Un'azione libidinosa!
Ancora un altro week-end piuttosto tosto per le prove di selezione qui in Europa. In Slovenia a Tacen di scena sloveni e italiani. A Liptovosky Mikulas gli slovacchi entrano nel vivo con la grande sfida del secolo fra la biolimpionica Elena Kaliska e la brava e bella Jana Dukatova. Chi delle due andrà a Londra? Mah! staremo a vedere, sempre che non venga fuori una terza incomoda che potrebbe rispondere al nome di Benusova, anzi oggi signora Mann visto che pochi mesi fa si è sposata con Scott e ha gareggiato nelle selezioni a stelle e strisce, ma ancora per un po’ non potrà correre sotto questa bandiera.
Anche i russi saranno al via a Liptovosky per formare la squadra che parteciperà ai campionati europei di Augsburd di fine maggio. Gli uomini di Putin poi si giocheranno la maglia olimpica agli europei, fatta eccezione per il C2 di Kuznetsov/Larionov che è già qualificato di diritto dopo la finale conquistata lo scorso anno ai mondiali a Brastislava dove finirono settimi.
I cechi si trasferiscono České Budejovice nel nuovo canale finito pochi mesi fa giusto per l'avvenimento selettivo. Per testare il livello dei C1 ci sarà anche un ospite di rilievo e cioè Matej Benus che non sarà al via a Liptovosky, ma bensì a Budejovice. Che sia una strategia messa in atto dagli slovacchi appositamente per scoprire le carte ai cugini? Ultime due gare quindi per la Repubblica Ceka con un Hradilek in K1 che ha praticamente quasi già staccato il biglietto per la XXX edizione dei Giochi Olimpici, mentre per tutte le altre categorie tutto è ancora in ballo.
Occhi puntati anche sulla grande Germania che aprirà la prima delle quattro sfide proprio in questo fine settimana sul percorso che ospiterà i campionati continentali, ultima appello per qualificare le ultime barche per chi non l’ha ancora fatto. Per gli italiani sarà decisivo per C2 e C1.
Per seguire in diretta tutti gli avvenimenti del wee-end di selezione cliccate qui e buona visione!
Inganniamo però il tempo, in attesa di tutto ciò, parlando della spinta della pala su un sasso o sulla riva o sul bordo di un canale per uscire velocemente da una porta in risalita.
L’altro giorno, prima di partire per Tacen, a ponte Navi ci abbiamo lavorato un po’ sopra con Ana Satila, la mia atleta brasiliana che sta preparando i Giochi Olimpici, e Zeno che di questo gesto ne ha fatto una sorta di oggetto di piacere!
In sostanza si tratta di arrivare con la canoa molto vicino ad un sasso o ad un appoggio con la pala pronta per spingersi via.
Il gesto è preceduto da una precisa e attenta analisi di dove mettere la pala, solo dopo tutto ciò si lascia correre la propria canoa all’interno della zona di morta e quando si è praticamente a contatto con la superficie di spinta si imprime forza sulla pala stessa. A questo punto bisogna spezzare in due il movimento e cioè permettere alle nostre gambe e quindi allo scafo di proiettarsi fuori dalla morta, mentre solo successivamente verrà data la massima spinta con la pala spostando le nostre mani dall’impugnatura per allungare la spinta di leva. Così si avrà un’azione più efficace e reattiva.
Bene questa a grandi linee la teoria, che spesso e volentieri presenta non poche difficoltà per essere messa nero su bianco, ma che poi nella realtà si dimostra essere molto più naturale di quello che si può immaginare.
Due i concetti base: il primo è quello della disgiunzione tra gambe e tronco, mentre il secondo è quello di acquisire i tempi giusti per sfruttare al massimo questa azione che molte volte può fare la differenza tra atleti.
Spesso però l’atleta ha fretta di mettere in atto l’azione di spinta perché altrimenti è convinto di perdere tempo prezioso. In realtà è giusto l’opposto: si deve rallentare l’azione di entrata per velocizzare all’ennesima potenza la velocità d’uscita. Solo se si rispettano i tempi di avvicinamento e di carico del peso questa manovra avrà la sua massima resa. Infatti nel momento in cui si carica il braccio di spinta si deve appoggiare anche il peso del corpo, proprio per dare più forza alla successiva uscita, ma nel momento in cui si attua l’azione propulsiva il peso del corpo deve anticipare, dalla parte opposta lo spostamento delle canoa. C’è ancora un fattore di cui fino a questo momento non abbiamo parlato e cioè l’inclinazione della coda. Infatti perché il tutto si concretizzi al meglio bisogna inserire nell’acqua la coda dello scafo. Questo ha una duplice funzione e cioè rallentare la canoa in fase di avvicinamento e un maggior controllo della canoa stessa nel momento in cui siamo in attesa di caricare sulla pala tutto il nostro peso per poi esplodere come una bomba atomica verso la parte opposta.
Questa è una manovra molto particolare da utilizzare quando si può sfruttare una parete di un canale, un sasso o una qualsiasi altra superficie che però ci garantisca una buona tenuta. Non sempre in gara viene utilizzata, ma averla nel proprio bagaglio tecnico e utilizzarla al momento opportuno non è male e si sa che tutto può servire, magari proprio quando meno te l’aspetti!
Occhio all’onda!
Anche i russi saranno al via a Liptovosky per formare la squadra che parteciperà ai campionati europei di Augsburd di fine maggio. Gli uomini di Putin poi si giocheranno la maglia olimpica agli europei, fatta eccezione per il C2 di Kuznetsov/Larionov che è già qualificato di diritto dopo la finale conquistata lo scorso anno ai mondiali a Brastislava dove finirono settimi.
I cechi si trasferiscono České Budejovice nel nuovo canale finito pochi mesi fa giusto per l'avvenimento selettivo. Per testare il livello dei C1 ci sarà anche un ospite di rilievo e cioè Matej Benus che non sarà al via a Liptovosky, ma bensì a Budejovice. Che sia una strategia messa in atto dagli slovacchi appositamente per scoprire le carte ai cugini? Ultime due gare quindi per la Repubblica Ceka con un Hradilek in K1 che ha praticamente quasi già staccato il biglietto per la XXX edizione dei Giochi Olimpici, mentre per tutte le altre categorie tutto è ancora in ballo.
Occhi puntati anche sulla grande Germania che aprirà la prima delle quattro sfide proprio in questo fine settimana sul percorso che ospiterà i campionati continentali, ultima appello per qualificare le ultime barche per chi non l’ha ancora fatto. Per gli italiani sarà decisivo per C2 e C1.
Per seguire in diretta tutti gli avvenimenti del wee-end di selezione cliccate qui e buona visione!
Inganniamo però il tempo, in attesa di tutto ciò, parlando della spinta della pala su un sasso o sulla riva o sul bordo di un canale per uscire velocemente da una porta in risalita.
L’altro giorno, prima di partire per Tacen, a ponte Navi ci abbiamo lavorato un po’ sopra con Ana Satila, la mia atleta brasiliana che sta preparando i Giochi Olimpici, e Zeno che di questo gesto ne ha fatto una sorta di oggetto di piacere!
In sostanza si tratta di arrivare con la canoa molto vicino ad un sasso o ad un appoggio con la pala pronta per spingersi via.
Il gesto è preceduto da una precisa e attenta analisi di dove mettere la pala, solo dopo tutto ciò si lascia correre la propria canoa all’interno della zona di morta e quando si è praticamente a contatto con la superficie di spinta si imprime forza sulla pala stessa. A questo punto bisogna spezzare in due il movimento e cioè permettere alle nostre gambe e quindi allo scafo di proiettarsi fuori dalla morta, mentre solo successivamente verrà data la massima spinta con la pala spostando le nostre mani dall’impugnatura per allungare la spinta di leva. Così si avrà un’azione più efficace e reattiva.
Bene questa a grandi linee la teoria, che spesso e volentieri presenta non poche difficoltà per essere messa nero su bianco, ma che poi nella realtà si dimostra essere molto più naturale di quello che si può immaginare.
Due i concetti base: il primo è quello della disgiunzione tra gambe e tronco, mentre il secondo è quello di acquisire i tempi giusti per sfruttare al massimo questa azione che molte volte può fare la differenza tra atleti.
Spesso però l’atleta ha fretta di mettere in atto l’azione di spinta perché altrimenti è convinto di perdere tempo prezioso. In realtà è giusto l’opposto: si deve rallentare l’azione di entrata per velocizzare all’ennesima potenza la velocità d’uscita. Solo se si rispettano i tempi di avvicinamento e di carico del peso questa manovra avrà la sua massima resa. Infatti nel momento in cui si carica il braccio di spinta si deve appoggiare anche il peso del corpo, proprio per dare più forza alla successiva uscita, ma nel momento in cui si attua l’azione propulsiva il peso del corpo deve anticipare, dalla parte opposta lo spostamento delle canoa. C’è ancora un fattore di cui fino a questo momento non abbiamo parlato e cioè l’inclinazione della coda. Infatti perché il tutto si concretizzi al meglio bisogna inserire nell’acqua la coda dello scafo. Questo ha una duplice funzione e cioè rallentare la canoa in fase di avvicinamento e un maggior controllo della canoa stessa nel momento in cui siamo in attesa di caricare sulla pala tutto il nostro peso per poi esplodere come una bomba atomica verso la parte opposta.
Questa è una manovra molto particolare da utilizzare quando si può sfruttare una parete di un canale, un sasso o una qualsiasi altra superficie che però ci garantisca una buona tenuta. Non sempre in gara viene utilizzata, ma averla nel proprio bagaglio tecnico e utilizzarla al momento opportuno non è male e si sa che tutto può servire, magari proprio quando meno te l’aspetti!
Occhio all’onda!
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