Finali Australian Open 2015 entrano nell'archivio



Mi sono preso un mezzo pomeriggio di pausa e dopo le finali sono corso a Sydney per una pratica Milonga. Muovermi a tempo di musica mi rende molto riflessivo e mi libera la mente, mi aiuta ad entrare in me stesso e a restare vicino, se pur lontano,  alle persone che più amo.

La finale emoziona sempre anche se questi australiani ce la mettono tutta per non fartela seguire come si dovrebbe. Pazienza e guardiamo le cose positive di questo esordio stagionale.


Mi ha colpito, anche se lo sapevamo già,  Jiri Prskavec che è un giovane atleta capace di esaltare una finale con i suoi guizzi e le sue grandi abilità funamboliche. Chiude in seconda posizione solo per un tocco dietro a Lucien Dalfour che conferma il fatto che gareggiare in casa ha un vantaggio non da poco. Tanto è che nella finale hanno preso il via 4 australiani cosa decisamente insolita.

Nella canadese monoposto Denis Gargaud, che è qui ad allenarsi da diverse settimane con tutta la sua famiglia, ha fatto una bella finale vincendola con un 5,3% dal primo k1 uomini, guarda casa davanti al 33enne  Kynam Maley che fino a poco tempo fa aveva gareggiato in C2 con Robin Jeffery finendo 10^ ai giochi olimpici di Londra. Poi, considerando che la politica dei canguri sta cercando praticamente di cancellare questa specialità, si è visto costretto a lasciare il compagno e concentrarsi sulla prova individuale della canadese. Lui è finito a 0,28 dal francese con una discesa pulita e senza sbavature.
Terzo lo slovacco Patrik Gajaraky già campione del mondo U23 nel 2013.
Bravo il bolognese Stefano Cipressi quarto e senza qualche derapata di troppo  avrebbe potuto pensare seriamente a una medaglia importante.

Nella specialità doppia ho ammirato il grande lavoro che il tecnico francese Saidi sta facendo con i suoi atleti.  Lui si presenta sul campo di gara in maniera sempre elegante, predilige le camicie a maniche lunghe e bermuda classica e mantiene la sua aplomb tipicamente transalpina praticamente sempre senza scomporsi.  In passato è stato un ottimo C2 in coppia con Del Rey e fa parte di quella generazione di atleti che dal 1985 al 1997 ha dettato legge in questa specialità. Erano i tempi di Saidi (fratello) con Daval, Adisson/Forgues, Daille (padre del k1 vincitore della coppa del mondo 2012)/Lelievre. Oggi i nomi dei C2 francesi sono quelli di Labarelle/Peschier, Klaus/Peche, Picco/Bisso nell'ordine di arrivo della finale praticamente tutti dentro un secondo di distacco tra loro  e con margine di oltre sei sui tedeschi Schroeder/Bettge e Camporesi/Ferrari.
Restando un attimo su questa specialità e parlando con Prskavec padre, mi spiegava che in Repubblica Ceca i club non mettono più gli junior su questa barca visto che si sta delineando un futuro non certo facile in vista delle olimpiadi del 2020. Ma ripeto eliminare questa specialità è fare un danno enorme al nostro sport che proprio con il C2 si è esaltato al massimo. Mi preoccupa vedere che gli Hochschorner entrare in polizia per assicurarsi un futuro che forse li vede abbandonare questa specialità dopo Rio 2016.
Nel kayak femminile Jessica Fox conferma la sua superiorità con 4,49 secondi di vantaggio sulla connazionale Alison Borrows che finisce seconda e che subito dopo saltella felice sulle rive del  campo da slalom assai soddisfatta per la sua prestazione. Certo, non le capita tutti i giorni di entrare in finale, ma soprattutto mettersi al collo una medaglia d'argento. Kudejova terza, se dovessi chiedermi un consiglio estetico le direi di raccogliere i capelli dentro il caschetto, così come è abituata a fare è inguardabile e si sa che l'occhio vuole la sua parte! Horn quarta, un tocco pesa e la lascia giù dal podio.

La bella e affascinante Rosalyn Lawerence, che sembra avere un debole per qualche italico pagaiatore in ginocchio, si consola vincendo il C1 davanti all'eterna rivale di sempre e cioè Jessica Fox. Terza ancora una Aussi e cioè Alison Barrows. Beh! l'avevo scritto all'inizio... gareggiare in casa aiuta! 



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Archiviamo gli Australia Open e torniamo alla quotidianità fatta di due o tre allenamenti al giorno e di tanta passione

Occhio all'onda!

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