Che buono il latte del Cadì
La prima cosa che faccio quando arrivo a La Seu d’Urgell è andare a comprare il latte del Cadì che è veramente eccezionale. Dirvi che questo latte è munto da mucche libere al pascolo in una zona allo stato naturale tra la Baixa Cerdanya e l’Alt Urgell forse vi potrebbe aiutare. Per farvi un’idea più precisa e per farvi morire di invidia vi dirò anche che il burro è uno dei pochissimi ad avere la D.O.P. in Europa. Il latte del Cadì si trova in leggere buste di plastica e quando lo hai aperto lo devi travasare in qualche bottiglia visto che non puoi rimetterlo in frigo così. La cosa mi riporta alla mia infanzia quando anche da noi il latte veniva venduto in queste bustine e il lattaio sotto casa ci lasciava due confezioni ogni mattina con il pane fresco. Al sabato ad attenderci anche quattro krapfen caldi, ma queste sono altre storie e altri ricordi.
Ad accogliermi invece al canale olimpico una bella storia raccontata guarda un po’ dalla new-entry in squadra azzurra assoluta, il K1 uomini Andrea Romeo. Io purtroppo posso solo immaginarmela perché non l’ho vissuta in prima persona, posso solo raccontarvela così come mi è stata venduta anche se non ho dubbi nel ritenere l’aneddoto veritiero e degno di considerazione.
Ora per chi non conosce il tracciato de La Seu d’Urgell spieghiamo subito che si parte su un canale perfettamente piatto che, pochi metri dopo, entra nel tracciato olimpico creando un bel salto. Giusto di fronte c’è un massone che offre la possibilità di passare a sinistra o a destra. Il primo saltino forma una specie di onda di ritorno e questa mattina proprio su questo ritorno c’era posizionata una porta che ovviamente tutti facevano in discesa per poi passare a destra e proseguire lunghi. Oppure si poteva fare una risalita ad esse proprio dietro al massone. Insomma una manovra molto classica da queste parti. Dicevo che tutti utilizzavano la prima porta nel senso della corrente visto che non si poteva fare diversamente a meno che, in una mattina di un sabato piovoso, un certo Michal Martikan, svegliato molto probabilmente di buon ora, non passasse da quelle parti e rendesse l’impossibile possibile. Il buon Andrea, con gli occhi ancora sconvolti e con la voce rauca, mi dice: “ma l’hai visto Martikan?”.
Gli rispondo molto tranquillamente che ero arrivato in Spagna ieri sera molto tardi e questa mattina ho tentennato non poco per scendere dal letto e mi sono perso tutta la prima parte dell’allenamento degli slovacchi. Con la stessa voce, che capisco dopo essere ancora emozionata per quello che aveva visto mi fa:”la vedi la porta, quella porta sul salto a destra” - “certo che la vedo Andrea” gli faccio io e prosegue “Beh! Martikan la faceva in risalita” e mi guarda con occhio sbarrato alla Carfagna e mi ripete: “si proprio quella, la vedi ... risalita come niente fosse. E’ arrivato lì si è girato ha fatto la porta è uscito ha imbroccato l’altra e poi è andato ancora a destra... non ci posso credere con quanta facilità faceva il tutto” e se n’è andato via visto che un’ora dopo anche il marinaio di fiume aveva allenamento. Io sono rimasto ancora qualche minuto a guardarmi quella porta per cercare di capire come si possa entrare in quella minuscola morticina che è formata praticamente dall’acqua che batte sul muro e che tornando verso il centro incontra il salto dell’acqua che scende. Queste due correnti creano una sorta di ritorno d’acqua, ma così minuscolo e impercettibile che è veramente difficile immaginarsi una canoa in quella piccola zona. Ripeto, non metto in dubbio la parola di un canoista, mi dispiace solo di non aver seguito dal vivo quest’impresa che ha dell’incredibile.
Dei campionati europei magari inizierò a parlarvi domani, anch’io come Andrea sono scioccato solo al pensiero di quello che mi è stato raccontato. Penso al povero Romeo che invece non solo me lo ha raccontato ma l’ha anche visto e vissuto da vicino... chissà se dormirà tranquillo questa notte!
Occhio all’onda!
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