Finali K1 men & women incoronano Prskavec & Funk
Un’altra grande battaglia è stata combattuta, e a noi scrivani da tastiera non rimane che raccontare un’altra epica storia scritta dal folletto di Praga, da colui che oggi arriva al suo sesto titolo continentale, nessuno come lui prima, e chissà quanti ancora sarà capace di vincerne! Parliamo ovviamente di Jiri Prskavec: un atleta che sembra un tutt’uno con la sua canoa, tanto da farci pensare che forse all’interno sono nascosti chissà quali congegni elettronici di nuova progettazione! E’ sceso sul canale polacco dominando ogni istante degli 88 secondi e 21 decimi che gli sono serviti per passare attraverso le 21 porte posizionate sul percorso da Fionna Pennie con saggezza e anche con capacità innovativa su un tracciato che ormai tutti conoscono molto bene viste le quantità di gare che si organizzano da queste parti. Mai nessuna incertezza, neppure quando sembrava essere in ritardo dall’uscita della porta 13 in risalita per entrare nella 14 in retro. Qui è uscito il suo guizzo da leone che lo ha rimesso in assetto e in sicurezza fino alla fotocellula finale che lo stava aspettando con ansia e trepidazione. A Kraków aveva vinto nel 2013 il suo primo Europeo su Mike Kurt, svizzero, e su tedesco Sebastian Schubert. Il caso ha voluto, o meglio la bravura dell’atleta in questione, che secondo oggi è stato un’altro svizzero Martin Dougoud artefice di una semifinale precisa e di una finale altrettanto sicura e incisiva. Mi piace ed è simpatico l’elvetico che è nato a Ginevra lo stesso giorno in cui sono stato registrato all’anagrafe, ma ovviamente di molti anni dopo, 29 per la precisione. Martin vive e si allena a Pau e cioè in Francia e magari ve lo ricordate pure, perché ha avuto una lunga storia d’amore con Riccarda Funk! Mi piace perché è simpatico e non sembra mai essere incavolato alla fine delle gare, poi succede spesso e volentieri che entri nelle finali e quando taglia il traguardo in semifinale, guardando il tabellone del tempo e la classifica, si stupisce e sorride ed è felice. Sembra quasi che non si aspetti di passare il turno per giocarsi le medaglie. Vai a capire questi svizzeri!
Terzo è il campione olimpico di Rio 2016 quel Joseph Clarke che dopo due quarti posti agli europei nel 2019 e 2022 riesce finalmente a prendere una medaglia continentale. Il britannico però ha di che rimpiangere nella sua finale. Prima il tocco alla porta numero uno, penso che sia stato l’unico in tutta la giornata, poi attacca molto bene, arriva alla 17 e qualche decimo lo lascia nel ricciolo di questa porta; poi c’è un erroraccio alla 21 in risalita che gli ruba una vittoria che poteva essere portata a casa. Infatti nella risalita batte forte la coda sul fondale, la canoa si pianta ed è costretto a rimediare in qualche modo per uscire da una morta che sembra essersi affezionata alla sua canoa. Miglior tempo con 87.80 a cui va però sommata la penalità alla partenza. Giovanni De Gennaro con 88.73 avrebbe potuto prendersi un argento, ma il tocco alla 16 lo rilega in quinta posizione come fu all’europeo a Cracovia nel 2013.
Si invertono le posizioni delle tedesche nella finale dopo che la semifinale era stata vinta da Elena Lilik e Ricarda Funk, miracolata, decima. La campionessa olimpica e mondiale vince il suo 3^ titolo Continentale dopo quelli del 2014 (Vienna) e 2018 (Praga) artefice del successo è stata una condotta di gara tecnicamente perfetta per una donna. Non ha rischiato nulla, ha messo in atto quello che sa far meglio e cioè far scorrere la canoa. Nella combinazione 16/17 ha scelto la via in rosa, nel senso che non ha tagliato la 16 come fanno gli uomini e come hanno fatto il resto delle finaliste, ha preferito andare diritta sul ricciolo, passare la porta, anticipare la rotazione delle spalle ed entrare nella 17 con una velocità impressionante. Il tempo di 97.09 la dice lunga: c’è solo il 97.06 della Zwolinska, che finisce alle sue spalle, ma con 4 penalità. Due penalità anche per la tedesca fatte alla risalita 4. Fiserova bronzo con 102.34. Male le due inglesi in finale e pure Camille Prigent che lascia speranze di podio alla 17, prima facendosi bloccare dal buco e poi, come se non bastasse, per avere la matematica certezza di prendere posizioni di rincalzo, la tocca.
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