Onore al Re Savsek!

 

C’è stato qualche commento da parte di anonimi sugli ultimi due post di questo blog e, poiché sono fatti da persone che non si firmano, mi costringono a rispondere non personalmente, ma pubblicamente.  La faccio breve! Si lamentano che non ho parlato degli italiani. Volevo solo sottolineare che non è compito mio farlo, precisando che su questo blog si trattano particolarità e approfondimenti tecnici  e si fa poca cronaca,  per quella ci sono i siti specifici ed i vari addetti stampa. Non faccio cronaca perché quando accadano gli eventi ho altro da fare e la cronaca ha tempi immediati per riuscire a stare al passo, cosa che, ripeto, non faccio. Qui condivido emozioni, suggerisco riflessioni e cerco di dare una visione diversa della canoa slalom e, visto il numero  considerevole di lettori e i molti consensi che ricevo, penso di fare un buon servizio al nostro sport.
 

Detto ciò veniamo alle prime due finali di questo mondiale che sono state emozionanti per tanti motivi. Il primo è il livello dei finalisti… molto alto sia al femminile che al maschile; il secondo è stata l’organizzazione che ha  animato nei momenti di pausa il pubblico con una band e con tanto di show-girl che cantavano e ballavano, dando così un'immagine diversa al nostro sport che ha bisogno anche di tutto il contorno.


Chi mi ha impressionato ancora una volta è stato il bravo Benjamin che, dopo aver vinto la semifinale, ha piazzato ancora un colpo vincente, uno dei tanti, nella finale dominandola con saggezza, potenza fisica e tecnica. Cosa mi piace di lui? Il suo debordè. La sua pagaia  in acqua si trasforma in Excalibur invincibile, magica.  Artù estrasse dalla roccia quella famosa spada e l’atto che lo fece  incoronare Re, Savsek ha fatto esattamente l’opposto la sua pagaia l’ha piazzata in acqua e non l’ha più tolta fino alla fine per esultare e gioire del suo secondo titolo iridato. Oggi il vero Re della canadese monoposto è lui con i suoi due mondiali vinti, il titolo olimpico e i tre titoli continentali. Non ha avuto paura di osare, alla porta 21 ha rischiato molto, ma si sa che "audentes fortuna iuvant", la fortuna aiuta gli audaci e lo sloveno audace lo è!  
Nicolas Gestin, che quest’anno in Coppa ed Europei è sempre stato giù dal podio, dopo le tre vittorie dello scorso anno in Coppa, ha piazzato una discesa pulita, ma non sufficiente per vincere. Probabilmente la scelta di fare la 10 in discesa non è stata una buona soluzione considerando che ha perso 84 centesimi nel traghetto da Savsek, che, sinistro come lui, ha fatto la stessa porta in retro.
Bravo, bravissimo Paolo Ceccon che centra la prima finale della sua carriera in Coppa del Mondo o Mondiale e la porta a casa pure con un medaglia di bronzo che gli rende onore e gloria.
 

Lo dicevo ieri, non vedevo  bene Mallory Franklin in kayak, ma oggi , nella finale in C1, è stata millimetrica in ogni passaggio e ha messo al collo un oro più che meritato che si aggiunge al successo che aveva già ottenuto a Pau nel 2017. La sua gara è stata condotta con  10 cambi di mano in una discesa che è durata 108 secondi e 05 centesimi, mettendo la sua punta avanti di 42 centesimi alla sua compagna di squadra Kimberly Woods, che, al traguardo, un pochino dispiaciuta è sembrata! Jessica Fox, terza,  ha dimostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse  bisogno,  la sua classe, prima in acqua e poi all’arrivo. In acqua ha fatto registrare il miglior tempo con 13 cambi di mano, peccato per il tocco alla 3, entrando con la coperta della sua canoa, che alla fine si è dimostrato fatale. Un bronzo e  la qualifica olimpica certo non sono cose da tutti, ma lei è assente sul gradino più alto del podio iridato dal 2018 quando vinse a Rio e precedentemente, comunque aveva già al suo attivo tre ori consecutivi quindi 2013, '14 e '15. Parlavo di classe  ed eleganza per lei  anche all’arrivo,  infatti, pur sapendo di non aver vinto,  ha elargito applausi e sorrisi felici al pubblico e alle avversarie vittoriose o sconfitte. 


Assegnate le quote olimpiche in queste categorie, ma ne parleremo nei prossimi giorni, restiamo concentrati sulle gare di domani e poi domenica dedicata al kayak cross.

Si può gioire ed essere dispiaciuti nel giro di pochi minuti: felice per la quota olimpica e il 5^ posto di Ana Satila nella canadese monoposto ed essere tristi per Raffy che non è riuscito a esprimere il suo potenziale. Nulla è perduto e nulla toglie al valore del campione italiano,  che quest'anno ha centrato due finali di cui vinta una. La stagione non è finita è c'è la grande finale di Parigi che lo aspetta!   


Occhio all’onda!









 

Commenti

  1. Non parla degli italiani, ma di suo figlio si. Forse c’è qualche acredine con gli altri figli d’arte?

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  2. guarda quando ti firmerai allora potrò risponderti direttamente!

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