Finali interessanti e avvincenti

 



So che chi frequenta queste pagine si aspetta di  leggere  faccende prettamente canoistiche e consapevolmente ne sono onorato.  Però non posso restare indifferente a imprese epiche dello sport in generale e ho pensato parecchio a come descrivere tali gesta. La parola che mi viene più spontanea e che mi rimbalza in testa senza ombra di dubbio è: disumano! Sì perché in ciò che ieri ha fatto  Tadej Pogačar alla gara “Strade bianche”  non ha nulla di umano,  è decisamente bestiale! Come può un uomo, che sta correndo da cinque ore a medie improbe per chiunque,  su strade che alternano sterrato all’asfalto, cadere a 50 chilometri dall’arrivo in maniera disastrosa su una curva ritrovandosi  in mezzo ai rovi e, con il body praticamente stracciato, una ferita al braccio e alla gamba, rialzarsi in piedi, correre verso l’ammiraglia,  pretendere una bici, saltarci sopra e rincorrere il fuggitivo  con l’unico obiettivo di tagliare per la terza volta consecutiva quel traguardo per primo. Se non avessi visto con i miei occhi quell’impresa avrei creduto di assistere ai racconti di Eros chiamato il  “tennico” nel film "Bar Sport",  quando racconta le imprese di Girardò e Pozzi. Eppure  è tutto vero... che cosa il film o Pogacar!


Lasciata la bicicletta saliamo sulla canoa per raccontare la giornata di gare di finali in quel di Pau dove si è disputata la prima tappa della “Pyrenees Cup” che proseguirà la settimana prossima a La Seu D’Urgell. La gara che assegnava le medaglie si è  svolta sullo stesso percorso su cui si sono disputate  le qualifiche. Questo secondo me è molto positivo per due motivi: il primo permette agli atleti di conoscere bene il percorso e quindi osare in finale con conoscenza di causa. Il secondo motivo è pratico e cioè,  così facendo,  si tagliano i tempi organizzativi per tutti, sia per chi deve montare un nuovo campo, sia per tecnici e atleti che non devono studiare un nuovo tracciato arrovellandosi per trovare tutte le soluzioni possibili. 

Giornata intensa perché, oltre alle finali a 12, si sono pure disputate le finali B  che hanno coinvolto 119 partenti (28 k1 Women; 43 K1 men; 18 C1 Women e 30 C1 Men)  in preludio al clou di giornata. Gli italiani in gara nelle finali B erano sette. Francesca Malaguti nel Kayak è arrivata quinta, mentre nel kayak maschile  Marcello Beda 10^, Tommaso Barzon 28^ e Tommaso Panico 39^. Nel C1 donne Elena Borghi è terza, mentre tra i maschi Flavio Micozzi chiude in 7^ posizione e Paolo Ceccon 19^. 

Altra storia le finali A dove in palio ci sono le medaglie e i punti per la "Pyrenees Cup 2025"

Partiamo dal kayak femminile dove abbiamo assistito a delle belle discese,  molto regolari  e, se devo essere sincero, sono stato piacevolmente sorpreso dall’olandese Lena Teunissen che ha messo, nella seconda parte di gara, una marcia in più, riuscendo così a mettere la punta davanti ad atlete che sulla carta erano più accreditate. Lena Teunissen, classe 1997, ha gareggiato a Parigi in C1 e nel kayak cross dove era finita rispettivamente 16^ e 19^. Anche qui aveva gareggiato in ginocchio, ma in qualifica è stata eliminata con un salto di porta. 

Non ha avuto difficoltà invece Claudia Zwolinska a vincere una prova che ha costruito pagaiata su pagaiata in maniera progressiva. È in ritardo fino al ponte, poi non sbaglia più nulla e accelera fino alla fine. Per la polacca primo posto con Teunissen tenuta a poco più di un secondo e mezzo, mentre sale sul podio anche la ceca Katerina Bekova. Quest’ultima è in forte crescita e fa parte del gruppo allenato da Jan Vondra tra cui c’è pure Jakub Grigar. 

Un consiglio lo vorrei dare a Maialen Chourraut, anche se, chi ha vinto 3 medaglie di tutti i colori ai Giochi Olimpici, certo non aspetta consigli da un suo vecchio allenatore come me; ebbene,  Maialen impressiona per compattezza e precisione in ogni gesto e, a 42 anni compiuti proprio ieri nel giorno della festa della donna, non è cosa comune, questo però la limita nella scorrevolezza della canoa che da sempre è un punto forte per lei. Magari osare un pochino in più l’avvantaggerebbe non poco. 

La finale del kayak maschile mi ha fatto impazzire e godere come un riccio… si può dire? Spero di sì. Infatti i passaggi  finali -  18/19/20/21 - con le ultime due risalite,   hanno offerto la possibilità agli atleti di esprimere tutta la loro arte. Il risultato è stata la goduria generale, complici pure i due bravi speaker, che incitavano pubblico e attori a dare il meglio di loro stessi. Così il bravo Ferrazzi, che ha aperto le danze in questa categoria,  si è mangiato la 22, poi è arrivato Sam Leaver che non ha lesinato nel dare spettacolo. Lo stesso Dougoud si è divorato la 22 e la 23. Poi ci ha pensato il polivalente Martin Cornu a farci capire quale poteva essere il limite da non oltrepassare,  considerando che il giovane francese, nel tentativo di chiudere una discesa già spettacolare, è entrato  nella risalita come se non ci fosse un domani e, come se non bastasse, non ha avuto nemmeno il tempo di cambiare fianco e il buco tutto fiume lo ha inghiottito senza pietà facendogli così abbandonare i sogni di gloria: l’eskimo gli ha rinfrescato le idee e raffreddato lo spirito bollente. Finirà 12esimo. Due parole anche sull’atleta franco-brasiliano Mathieu Desnos che ha pagaiato, su questo tracciato che conosce molto bene, con grande maestria, peccato solo per le troppe penalità.  A questo punto non mi rimane che ricordare che la gara è  stata vinta dall’inglese Sam Leaver  sul ceco Krejci e terzo il francese Anatole Delassus. 

La canadese maschile invece mi incanta per l’armonia dei  gesti dei suoi protagonisti. Il fatto di usare una sola pala permette, anche a chi assiste, la possibilità di concentrarsi su ogni colpo dato e di goderne il singolo sviluppo. Così i debordè si trasformano in movimenti plastici che hanno un inizio, sempre molto ben definito e chirurgico, e una fine che coincide con la massima rotazione dello scafo. Detto ciò un bravo a Raffaello Ivaldi, che soprattutto ha lottato tutta settimana con un brutto raffreddore che lo ha colpito dopo il rientro dalla Réunion, per una manche finale precisa e strategicamente ben studiata. Sono stai un paio gli errori tecnici: tra la 9 e la 10 è derapata la canoa arrivando in ritardo al cambio di ritmo e con la conseguenza di arrivare  leggermente lungo alla 11 in risalita, cosa poi ripetuta alla 16. Se vogliamo essere pignoli c’è anche un richiamo di coda e quindi leggera frenata alla prima delle tre porte sfasate che gli ha fatto perdere qualcosina. Pignoli bisogna però esserlo visto che ormai si vince o si perde per pochi centesimi. Ivaldi finisce quinto in una finale vinta da Jules Bernardet sul compagno di squadra Martin Cornu. Quest’ultimo sarà pure  nella finale del Kayak maschile e terzo Miguel Trave che non vuole essere da meno rispetto a Martin scendendo una seconda volta sul canale. Per i più curiosi Trave seduto finisce quinto ad 1.58, mentre di Cornu già sapete! Per completezza di informazione c'è da dire che pure Titouan Estanguet era presente in entrambe le finali.  In C1 ha chiuso al quarto posto e nel kayak è arrivato ottavo. Chi si chiedesse se quest'ultimo ha affinità con il presidente dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, Tony Estanguet,  che a sua volta ha nel suo curriculum 3 medaglie d'oro olimpiche nel C1, rispondo di sì: è suo figlio!  

Vita non facile per le donne in ginocchio. Avrà la meglio la ceca Tereza Knebelova che naviga con leggerezza sulle acque francesi e mette dietro una Angele Hug super motivata dopo l’argento olimpico nel kayak cross. Terza ancora una ceca e cioè Martina Satkova. La ferrarese Marta Bertoncelli perde tempo alla 14, le scappa la punta in morta ed é costretta a fare un retro. Lunga, lunghissima alla 17  e poco efficace nella spinta dentro le risalite. La somma di tutto ciò la allontana dal podio e chiude nona a poco più di 9 secondi dalla vincitrice. 


Chiude la prima tappa della “Pyrenees Cup 2025” il Kayak Cross su cui però soprassiedo  e rimando al prossimo post.


Occhio all'onda ! 


onore ad un fenomeno 



Commenti

Post più popolari