Scuole di C1 ?

Che non ci siano  più  vere  e proprie  scuole di slalom  per nessuno neppure tra  le migliori nazioni in assoluto ce lo confermano i C1 transalpini che quest’anno rappresenteranno il galletto francese agli eventi internazionali. Tre atleti, che in totale superano di poco i 70 anni, e che hanno dominato le selezioni francesi di Aprile sul canale che ospiterà i Giochi Olimpici nel 2024. Apro una parentesi su queste gare e devo essere più preciso perché non si trattava di  vere e proprie selezioni, ma per dirla alla francese erano competizioni di   d'identification national. Il termine riassume un concetto molto semplice: facciamo le gare, ma alla fine decide quello che vuole il Direttore Tecnico del Settore. I più maliziosi dicono che si tratti di influenze politiche più che dei tecnici, ma se negli sport, ripeto di squadra, il concetto di selezione in base a criteri soggettivi del Direttore Tecnico ci sta, viceversa non regge l’idea di applicarlo negli sport individuali dove a parlare sono tempi ed eventualmente percentuali: i primi tre vanno!

Ma torniamo a noi… Perché scrivo che non ci sono più le scuole di canoa slalom?

Semplice per il fatto che tutti e tre i francesi, e cioè Roisin, Gestin e Bernardet usano 3 barche completamente differenti. Il primo una Vajda "Demon 4" costruzione Xtreme,  il secondo una Galasport ideata dal campione del mondo Tasiadis battezzata con il nome di  "Genie" (sembra che ci siano riferimenti alla storia di Aladino e al famoso Genio della Lampada) il terzo, Bernardet,  usa una Zig Zag modello "Focus RS" studiata e realizzata da lui stesso, come tutta la serie Focus. Queste scelte di imbarcazioni ci portano a pensare che non si seguano direttive o principi  comuni e condivisi, ma che viceversa venga esaltata l’individualità, com’è giusto che sia e come ormai da tempo ci dicono le metodologie di allenamento sia fisico che tecnico. Roisin e Bernardet sono seguiti dal tecnico federale  Jonas Turmeau, mentre Gestin ha come riferimento  Arnaud Brognar. I tre, oltre ad essere ancora particolarmente giovani (Roisin 26, Gestin 23, Bernardet 22) hanno messo fuori squadra un super titolato come Denis Gargaud. Uscita che sembra essere stata piuttosto burrascosa… seguiremo gli sviluppi!

Parlavo di tre barche diverse per i francesi, ma in realtà è così pure per gli slovacchi con Alexander Slafkovsky  su Hype, Matey Benus con Demon 4 e Marko Mirgorodsky con Demon 3. Anche in casa Italia non si scherza infatti  Raffaello Ivaldi usa  Demon 4 (Vajda), Paolo Ceccon la  Godzilla (Galasport),  Flavio Micozzi  MM3 (Vajda), Roberto Colazingari Demon 3 (Vajda) e Martino Barzon su Focus RS (Zig-Zag).

Se guardiamo però  al passato  scopriamo che le epoche precedenti sono state caratterizzate da tre  grandi scuole di canadese monoposto: quella delle Germanie (1961-1973), poi da quella della Repubblica Cecoslovacca (1975-1977) ed  in fine  da quella USA (1979-1995).

Tralascio il primo periodo dove l’influenza della ex DDR aveva decisamente dato vita ad una vera e propria scuola di regime, ma concentrandoci su Repubblica Cecoslovacca, dove la canoa era e in parte lo è ancora,  sport popolare, e sugli Stati Uniti d’America, scopriamo che il movimento di questi paesi ha avuto uno sviluppo enorme grazie ad un lavoro di squadra notevole.  Tresnak, Radil e Sodomka, così come gli americani con Lugbill, Hearn, Robison, Ford, Lessels, Prentice, lavoravano assieme crescendo giorno dopo giorno uniti da una serie di fattori. Uno tra questi era l’uso degli stessi materiali.
Gli atleti della Repubblica Cecoslovacca erano partiti a costruire una canoa che si adattasse al loro modo di intendere lo slalom e così si sviluppò  la famosa TRS che stava per l’appunto per Tresnak, Radil e Sodomka. Con questa imbarcazione vinsero pecchio imponendosi al mondo tra i paletti dello slalom.

Gli americani, che avevano capito da subito l’importanza dei materiali e di una strategia comune,  hanno  dato vita ad una serie infinita di barche grazie alla collaborazione tra Davey, Bob e Jon (ovviamente parliamo di Hearn, Robinson e Lugbill) . La serie inizia nel 1977 con il "Max 2", poi nel 1978 c’è il  "Supermax" per proseguire l’anno successivo con l'"Ultramax", mentre è del 1981 il "Cudamax" seguito nel 1983 dal "Batmax" e nell’85 nasce il "SuperBatmax". Nel 1987 è il tempo dell’"ExtraBat" e nel 1989 il "Fanatic". La serie degli "Stealth" nasce nel ’91, mentre per le Olimpiadi del ’92 si torna a modificare il Fanatic e si elabora la versione 2. Per dovere di completezza ricordo nel 1994 il "SexC1",  poi modificato per dare vita, nella primavera del 1995, al "Dynamic" con cui Davey Hearn vinse, a distanza di 10 anni, il suo secondo mondiale a Nottingham. La serie finisce con il ritiro dalle competizioni di una intera generazioni di campioni nel 1997 con il "SuperGlide".

Qualche attento osservatore avrà notato che ai modelli di canoa sono associati gli anni di creazione. Certamente si è già capito il motivo di questo, forse è solo il caso di dire che un tempo si pagaiava su fiumi naturali che avevano caratteristiche spesso e volentieri molto diverse, ecco quindi la necessità di avere una barca specifica per quel percorso e per l’appuntamento più importante che arrivava ogni due anni e cioè il Campionato del Mondo!

A capo di questi atleti c’era in pratica un solo uomo che fungeva da tecnico e da punto di riferimento parliamo per gli americani di Bill T. Endicott. Gli atleti vivevano nel quartiere di  Brookmont a Washington D.C. e condividevano praticamente ogni allenamento, oltre all’allenatore e un programma di allenamento che consisteva in pratica a fare sempre un  qualcosina in più, e più veloce, di chi si trovava al tuo lato a pagaiare!

Oggi le cose sono cambiate, si punta di più sull’individualità, si condivide meno, si è più concentrati sulla ricerca personale per trovare la propria forma di espressione. Si lascia molto spazio agli atleti di trovare e cercare una via per se stessi, chi coadiuvato da un tecnico, chi invece preferisce ascoltare più pareri e poi mettere assieme il tutto per esprimersi in gara. Se da un lato si  segue quella che è la tendenza attuale dei mille « personal trainer », dall’altro lato si crea molta confusione dove tutti dicono la loro senza però avere esperienze specifiche che si sviluppano nel tempo e che maturano partendo dalla base.

 

Occhio all'onda!

Commenti

  1. Ciao Ettore. È sempre un piacere leggere i tuoi testi. É uno spunto di riflessione e una bella "finestra affacciata su quel che succede nel mondo canoistico. Quando dici che si punta "sull'individualita'... e sulla ricerca personale per trovare la propria forma di espressione, cercare la via per se stessi", trovo che sia per certi versi un grande passo avanti che spinge ancora un po' più in là le performance canoistiche di questi prodigiosi atleti. Penso tuttavia che questo "interpretare" possa essere almeno in parte frutto di cambiamenti che non riguardano strettamente il mondo sportivo ma un modo diverso di comunicare, relazionarsi e vivere. Avrai già capito che vedo con un po' di nostalgia quella condivisione che non avevamo solo noi "atleti da canoa club" ma anche atleti di altissimo livello come Jon, David e Bob. É un mondo veloce e chi si gira resta indietro... ma non sono sicuro che sia l'interpretazione migliore.

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