Corinna Kuhnle appende la pagaia al chiodo e si dedicherà ad aiutare gli altri a scoprire le proprie positività
Sembra facile ridirlo ora, dopo che lo avevo già scritto in questo blog nei post di chiusura di stagione, ma era ed è ancora nell’aria una sorta di cambio generazionale da qui al 2028. Infatti è di questi giorni la notizia di un altro ritiro dalle competizioni internazionali: dopo quelli di Alexander Slafkovsky, Boris Neveu e Zeno Ivaldi arriva quello di Corinna Kuhnle, un’atleta che ha lasciato sicuramente il segno nella storia della canoa slalom mondiale.
L’austriaca, che il prossimo 4 luglio compirà 38 anni, chiude una brillante carriera tra i paletti appesi al cielo con la finale olimpica di Parigi 2024, lei che tra il 2009 e il 2021 è stata la donna da battere con alterne fortune. Inizia a mettersi in evidenza nel 2009 conquistando il secondo posto nella over all final di Coppa del Mondo dietro alla slovacca Jana Dukatova e sarà proprio con questa atleta che inizierà una vera e lunga battaglia che durerà nel tempo. Infatti l’anno successivo l’austriaca a Tacen in Slovenia vince il suo primo titolo iridato con una gara che é da considerare un connubio di tecnica, prestanza fisica e mentale. L’austriaca mette tutte le rivali in fila con un distacco abissale: Dukatova arriva alle sue spalle a 5 secondi e 9 centesimi. In quell’anno si replicherà il duello fra le due anche in Coppa del Mondo dove la slovacca viceversa vincerà la classifica finale proprio sull’austriaca. La finale del campionato del mondo del 2010 viene riproposta l’anno successivo al mondiale a Bratislava e, ancora una volta, la sfida diretta è tra la padrona di casa Dukatova e Kuhnle. Avrà la meglio ancora la scatenata bionda austriaca, che, a differenza della gara di Tacen, dove era partita fortissima e aveva tenuto ritmo e velocità per tutto il tracciato, nella capitale slovacca costruisce la sua vittoria sugli errori della Dukatova, nonostante un inizio che la vede toccare la porta numero 5. Dukatova pecca di esuberanza alla porta sette che affronta in discesa, perdendo, a mio modo di vedere, molte energie che poi non si ritrova all’uscita della risalita 12, quando cioè c’è da attraversare tutto il canale per andare sulla stessa linea della risalita, per fare la 13 in discesa. Qui Dukatova rischia molto, quasi un salto di porta, ma proprio al limite la recupera infilandola per il rotto della cuffia. A questo si sommerà l’errore al “Niagara Fall” nella risalita a destra dove perde una vita. Al contrario è Corinna che, partendo accorta e prudente, si scatena nel finale e va a vincere lasciando Dukatova a 3 secondi e 28 centesimi e Maialen Chourraut, che da lì a due anni vincerà un bronzo ai Giochi Olimpici di Londra, a 3 e 53. In Slovenia Corinna era di giallo vestita come pure gialla era la sua canoa Vajda. In Slovacchia cambiano i colori della canoa e del caschetto che diventano blu, mentre la maglia rimane sui colori di Tacen.
Corinna Kuhnle, si avvicina alla canoa in maniera molto naturale considerando che nasce a Höflein che si affaccia sul Danubio, giusto poco a nord di Vienna, una piccola località con poco più di 1.300 abitanti. Il locale Canoa Club è un centro di ritrovo e di attività sportive per tutti i giovani di quel paese e da lì inizia la sua avventura con la pagaia in mano che la porterà a vagare per il mondo con il suo kayak e con tanta voglia di fare bene. Dopo i primi rudimenti sul fiume, reso famoso da Johann Strauss con il suo “An Der schönen blauen Donau” , inizia la sua carriera agonistica internazionale con i campionati del mondo Junior nel 2002 a Nowy Sacz in terra polacca. Tra le junior conquista un argento agli europei nel 2004 a Krakow e, nello stesso anno, è sesta ai mondiali in casa a Lofer sul fiume Saalach, forse una fra le ultime edizioni di gare su fiumi naturali.
Ai trofei vinti, dopo i due mondiali del 2010 e 2011, si aggiungono le due coppe del mondo nel 2014 e 2015 e i due Europei nel 2017 a Tacen e nel 2021 ad Ivrea. Tre sono le partecipazioni olimpiche: nel 2012 a Londra ottiene un ottavo posto, a Rio nel 2016 è sesta, non si qualifica per i Giochi di Tokyo (per l’Austria gareggia Viktoria Wolffhardt che arriva 11esima) mentre a Parigi nel 2024 chiude la sua carriera con un decimo posto, dopo che era entrata in finale con l’ultimo tempo utile.
Canoisticamente fa il salto di qualità grazie a Manuel Köhler che la prende giovanissima e la porta fino all’inizio del 2009 e le insegna a fare l’atleta seriamente. Con Manuel, che è stato anche lui un atleta di livello internazionale, Corinna trova la possibilità di approcciarsi alle problematiche in modo individuale e strettamente personale, sentendosi libera di provare a pagaiare come solo gli uomini facevano. Il 2009 però Corinna abbandona il “talent scout”, per vari motivi, e trova in Helmut Schröter il nuovo allenatore. Quest’ultimo, nato a Dietlikon (Svizzera), aveva allenato in passato la squadra nazionale elvetica e, all’epoca, aveva appena compiuto 60 anni. Schröter nel 2004 lascia lo scudo crociato per passare ad allenare i kayak tedeschi fino a diventare nel 2006 responsabile di tutta la squadra. L’idillio con il relativo incarico però si interrompe alla vigilia dei Giochi Olimpici di Bejing, quando la Federazione tedesca non accetta la sua proposta di portare ai giochi Fabian Dorfler quando a passare le selezioni fu Alexander Grimm... poi sappiamo tutti come andò a finire. Il suo posto fu preso da Michael Trummer. Lasciata la Germania accetta lo proposta offertagli dal professor Helmar Steindl, responsabile della squadra austriaca, e, oltre alla giovane talentuosa Corinna, segue i settori giovanili nel tentativo di rilanciare una squadra che negli anni ’80 dominava la scena mondiale. La cosa che all’epoca impressionò fu la scelta di questa atleta di confrontarsi con gli uomini anche per i materiali, tanto che usava una Twitter della G-Power taglia L! Quindi dalla sua una potenza unica per questo settore. Finito l’idillio con il tecnico svizzero, l’Austria cambia regime e a dirigere questa nazionale arriva Helmut Oblinger. Per la verità le cose non si mettono da subito bene fra la direzione tecnica e Corinna, visti i legami che proprio Oblinger ha all’interno della squadra. A tutto questo si aggiunge il periodo probabilmente più complesso per tutti e cioè il fermo forzato per il Covid, che lei paga in modo pesante. Sono anni difficili: si aggiungono problemi alla schiena e poi soffre per i rapporti con le compagne di squadra. Per ovviare a tutte queste situazioni arriva per un periodo dalla Germania Michael Saibert e assieme vincono gli europei a Ivrea nel 2021, ma non si qualificano per i Giochi di Tokyo. Poco tempo dopo, a supportare il settore femminile e le canadesi dell’Austria, arriva Mark Delaney, l’allenatore nel passato di David Florence e di Richard Hounslow, e Corinna torna a risplendere, o meglio, ritrova fiducia in se stessa. Ritrova serenità e gioia di pagaiare grazie alla forte relazione professionale che nasce con Mark Delaney che le fa percepire la gioia di pagaiare e trarre dall’acqua e dalla folla l’energia per tornare ad amare ciò che per oltre trent’anni è stata la sua vera ragione di vita. “Per me Parigi è stata la gara più bella della mia vita - ci tiene a sottolineare la campionessa austriaca e aggiunge - perché mi sono goduta il momento con estrema gioia e serenità, pagaiando per il piacere di farlo”.
Ed è proprio da qui che riparte il suo futuro con la decisione serena del ritiro dalle competizioni per intraprendere una nuova strada. Il suo futuro, grazie agli studi in psicologia e alla intensa esperienza maturata negli anni da atleta, sarà quello di aiutare sportivi e non ad imparare ad ascoltare i messaggi che il loro corpo invia per trasformarli in qualche cosa di positivo per le loro vite.
A noi non rimane che ringraziare Corinna Kuhnle che, con il suo sorriso dolce, con i suoi occhi marini e con quella grande abilità tecnica e fisica, ci ha accompagnato in questi decenni di storia dello sport dai paletti appesi al cielo. Grazie anche a lei il kayak femminile ha fatto un salto da gigante non facendoci rimpiangere nulla ogni volta che ci siamo incantati a guardarla in azione. Che la vita ti sorrida sempre e che il mondo sappia approfittare della tua energia.
Occhio all’onda!
con Ana Satila ai Giochi Olimpici di Londra 2012 |
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