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Mi Buenos Aires querido*
Non riesco a capire se il cameriere si tinge i capelli o porta il parrucchino. Si muove con abilità tra i tavoli se pur di grossa stazza ad un'ora tarda di chi tira mattino a ritmo di tango. Una storia infinita di tanta gente che qui sulla pista in quella miriade di ocho e giro trasformano la vita in passione. Una città, quella porteña, che si muove frenetica di giorno e lenta di notte, su note musicali che ormai non hanno più tempo e luogo. Giovani trentenni ballano con leggerezza e abilità camminando sul tempo e facendo del ritmo il loro gioco preferito. Lo scanzonano, lo usano, lo trasformano e lo modellano a loro piacimento per far godere ballerine che sembrano non stancarsi mai. Vortici pericolosi che danno colore alla vita. La Milonga... uno dei pochi luoghi ancora rimasti dove il tempo sembra essersi fermato. A poche quadre da "Club Malcolm", regno di dinamicità e spavalderia motoria, si respira un'aria diversa con un salto generazionale notevole: non i padri dei trentenni, ma probabilmente i nonni che dismessi i jeans larghi e indossata la giacca con la cravatta rievocano i fasti di un tempo, ma senza nostalgia e rimpianti. "Salon Canning" uno dei templi sacri per questa danza, dove le gigantografie di Gardel e dei mostri sacri vengono venerati come le madonne in chiesa. I gesti qui sono decisamente più pacati e se vogliamo più tradizionali in quella eterna lotta di stili e movenze che viceversa devono essere solo l'espressione individuale di un sentimento con la conaspevolezza di condividerlo per quel tempo che ti regala quella musica.
La notte finisce o meglio il nuovo giorno inizia con un cappuccino alla "Viruta" dove si esce solo alle prime luci dell'alba.
Lascio Buenos Aires come sempre con sgomento, ma felice. Triste nello stesso tempo, ma carico di emozioni e sensazioni da condividere nella prossima tanda.
Occhio all'onda!
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Mi Buenos Aires querido
Tango
1934
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