Risalita fonte di energia
Per guidare la nostra canoa fra le porte da slalom abbiamo bisogno di energia e quindi dove andiamo a trovare questa primaria fonte di vita? Principalmente dentro di noi, certamente, ma sappiamo bene che dobbiamo sempre trovare come e dove ricaricare le batterie specialmente quando ci troviamo ad affrontare un percorso di slalom. Veniamo al punto e diciamo subito che come la vedo io le risalite sono la nostra vera e propria fonte di energia dove rigenerarsi e ripartire con una marcia in più.
Immaginate una risalita e seguite il ragionamento:
si prepara l'entrata, pala in acqua per un aggiustamento, poi ci deve essere una sorta di attesa/pausa attiva in cui succede ciò che non possiamo controllare se non dal punto di vista emotivo ed energetico. Eccoci al dunque. Abbiamo ora il tempo per lasciarci caricare della forza dell'acqua e di quello che la nostra canoa provoca nell'azione di rotazione. Facciamo un passo indietro e se guardiamo l'evoluzione dello sport dello slalom è facile capire che il grande cambiamento è proprio nel modo con cui si affrontano le porte in risalita. Milo Duffek aveva introdotto l'aggancio negli anni '50 e molti anni più tardi Richard Fox da' una svolta incisiva allo slalom con il suo modo di affrontare le risalite facendo correre la sua canoa all'interno delle morte con il fianco alto per poi ruotare e scappare via mantenendo il più possibile la velocità di entrata. Arriviamo negli anni 2000 e Fabien Lefevre si evolve e gioca di anticipo andando ad usare la canoa perfettamente piatta e utilizzando un'area d'azione totalmente diversa del britannico. Il francese cerca l'energia di rotazione tra la corrente e la morta per trarre beneficio proprio da questa situazione di cambiamento fisico dell'acqua. E' proprio lì che avviene la meraviglia delle meraviglie dove cioè la canoa si trova in una posizione idilliaca per continuare la sua rotazione senza sforzo, mentre la pala in acqua sia in aggancio, in propulsione larga avanti o in frenata, garantisce la perfetta riuscita della manovra. Lefevre lo aveva anticipato su tutti nel 2002 vincendo alla grande il mondiale di Bourg St. Maurice e il successivo ad Augsburg, finendo terzo ai Giochi Olimpici di Atene nel 2004, medaglia quest'ultima che certo non lo soddisfò affatto tanto più che l'oro se lo mise al collo il suo compagno di squadra Benoit Peschier. Ma Fabien ha avuto la capacità di rivoluzionare la storia e dare un impulso a tutto il movimento, Benoit è un campione olimpico, come altri, senza però aver inciso storicamente sulla disciplina che ha comunque saputo interpretare alla grande.
Giusto l'anno successivo ai Giochi il regolamento cambia e le canoe si accorciano fino ad un minimo di 3 metri e 50 centimetri. Questo permetterà al resto del mondo di avvicinarsi a Lefevre e anche andare oltre, come è giusto che sia stato!
Occhio all'onda!
Immaginate una risalita e seguite il ragionamento:
si prepara l'entrata, pala in acqua per un aggiustamento, poi ci deve essere una sorta di attesa/pausa attiva in cui succede ciò che non possiamo controllare se non dal punto di vista emotivo ed energetico. Eccoci al dunque. Abbiamo ora il tempo per lasciarci caricare della forza dell'acqua e di quello che la nostra canoa provoca nell'azione di rotazione. Facciamo un passo indietro e se guardiamo l'evoluzione dello sport dello slalom è facile capire che il grande cambiamento è proprio nel modo con cui si affrontano le porte in risalita. Milo Duffek aveva introdotto l'aggancio negli anni '50 e molti anni più tardi Richard Fox da' una svolta incisiva allo slalom con il suo modo di affrontare le risalite facendo correre la sua canoa all'interno delle morte con il fianco alto per poi ruotare e scappare via mantenendo il più possibile la velocità di entrata. Arriviamo negli anni 2000 e Fabien Lefevre si evolve e gioca di anticipo andando ad usare la canoa perfettamente piatta e utilizzando un'area d'azione totalmente diversa del britannico. Il francese cerca l'energia di rotazione tra la corrente e la morta per trarre beneficio proprio da questa situazione di cambiamento fisico dell'acqua. E' proprio lì che avviene la meraviglia delle meraviglie dove cioè la canoa si trova in una posizione idilliaca per continuare la sua rotazione senza sforzo, mentre la pala in acqua sia in aggancio, in propulsione larga avanti o in frenata, garantisce la perfetta riuscita della manovra. Lefevre lo aveva anticipato su tutti nel 2002 vincendo alla grande il mondiale di Bourg St. Maurice e il successivo ad Augsburg, finendo terzo ai Giochi Olimpici di Atene nel 2004, medaglia quest'ultima che certo non lo soddisfò affatto tanto più che l'oro se lo mise al collo il suo compagno di squadra Benoit Peschier. Ma Fabien ha avuto la capacità di rivoluzionare la storia e dare un impulso a tutto il movimento, Benoit è un campione olimpico, come altri, senza però aver inciso storicamente sulla disciplina che ha comunque saputo interpretare alla grande.
Giusto l'anno successivo ai Giochi il regolamento cambia e le canoe si accorciano fino ad un minimo di 3 metri e 50 centimetri. Questo permetterà al resto del mondo di avvicinarsi a Lefevre e anche andare oltre, come è giusto che sia stato!
Occhio all'onda!
fatalità sto lavorando molto con baylaque sulle risate, oggi con le prove a cronometro ne vedo molto i benefici
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