del tempo a sistemarsi la canoa per domani, e facevamo una riflessione: se volessero i francesi potrebbero organizzare la coppa del mondo tutta in casa loro tra Pau, Bourg, Foix, Argentier e altri ancora. Effettivamente, come dicevo ieri, sono avanti e soprattutto pensano al domani promuovendo questo sport in ogni sua forma. Poi ho rivisto una mia ex atleta che allenavo in Spagna, Jone Otano, che in questi giorni darà alla luce un bimbo che si chiamerà Ibai e cioè fiume in basco. Lei è bellissima e dolcissima e io le auguro tutto il bene di questo mondo a lei, al bimbo e ovviamente al papà Jon Erguin.
La giornata mi ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultima discesa dei Kayak maschile visto che Zeno era in ballo per entrare in semifinale dopo due manche non certo eccezionali, ma neppure da buttare al vento. Alla fine 40esimo giusto giusto per disputare la semifinale. Il lavoro da fare e il cammino da percorrere sarà lungo e tortuoso, ma la macchina c’è e anche la volontà di fare tanta strada dopo un anno passato a debellare un maledetto virus che ha fermato bruscamente un giovane speranzoso e sicuramente talentuoso.
Domani sarà un’altra giornata molto difficile, ma si farà un altro passo avanti verso il futuro.
Kauzer ha fatto quello che ha voluto con una prima manche da manuale senza impegnarsi, apparentemente, moltissimo. Super Cali sfolla e non trova i ritmi giusti di gara, lui deve solo cercare di non fare tattiche suicide e concentrarsi sulla qualità migliore che ha e cioè la scorrevolezza dello scafo rosso che ha sotto il culo.
Benus in C1, toltosi il pensiero che non andrà alle Olimpiadi, sembra rinato e ferma i cronometri sul minuto e 30 virgola 43 che sarebbe l’ottavo tempo fra i k1. Bravo anche il basco Elosegui, che lasciata l’università di fisica si è trasferito a informatica. Ora sembra riuscire meglio a programmare le sue discese, mentre prima sembrava un pochino troppo alla ricerca dell’impossibile.
Brave anche le donne in ginocchio. Infatti ben 13 su 15 hanno fatto il percorso senza salti di porte... stanno migliorando a vista. Chissà però cosa succederà nel percorso di semifinale e finale visto che si passa da 18 porte alle 25. Ma questo dice poco se non il fatto che in qualifica il tracciato era più che scorrevole mentre in semifinale sarà una lotta per la sopravvivenza. Poi non capisco e insisto a dire che non c’è congruità di pensiero relativamente alla filosofia da seguire per tracciare i percorsi. A Cardiff praticamente quasi tutte porte a palo singolo, con una bella sequenza a pettine. Qui “vigliacco il coyote del deserto” se ce ne fosse una sola a palo singolo, tanto per dirla alla Tex Willer!
Parlavo oggi con Maialen Chourraut, che ha passato del tempo a sistemarsi la canoa per domani, e facevamo una riflessione: se volessero i francesi potrebbero organizzare la coppa del mondo tutta in casa loro tra Pau, Bourg, Foix, Argentier e altri ancora. Effettivamente, come dicevo ieri, sono avanti e soprattutto pensano al domani promuovendo questo sport in ogni sua forma. Poi ho rivisto una mia ex atleta che allenavo in Spagna, Jone Otano, che in questi giorni darà alla luce un bimbo che si chiamerà Ibai e cioè fiume in basco. Lei è bellissima e dolcissima e io le auguro tutto il bene di questo mondo a lei, al bimbo e ovviamente al papà Jon Erguin.
La giornata mi ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultima discesa dei Kayak maschile visto che Zeno era in ballo per entrare in semifinale dopo due manche non certo eccezionali, ma neppure da buttare al vento. Alla fine 40esimo giusto giusto per disputare la semifinale. Il lavoro da fare e il cammino da percorrere sarà lungo e tortuoso, ma la macchina c’è e anche la volontà di fare tanta strada dopo un anno passato a debellare un maledetto virus che ha fermato bruscamente un giovane speranzoso e sicuramente talentuoso.
Domani sarà un’altra giornata molto difficile, ma si farà un altro passo avanti verso il futuro.
Kauzer ha fatto quello che ha voluto con una prima manche da manuale senza impegnarsi, apparentemente, moltissimo. Super Cali sfolla e non trova i ritmi giusti di gara, lui deve solo cercare di non fare tattiche suicide e concentrarsi sulla qualità migliore che ha e cioè la scorrevolezza dello scafo rosso che ha sotto il culo.
Benus in C1, toltosi il pensiero che non andrà alle Olimpiadi, sembra rinato e ferma i cronometri sul minuto e 30 virgola 43 che sarebbe l’ottavo tempo fra i k1. Bravo anche il basco Elosegui, che lasciata l’università di fisica si è trasferito a informatica. Ora sembra riuscire meglio a programmare le sue discese, mentre prima sembrava un pochino troppo alla ricerca dell’impossibile.
Brave anche le donne in ginocchio. Infatti ben 13 su 15 hanno fatto il percorso senza salti di porte... stanno migliorando a vista. Chissà però cosa succederà nel percorso di semifinale e finale visto che si passa da 18 porte alle 25. Ma questo dice poco se non il fatto che in qualifica il tracciato era più che scorrevole mentre in semifinale sarà una lotta per la sopravvivenza. Poi non capisco e insisto a dire che non c’è congruità di pensiero relativamente alla filosofia da seguire per tracciare i percorsi. A Cardiff praticamente quasi tutte porte a palo singolo, con una bella sequenza a pettine. Qui “vigliacco il coyote del deserto” se ce ne fosse una sola a palo singolo, tanto per dirla alla Tex Willer!
Occhio all’onda!
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