Ciao Renato



Arrivava prima il rombo della Guzzi Nevada 750, poi si spalancava il portone della vecchia Dogana e Renato entrava nella storica sede del nostro Canoa Club; dopo aver parcheggiato  la sua amata motocicletta, giusto a lato del carrello delle canoe,  saliva in spogliatoio e usciva in Adige per farsi il suo giretto in canoa. Un giorno, dopo aver  scoperto che era da tempo in pensione, ho pensato di chiedergli:”Oliver che dici, potresti darmi una mano con i giovani”. Quasi non mi rispose, inforcò la sua moto e lo vidi sparire in via Filippini. Il  giorno dopo però,  era al mio fianco al servizio dei nuovi  giovani che diventeranno, per diversi anni, i protagonisti della pagaia gialloblù. Furono anni fantastici, non ce l’avrei mai fatta senza di lui, il Canoa Club Verona cresceva a vista d’occhio e già un anno dopo iniziavamo a vincere le classifiche di Società a livello nazionale.  Era il primo ad arrivare in sede, preparava il necessario e si andava al ponte Navi a far apprendere a quello sturmolo di giovincelli l’arte della danza sull'acqua su guschi di vetroresina il più delle volte rattoppati dallo stesso Renato. Le trasferte erano poi uno spasso, avevamo due pulmini: uno lo guidavo io e facevo strada e l’altro il nostro Oliver che mi seguiva senza lasciare  spazio a nessuno che si trovasse sul nostro cammino. Aveva una guida decisamente sportiva e qualche volta si dimenticava che stava conducendo un furgone che certo non eccelleva con i cavalli motore. C’era solo una ragione per tutto ciò: non voleva perdermi, eravamo un gruppo e tale dovevamo restare anche se si viaggiava con due mezzi separati. 

L’altra sorpresa me la fece quando un giorno entrò in Dogana con una canoa piccola con la coperta di colore blu e il fondo bianco. Mi disse:”questa è per tuo figlio: iniziare bene è importante”. In effetti lo fu perché le prime pagaiate a poco più di 4 anni, Zeno le fece proprio sulla canoetta di Renato e devono essere state molto provvidenziali vista la carriera sportiva che poi Zeno intraprese e che l'ha portato per il mondo intero a rincorrere i suoi sogni! 

In realtà qualcosa del genere successe anche a me quando ero all’inizio di quell'avventura che tutt'oggi mi coinvolge. Con il  mio papà infatti andammo al Porto  San Pancrazio a casa di Renato per comprare una "Mendesta" nuova di zecca appena uscita dallo stampo dei fratelli Olivati. Tornammo a casa con una canoa da discesa azzurrina sulla quale ho passato gran parte dei miei primi anni di canoa. Mio papà mi accompagnava a Ceraino e poi io scendevo su quel siluro che con quel colore in pratica diventava un tutt’uno con l’acqua. Avevo dei punti di controllo che erano al ponte di Ponton, poi Santa Lucia, quindi Pescantina; alla diga del Chievo c’era il mio papà con il tè e un quaderno pieno di disegni che aveva fatto nel tempo in cui mi aspettava. Poi  si proseguiva e arrivavo  in Dogana, praticamente tutte le domeniche sulla Mendester azzurrina costruita con tanto amore da Renato. Lui aveva iniziato a pagaiare seguendo il fratello Alberto, che tutti conoscono come Tino, alla fine degli anni 60’ e, visto che proprio in quel periodo Bruna era entrata nella sua vita,  pensò bene  di condividere con la sua amata le gioie della canoa. Cosa c’era di meglio poi  se non gareggiare in un C2 misto con la donna della tua vita? Erano quelli gli anni in cui  quei temerari funamboli dell’acqua vagavano per i torrenti appenninici e alpini a portare il verbo della canoa in giro per l’Italia. Una generazione questa che fece grande il nostro Canoa Club Verona e i cui protagonisti hanno avuto la forza di di trasmettere quella passione a tutti noi che siamo venuti dopo e tu caro Renato sei stato uno di questi. 

C’era una condizione sine qua non con Renato ed era quella che al sabato, quando seguivamo i giovani, si doveva andare in canoa presto perché dopo doveva accompagnare Bruna in centro per il giretto settimanale dove magari ci scappava pure qualche acquisto. Ed é stato proprio in quel giretto che ho incontrato Renato l’ultima volta, in piazza Erbe, lo scorso inverno passeggiando con Marina. Lo vidi da lontano con la sua coppola e con il passo tranquillo a fianco di Bruna. Ci scambiammo gli auguri, visto che il Natale era prossimo, e c’eravamo dati appuntamento per rivederci. Poi la vita corre, il tempo fugge, non c’è stata occasione, ma una cosa é certa sei entrato nelle nostre vite con intensità, con gentilezza e con quel sorriso sornione che molte volte ha sdrammatizzato situazioni difficili. 


Sic transit gloria mundi”  cita il nostro motto del mitico CCVR - “Così passa la gloria nel mondo” e noi caro Renato ti saremo sempre grati per quello che ci hai insegnato e per quello che ci hai lasciato. Buon viaggio caro Amico e preparaci le canoe per le prossime nostre discese che un giorno riprenderemo a fare tutti assieme.


Occhio all'onda! 











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