...Aspettando i Mondiali di Slalom - 34
Il mondo è pieno di strani e pittoreschi personaggi. Questa mattina a passeggiare lungo il canale, ammirando i canoisti in pieno allenamento, si aggirava un signore di altri tempi. Pantalone grigio con bretelle, camicia bianca, papillon, paglietta in testa stile Maurice Chevalier, e un bastone non per sostenerlo, ma per rendere elegante il suo cammino. Un tuffo negli anni ’20 quando vestirsi e camminare così era nella prassi comune.
Un'altra persona che attira l’attenzione, non solo qui a Seu, ma in genere sui campi di gara è l’allenatrice, ma anche fidanzata, del C2 russo terzo ai Giochi Olimpici di Bejing 2008:Mikhil Kouznetsov – Dmitri Larionov. Giustamente vi chiederete con chi dei due è fidanzata? Questo lo devo ancora capire, ma da voci sembra essere con Larionov. Ora la tipa – non mi è dato conoscere il nome - è sempre vestita con l’abbigliamento olimpico. Bianco e rosso con la scritta “Russia” in bella mostra o sul petto o sulle spalle. Porta grossi occhiali da sole, formato maschera, modello Gucci. Ora, capisco che la patria è la patria, ma mi sono chiesto: se non fosse andata alle olimpiadi e non avesse ricevuto tutto il set-abbigliamento relativo, come si vestirebbe? Tentando l’approccio per cortesia, legato al fatto che mia mamma mi ha sempre insegnato che le persone vanno almeno salutate, anche se ho buone ragioni di non rispettare questo insegnamento in un solo caso, la tipa vi risponderà rigorosamente in lingua madre: дравствуйте. Ma mai ripetuto per due volte al giorno perché dicono che possa portare male! Lei segue a vista l’equipaggio con il suo amato, annota su uno strano book tempi e forse qualche altra informazione. Lo scambio dei dati viene fatto telepaticamente, perché è talmente basso il tono di voce che anch’io, che sto a 20 centimetri, non lo percepisco e penso neppure gli atleti in acqua. Forse che il russo sia una lingua senza suono trasmessa dal labiale?
Ieri sono tornati a casa i francesi. Lefevre è passato definitivamente nel team Vajda. Qui provava due modelli di canoa del costruttore di Bratislava che sta monopolizzando il settore slalom e che nel tempo libero progetta e costruisce vasche per idromassaggio stile Jacuzzi-spa. Estanguet è seguito dal fratello, un ex ottimo C1 di esperienza. Tony, il biolimpionico, è alla ricerca della sua riscossa dopo l’uscita di scena prematura dalla finale a cinque cerchi; e pensare che era il portabandiera alla sfilata di apertura e sembrava molto vicino al suo terzo oro consecutivo.
Gli italiani se ne vanno domani dopo l’allenamento della mattina. Walsh lascia il raduno e va due giorni a godersi la ”movida” di Barcellona, poi sarà al via agli Slovak Open: dice di aver bisogno di gareggiare per sentire l’adrenalina in corpo. Anche questa mattina lo scozzese di Glasgow ha tirato fuori l’anima sui percorsi lunghi. Si è dannato più del dovuto per cercare di mettere la punta davanti al resto del gruppo. Qualche penalità di troppo però lo ha penalizzato, tempo non male, anche se non eccezionale.
E’ arrivato il team Amadonsa. La storia di questo gruppo è molto interessante. Nel 2005 la Federazione Sudafricana della Canoa, su spinta di Cameron MacIntosh, da vita ad un gruppo di lavoro per cercare di spingere la canoa in Africa. A prendere le redini tecniche è il francese di Besancon Jean-Jerome Perrin all’epoca 31enne. Il gruppo si allarga ed entra a far parte anche il campione olimpico di Atene Benoit Pechier. Il francese campione a cinque cerchi, non vive bene in Francia e patisce parecchio il dualismo con Fabien Lefevre. L’ultimo atto è alla fine di marzo 2008 quando arriva la prova della verità su chi prenderà parte ai Giochi Olimpici di Beijing. Tre giorni di sfide proprio qui a Seu. Tre gare all’ultimo sangue: Lefevre vince la prima e Peschier è secondo a 0.90. Fotocopia la seconda. Si arriva alla terza: Peschier vince e a Lefevre non gli viene data una penalità che regalerebbe al primo la qualifica olimpica per una differenza di 0,01 in tre gare. A questo punto, dopo lunghe discussioni e analisi video, viene confermato il percorso pulito a Fabien Lefevre che con due gare vinte, un secondo posto e una differenza minima prendere l’unico posto libero per le olimpiadi. Qui si rompe l’idillio tra il galletto e il campione olimpico di Atene. Non ci vuole un genio per capire che Benoit Peschier alla prima occasione lascerà l’amata Francia; e così è! All’inizio di quest’anno si accasa in Grecia dove ha trovato amore e squadra nazionale, per gli allenamenti però prosegue con il Team Amadonsa.
Scusate! mi sono perso a ricordare quella memorabile sfida. Ogni volta sento un brivido freddo quando ricordo quei giorni. Io lavoravo ancora per la Spagna e anche noi gareggiavamo per formare la squadra. Credo di non aver mai vissuto tanta tensione come in quell’occasione, ma non per i miei ragazzi, ma per uno scontro che, se pur inevitabile, doveva esserci. Che belle storie di sport!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 6 agosto ... a 34 giorni dal
Mondiale e a 1.085 da Londra!
Un'altra persona che attira l’attenzione, non solo qui a Seu, ma in genere sui campi di gara è l’allenatrice, ma anche fidanzata, del C2 russo terzo ai Giochi Olimpici di Bejing 2008:Mikhil Kouznetsov – Dmitri Larionov. Giustamente vi chiederete con chi dei due è fidanzata? Questo lo devo ancora capire, ma da voci sembra essere con Larionov. Ora la tipa – non mi è dato conoscere il nome - è sempre vestita con l’abbigliamento olimpico. Bianco e rosso con la scritta “Russia” in bella mostra o sul petto o sulle spalle. Porta grossi occhiali da sole, formato maschera, modello Gucci. Ora, capisco che la patria è la patria, ma mi sono chiesto: se non fosse andata alle olimpiadi e non avesse ricevuto tutto il set-abbigliamento relativo, come si vestirebbe? Tentando l’approccio per cortesia, legato al fatto che mia mamma mi ha sempre insegnato che le persone vanno almeno salutate, anche se ho buone ragioni di non rispettare questo insegnamento in un solo caso, la tipa vi risponderà rigorosamente in lingua madre: дравствуйте. Ma mai ripetuto per due volte al giorno perché dicono che possa portare male! Lei segue a vista l’equipaggio con il suo amato, annota su uno strano book tempi e forse qualche altra informazione. Lo scambio dei dati viene fatto telepaticamente, perché è talmente basso il tono di voce che anch’io, che sto a 20 centimetri, non lo percepisco e penso neppure gli atleti in acqua. Forse che il russo sia una lingua senza suono trasmessa dal labiale?
Ieri sono tornati a casa i francesi. Lefevre è passato definitivamente nel team Vajda. Qui provava due modelli di canoa del costruttore di Bratislava che sta monopolizzando il settore slalom e che nel tempo libero progetta e costruisce vasche per idromassaggio stile Jacuzzi-spa. Estanguet è seguito dal fratello, un ex ottimo C1 di esperienza. Tony, il biolimpionico, è alla ricerca della sua riscossa dopo l’uscita di scena prematura dalla finale a cinque cerchi; e pensare che era il portabandiera alla sfilata di apertura e sembrava molto vicino al suo terzo oro consecutivo.
Gli italiani se ne vanno domani dopo l’allenamento della mattina. Walsh lascia il raduno e va due giorni a godersi la ”movida” di Barcellona, poi sarà al via agli Slovak Open: dice di aver bisogno di gareggiare per sentire l’adrenalina in corpo. Anche questa mattina lo scozzese di Glasgow ha tirato fuori l’anima sui percorsi lunghi. Si è dannato più del dovuto per cercare di mettere la punta davanti al resto del gruppo. Qualche penalità di troppo però lo ha penalizzato, tempo non male, anche se non eccezionale.
E’ arrivato il team Amadonsa. La storia di questo gruppo è molto interessante. Nel 2005 la Federazione Sudafricana della Canoa, su spinta di Cameron MacIntosh, da vita ad un gruppo di lavoro per cercare di spingere la canoa in Africa. A prendere le redini tecniche è il francese di Besancon Jean-Jerome Perrin all’epoca 31enne. Il gruppo si allarga ed entra a far parte anche il campione olimpico di Atene Benoit Pechier. Il francese campione a cinque cerchi, non vive bene in Francia e patisce parecchio il dualismo con Fabien Lefevre. L’ultimo atto è alla fine di marzo 2008 quando arriva la prova della verità su chi prenderà parte ai Giochi Olimpici di Beijing. Tre giorni di sfide proprio qui a Seu. Tre gare all’ultimo sangue: Lefevre vince la prima e Peschier è secondo a 0.90. Fotocopia la seconda. Si arriva alla terza: Peschier vince e a Lefevre non gli viene data una penalità che regalerebbe al primo la qualifica olimpica per una differenza di 0,01 in tre gare. A questo punto, dopo lunghe discussioni e analisi video, viene confermato il percorso pulito a Fabien Lefevre che con due gare vinte, un secondo posto e una differenza minima prendere l’unico posto libero per le olimpiadi. Qui si rompe l’idillio tra il galletto e il campione olimpico di Atene. Non ci vuole un genio per capire che Benoit Peschier alla prima occasione lascerà l’amata Francia; e così è! All’inizio di quest’anno si accasa in Grecia dove ha trovato amore e squadra nazionale, per gli allenamenti però prosegue con il Team Amadonsa.
Scusate! mi sono perso a ricordare quella memorabile sfida. Ogni volta sento un brivido freddo quando ricordo quei giorni. Io lavoravo ancora per la Spagna e anche noi gareggiavamo per formare la squadra. Credo di non aver mai vissuto tanta tensione come in quell’occasione, ma non per i miei ragazzi, ma per uno scontro che, se pur inevitabile, doveva esserci. Che belle storie di sport!
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi - Seu d’Urgell 6 agosto ... a 34 giorni dal
Mondiale e a 1.085 da Londra!
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