Archiviata anche la 36esima edizione della Coppa del Mondo di Canoa Slalom e la 4^ del Kayak Cross


A La Seu d’Urgell mi sono fermato a chiacchierare tra una manche e l’altra con Jernei Abramic, allenatore di Eva Tercelj e amico di vecchia data. Tra le altre cose mi dice:«iniziamo ad essere vecchi in questo circuito e sai da cosa lo si capisce? Semplice… la prima volta che siamo venuti qui gli alberi nel parco erano appoggiati ad un sostegno per farli crescere ben eretti. Oggi sono alti e grossi, del  sostegno iniziamo ad averne bisogno noi! ».  In effetti la prima vola che ho messo piede nel Parco del Segre era il 1991 per la pre-olimpica, eravamo venuti con Diego Dogà e sembrava di essere atterrati su un altro mondo… stavamo vivendo un sogno fatto di acqua, pagaie, canoe, paline appese al cielo e viaggi infiniti su mezzi lenti e scomodi, ma che ci portavano sempre verso  nuove avventure. Scoprirò più tardi che tutto si è inciso nel mio cuore con una forza che solo lo Spirito Libero di quegli anni aveva la possibilità di fare e poi ho avuto e ho  la fortuna di rivivere tutto ciò con i miei figli e con i miei atleti, che sono diventati parte integrante di me.   

La Seu d’Urgell, o meglio il Club del Cadì, ha organizzato ad oggi 21 gare di Coppa del Mondo, 3 Campionati del Mondo, 1 europeo e  1 olimpiade, in 33 anni di storia di questo canale che, con il passare degli anni, è sempre interessante, anche se non è certo tra i più difficili del circuito. 

La Coppa del Mondo 2024 si è conclusa nell’ultima domenica di settembre con le gare del  Kayak Cross sotto un’acqua torrenziale che è cessata solo al momento delle premiazioni! Abbiamo assistito  a belle gare molto combattute, perché la posta in palio era piuttosto alta e, come sostengo da tempo, l’evoluzione tecnica di questa nuova disciplina è in continua progressione con la conseguenza che le gare stanno prendendo una vera e propria identità. Iniziamo ad avere atleti che si dedicano quasi esclusivamente al Kayak Cross o, se devono scegliere tra le due discipline, propendono  per la seconda. Caso eclatante è quello di Joseph Clarke che, dopo i Giochi di Parigi 2024, ha preferito  rinunciare allo slalom e arrivare, sia a Ivrea che a La Seu, solo ed esclusivamente per la disciplina che alle Olimpiadi gli ha portato un argento molto prezioso. In palio c’era la Coppa del Mondo over all e, per aggiudicarsela, sapeva bene che avrebbe dovuto vincere l’ultima gara: tutto per lui è andato come da progetto.  Alle spalle del britannico il brasiliano Pedro Gonçalves che così conferma la sua propensione per questa specialità. Peccato, perché arrivare secondi per un solo punto lascia qualche amarezza che però deve essere ripagata da questo grande risultato, non solo per lui, ma per tutto il Continente che rappresenta. Purtroppo l’ICF e pure anche qualche allenatore europeo più che titolato,  sono convinti che la canoa sia uno sport prettamente del Vecchio Continente. Vorrei ricordare che le origini del nostro sport arrivano dal Nord America tanto  la canadese quanto il kayak. Lo sa bene lo scozzese John MacGregor che, agli albori dell’800, durante  un viaggio artico, fu talmente incantato da queste imbarcazioni  da tornare in Patria e crearne una a somiglianza di quelli eschimesi. Poi la storia e la fantasia umana ha fatto il resto. 

In terza posizione, per completezza di informazione, nella over all di Coppa, è arrivato il francese Mathurin Madore che ci aveva creduto parecchio,  avendoci dedicato tempo e passione fino alla fine, ma si sa che questa specialità ti può lasciare fuori da giochi in ogni istante: ed è quello che è successo a lui  nella gara in Spagna. 

Nel settore femminile si sono imposte le inglesi rispettivamente Kimberly Woods, che si porta a casa il Trofeo per il secondo anno consecutivo, e Mallory Franklin, seconda a 8 lunghezze dalla compagna di squadra. Sono felice però perché ho rivisto sorridere Mallory dopo una stagione agonistica e personale certo non da ricordare a lungo. Terza Jessica Fox. 

Archiviata così anche la Coppa del Mondo numero 36 (13 per il C1 donne)  forse l’ultima, anzi, sicuramente l’ultima, con una formula che permetteva una partecipazione allargata. Ora l’ICF, o meglio chi sta per lasciare i comandi, vorrebbe creare un evento di altissimo livello con solo 45 atleti per categoria. Forse l’idea ci starebbe se ci fosse un motivo concreto per cambiare. Le ragioni date a mio avviso, costi per organizzatori, riduzione dei  tempi e chissà cos’altro, non mi sembrano valide. Prendiamo il primo caso e cioè costi per organizzatori: così facendo togli una media di introiti di 20 mila euro per le iscrizioni che non sono pochi. Ridurre i tempi ci sta, ma basta adottare la formula, che già si vuole adottare, di una manche e di una finale diretta. Ci starebbe ridurre il numero  di partecipanti se ci fosse un main sponsor che offra una quantità di denaro assurda  per creare un evento esclusivo. Al momento, e che io sappia, tutto ciò non esiste. Ricorriamo poi nell’errore fatto nel 2005 cioè quando si sono portate le canoe da 4 metri a 3.50. Tutti ci chiedevamo il motivo, ma nessuno, neppure  i proponenti, ne sapevano dare giustificazione. Oggi alla luce di vent’anni di distanza possiamo dire che non è servito a nulla, perché si sarebbe dovuto portare le canoe a 2.99 per permettere a tutti di viaggiare in areo facilmente. La mia preoccupazione rimane tale e quale ad allora: perché cambiare se non c’è una effettiva visione del futuro o particolari necessità?


Occhio all’onda !




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