Impossibile... possibile
Pochi giorni fa parlando di Lefevre ho scritto che l’impossibile sembra possibile. Beh non mi sarei mai aspettato di dover rispolverare così presto questa saggia osservazione... tranquilli non è tutta mia!
Super Cali nella gara di qualifica di Solkan ha impressionato negativamente un po’ tutti. Parte in prima manche e inizia a sbagliare fin dalle prime porte. Arriva alla combinazione 9-10 casca male nel buchetto e perde il fianco, cerca di aumentare la velocità con quattro super pagaite e si infila con la testa dentro alla porta 10 in retro. Abbassa la testa e si rimette in sesto, sembra aver recuperato il momentaccio. Entra nella 12 in risalita, ma la sua canoa continua ad essere poco scorrevole e soprattutto sculetta troppo tanto che da lì a poco non la controlla più sembra aver perso la sua arma migliore: l’equilibrio dato dal bacino basso a stretto contatto con l’acqua. Dopo la 14, per attraversare il correntone sceglie di prendere l’ultima parte del buchetto, e qui capita l’irreparibile. Il fianco sinistro lo tradisce finendo troppo lungo per andare a prendere la successiva risalita a sinistra. A questo punto il campione friulano ha un appannamento non reagisce e, prima volta dopo molti anni, tira dritto al traguardo.
Tra la prima e la seconda manche ho occasione di scambiare due parole con Super Cali che mi dice che non aveva sensazioni buone fin dalle prime pagaiate e non ne sa la ragione. Io lo tranquillizzo e gli faccio presente che lui senza pagaiare ha un margine sul resto del mondo di almeno 2 o 3 secondi. Mi fa cenno di sì e mi metto in posizione per seguire e riprendere la sua seconda discesa che purtroppo, per lui, si dimostrerà assai scadente tanto da finire nelle retrovie. Il problema è lo stesso: equilibrio e incertezza nella su azione propulsiva.
Poi carica la macchina e scappa a casa. Io sarei rimasto a combattere subito e ad eliminare i fantasmi dell'ultima ora!
Bene questi i fatti, ma evidentemente non si tratta certo di problemi tecnici o di preparazione fisica per il buon Molmenti, altre sono le problematiche. Sembra impossibile, ma l’eroe di Tacen 2010 e di tante mitiche battaglie sente la pressione olimpica, percepisce la tensione delle prove di selezione. Eppure lui sa bene di essere superiore e non l’ha mai nascosto.
La mente, la concentrazione, la determinazione, la motivazione, l’energia positiva, il momento, costituiscono il “terzo elemento” per conseguire un risultato e molte volte, se non spesso, possono cambiare il risultato finale e permettere a sconosciuti come Michal Tyler di battere nei trials canadesi personaggi del calibro di David Ford o John Hastings o ancora a Johnathan Akinyemi (121 nel ranking ICF) su Benjamin Boukpeti (bronzo a Beijing 2008), che si è preso l'unico posto olimpico ancora libero per il continente Africano.
Chissà poi quante altre di belle ne vedremo in questa stagione a cinque cerchi!
Occhio all'onda!
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