Lo slalom
Certamente il Campionati del Mondo di Slalom, conclusosi a fine settembre in Spagna, non è stato solo caratterizzato dalle vittorie di Prskavec e Tercelj o dalla grande prestazione come squadra della Spagna descritti nei post precedenti. Certo questi sono stati sicuramente i punti più caratterizzanti, ma a contorno di tutto questo ci sarebbero mille storie da raccontare che hanno preso forza non solo nei cinque giorni di gara, ma sono nate molto tempo prima grazie a tutti i partecipanti che hanno dato vita ad una edizione decisamente particolare. Ci sarebbe da raccontare delle medaglie di Jessica Fox ancora e sempre protagonista, o dell’incredibile vittoria della Herzog nella canadese monoposto femminile, ma ovviamente ci sarebbe anche da perderci un’intera giornata a parlare del neo campione del mondo nella canadese maschile Joly, che ha messo la punta d’avanti a tutti cosa che sinceramente nessuno si sarebbe mai aspettato. Poi c’è la Jones che quest’anno sale per la terza volta sul podio tra Coppa e Mondiali. Ci sarebbe da raccontare le lacrime della Satila all’arrivo della finale del K1, un pianto liberatorio e di rabbia per un risultato mancato e che lei sente ormai molto vicino. Bisognerebbe parlare e capire perché la Funk non vince o scoprire dove Neveu ha lasciato il suo talento.
Lo slalom è tutto questo: fantasia, gioia, emozione, ma partiamo sempre da programmazione, organizzazione, precisione che molto spesso lasciano comunque posto a chi sa sfruttare al meglio l’attimo. Le conferme e le sicurezze, fanno da contrasto a sorprese ed incertezze che trasformano lo sport, un gioco codificato, in una magia di emozioni. Atleti che danzano sull’acqua passando tra i pali dello slalom, allenatori e compagni di squadra che corrono sulla riva sinistra danzando anche loro sulle scarpe da tennis evitando chi torna in partenza dopo aver percorso un minuto prima lo stesso cammino condito da urla, fischi e speranze. Mentre c’è chi sull’altra riva immobile fisicamente, ma ben mobile emozionalmente aspetta e poi rincorre figli, nipoti, amanti, amici, compatrioti. Poi c’è chi segue in silenzio, c’è chi rimane in tenda a trattare gli atleti, c’è chi in sala video scarica video su video, guarda e riguarda prendendo tempi ed intertempi, c’è chi poi deve prendere delle decisioni, chi riprende, chi giudica, chi elabora e chi controlla che tutto si svolga come deve essere. Lo slalom questo infinito mondo che ci cattura, ci rapisce e che occupa le nostre menti da quando ti svegli a quando torni a letto. Lo slalom: infinita storia di onde, pali, atleti, uomini, donne, tempi, tocchi, gesti, allenamenti, gare e … racconti!
Occhio all’onda!
Lo slalom è tutto questo: fantasia, gioia, emozione, ma partiamo sempre da programmazione, organizzazione, precisione che molto spesso lasciano comunque posto a chi sa sfruttare al meglio l’attimo. Le conferme e le sicurezze, fanno da contrasto a sorprese ed incertezze che trasformano lo sport, un gioco codificato, in una magia di emozioni. Atleti che danzano sull’acqua passando tra i pali dello slalom, allenatori e compagni di squadra che corrono sulla riva sinistra danzando anche loro sulle scarpe da tennis evitando chi torna in partenza dopo aver percorso un minuto prima lo stesso cammino condito da urla, fischi e speranze. Mentre c’è chi sull’altra riva immobile fisicamente, ma ben mobile emozionalmente aspetta e poi rincorre figli, nipoti, amanti, amici, compatrioti. Poi c’è chi segue in silenzio, c’è chi rimane in tenda a trattare gli atleti, c’è chi in sala video scarica video su video, guarda e riguarda prendendo tempi ed intertempi, c’è chi poi deve prendere delle decisioni, chi riprende, chi giudica, chi elabora e chi controlla che tutto si svolga come deve essere. Lo slalom questo infinito mondo che ci cattura, ci rapisce e che occupa le nostre menti da quando ti svegli a quando torni a letto. Lo slalom: infinita storia di onde, pali, atleti, uomini, donne, tempi, tocchi, gesti, allenamenti, gare e … racconti!
Occhio all’onda!
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