Solo il 3% degli italiani pratica sport
Sono rimasto sconvolto dal recente sondaggio presentato a Bruxelles sull’attività fisica in cui si dice che solo il 3% degli italiani pratica sport. Il Coni ribatte sottolineando che chi pratica regolarmente sport o svolge attività fisica, come appunto pubblicato dall’Annuario Statistico Italiano 2009, redatto dall’Istat (su un campione di circa 50 mila persone) si attesta al 58,9% ed è così suddivisa: il 21,5% lo pratica con continuità, il 9,6% in modo saltuario, mentre chi svolge attività fisica generica tocca il 27,7%. I sedentari toccano invece il 40,6%. Si specifica inoltre che i giovani che praticano sport con continuità, nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni, sono rispettivamente il 46% (uomini) e il 28% (donne), contro il 2% e il 4% indicato nel sondaggio in questione" conclude il Coni.
Se noi prendiamo invece il rapporto “Osservasalute 2008” dell’Università Cattolica, presentato il 3 marzo a Roma al Policlinico Gemelli ci dice che lo sport in Italia resta ’sconosciuto’ e gli italiani si confermano sedentari. Il numero di sportivi in Italia, nel Rapporto 2007 dice che solo il 20,9% della popolazione ha dichiarato di praticare in modo continuativo uno o più sport nel tempo libero. Nel 2008 era sceso al 20,5%. Il 10,3% degli italiani dice di praticarlo in modo saltuario, mentre chi non svolge alcuna attività sportiva è il 41,1%. Nel rapporto dell’ “Osservasalute 2009” fissa ad un 30,2% gli italiani che svolgono attività sportiva quindi una media inferiore di 1 su 3.
Ci sono evidentemente delle discrepanze fra i vari rapporti e i vari sondaggi. Se prendessimo comunque per buono il sondaggio dell’Istat avremmo quindi nella migliore dell’ipotesi una percentuale del 46% di giovani maschi che fanno regolarmente sport e il 28% di giovani donne. Dati comunque, secondo me allarmanti. Tutto ciò ha un unico scopo e cioè quello di mettere in allarme i nostri dirigenti sportivi che dovrebbero rimboccarsi le maniche e mettersi in discussione. Chiedetevi e chiediamoci che cosa bisogna fare per cercare di uscire da queste percentuali piuttosto ridicole al fine non tanto di cercare di creare dei campioni, ma soprattutto allo scopo di ridurre quella percentuale del 36% di bambini grassi riportati sempre nel “Osservasalute 2009” che sono effettivamente una enormità, tanto più che 1 italiano su 3 è obeso. A questo punto i conti tornano e cioè il non obeso è quello che fa sport!
Cosa fare a questo punto? Non è facile trovare la soluzione, ma a mio modestissimo avviso bisognerebbe intervenire nelle scuole con una sinergia tra società sportive e scuole. So anche che ci sono stati da parte di diverse federazioni più tentativi di entrare, spesso riusciti, di entrare nelle scuole, ma il problema rimane. Le Federazioni che si propongono vogliono portare l’acqua al loro mulino e vanno a proporre esclusivamente la loro attività e nient’altro. Vuoi per incompetenza, vuoi per interesse specifico, vuoi per scelta federale. Io aggiungerei anche per paura di perdere potenziali atleti e tesserati. Ma qui cade l’asino! E’ come se a scuola si proponesse di fare solo letteratura italiana, tralasciando tutto il resto. Quale sarebbe il risultato? Semplice da dirsi infatti ci sarebbe chi si appassiona con tutto se stesso, chi ci prova, ma è negato, chi viceversa la odia, chi tira avanti sperando che finisca presto. Se tutto ciò lo trasliamo ad un singolo sport troveremo certamente qualche campione, qualcun altro che lo fa per dovere, chi ci prova, ma è negato, chi inizierà ad odiarlo e chi lo fa perché a casa lo obbligano.
La proposta deve essere quindi multilaterale. A scuola non si fa solo letteratura italiana, ma anche scienze, matematica, fisica, geografia, storia e così via. La proposta sportiva nella scuola non deve essere affidata ad una singola federazione, ma dovrebbe essere il Coni a farsi promotore dello sport nella scuola con progetti seri e lungimiranti. Usare il peso politico che ha, anche se ci si ostina a dire il contrario, per presentare un progetto di legge in questa direzione come si fa in tutto il resto d’Europa.
Non sarebbe difficile e sarebbero soldi investiti molto bene per educare e per offrire ai giovani delle opportunità direttamente nella scuola dove inevitabilmente passano e dove spendono molto del loro tempo.
Il primo passo da fare è un programma organico con il tipo di intervento. Il secondo passo la scelta degli educatori che possono benissimo uscire anche dalle società sportive. Operare con le strutture esistenti e in un secondo momento adoperarsi per migliorare anche sotto questo aspetto. Eliminare la rincorsa ad accaparrarsi i giovani pur di tesserarli. Far passare i nostri giovani attraverso la logica delle proprie potenzialità che vengono scoperte solo da chi opera nel settore e da chi, con l’esperienza, può capire il tipo di propensione sportiva per ogni ragazzo o ragazza. Questa deve essere la strada da seguire con tanto impegno, con unità di intenti, umiltà e voglia di lavorare per cercare di frenare quella caduta verso il basso che la nostra povera Italia sta facendo ormai in ogni sport.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
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