Il successo non è frutto di statistiche
Quanto si è goduto Nole a servire l'ultima palla per il match in questa finale degli Australian Open, lo sa solo lui. Si è preso un tempo di un solo respiro, ma lungo, eterno, infinito, quasi volesse trasmettere a noi attenti e curiosi spettatori tutte le fatiche per essere arrivato fino lì. Un servizio costruito per godersi e farci godere quell'ultimo ed inesorabile affondo prima che il povero rossiccio scozzese Andy cadesse al suolo trafitto da uno spadino che per più di tre ore lo ha martoriato facendolo correre di qua e di là su quell'Oceano blu che ora raccoglie le sue spoglie. Neppure la bellezza indiscussa e gli occhi cristallini di Kim Sears, fidanzata dello sconfitto, sono riusciti a far sorridere il povero ragazzotto di Glasgow che nel discorso di commiato dal torneo ha avuto parole molto tristi se pur finendo secondo nel primo grande Slam della stagione. Si è lamentato di essere stato tradito dal comportamento del serbo nel terzo set quando sembrava fosse aggredito dai crampi.
Belle partite, sia maschili che femminili quelle viste da Melburne. Ho seguito poco il doppio se pur Simone e Fabio si sono portati a casa un trofeo importante. Di loro però hanno parlato più per le dichiarazioni "spontanee" del dopo partita che del gioco espresso dai due italiani. Ora i commenti si sono sprecati su un'espressione diciamo non particolarmente felice di Fognini, ma è tipico di noi italiani assegnare ad una persona la responsabilità di una intera nazione. I due hanno vinto il doppio che da sempre non è molto considerato nell'arte di lanciare una pallina gialla da una parte all'altra di una rete, pur sempre però si tratta di un trofeo importante che regala un momento di notorietà nel mondo, quindi bravi ai due italiani e accettiamo di buon grado la spontaneità del momento.
Impressionante le statistiche che si costruiscono su ogni minimo momento della partita e su eventuali comparazioni di game precedenti. Praticamente viene analizzato ogni gesto e raccolto in una sorta di elaborazioni dati che aiutano a capire e ad analizzare un gioco che di per sé dovrebbe essere il frutto dell'arte personale degli attori in scena. E' come se al termine di uno spettacolo teatrale ci fornissero i metri percorsi dagli attori o ci mostrassero su una lavagna luminosa quali sono state le strategia di incrocio tra un movimento e l'altro. Certo interessante e di aiuto per allenatori, preparatori e giornalisti che hanno di che discutere e di che analizzare, ma molto poco poetico per chi lo sport lo vede come una espressione artistica personale. Certi risultati sono il frutto del lavoro, della dedizione e del talento e molte volte arrivano perché una serie di elementi si combinano per chissà quale ancestrale combinazione in quel determinato momento e in quella precisa persona. Noi poi possiamo passare le ore a cercare di capire e a cercare di dare una risposta ad un successo, ma proprio per la legge dell'alternanza il risultato non è costruito sulle statistiche.
Occhio all'onda!
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