Qualifiche archiviate agli Europei di Slalom
Tacen è la canoa slalom come lo è Kitzbuhel per la discesa libera alpina. Hanno in comune il fatto che agli inizi degli anni ’30 già si gareggiava in queste località, ma hanno soprattutto entrambe la capacità di far alzare in piedi il sempre numeroso pubblico presente sugli spalti in modo particolare in prossimità dei salti che caratterizzano in un modo o nell’altro questi due percorsi che si parli di canoa o di sci. Per un atleta uscire dal cancellato di partenza ed infilarsi in quel budello d’acqua ha il sapore di una grande sfida e rende tutto molto affascinante e se vogliamo, passatemi il termine, eroico! Poi c’è il pubblico sempre presente e partecipe, qui si può gareggiare di giovedì e domenica, ma il supporto esterno è sempre presente. Poi gli stand tecnici e per rifocillarsi; uno speaker attento e preciso che sai coinvolgere tutti in varie lingue. Poi ci sono le mascotte che si fanno fotografare con i più piccoli e incitano il pubblico ad applaudire. Forse unico neo poca attenzione agli atleti che rispetto ad altre organizzazioni non sono trattati certamente da protagonisti quali essi sono. La zona atleti infatti è decisamente piccola e senza colore.
Per fortuna che noi abbiamo il buon Claudio Camporesi che ha allestito una sorta di piccola « Casa Italia » dove i nostri atleti possono trovare spuntini e un buon caffè sotto il controllo della dottoressa Daniela Capra che cura alimentazione e benessere coadiuvata dai fisioterapisti dello studio Genesi diretti dal dottor Carlo Martinelli e Fabrizio Portonaro.
Bene! a parte tutto ciò Tacen ha la capacità di farci entrare in clima gare alla grande e di farci restare con il fiato sospeso fino alla fine della gara, considerando che anche l’ultimo salto che ti riporta in fiume potrebbe diventare determinante.
Qualifiche più o meno andate come da copione. Qualche delusione in casa Italia non è mancata come l’esclusioni clamorose di Zeno Ivaldi e di Roberto Colazingari che si aggiungono a quelle del C2 Camporesi/Cipressi e Clara Gia Pron nel kayak femminile.
Il risultato è una conseguenza di cose e arriva solo se molti elementi combaciano alla perfezione. A volte la paura del successo può bloccare anche i più talentuosi atleti.
Perdere una medaglia nel K1 a squadre maschile per 0,24 non è buona cosa, peccato perchè questi tre pagaiatori (Weger, Ivaldi, De Gennaro) se la sarebbero meritata, ma la buona sorte magari ce la teniamo per i mondiali di Pau! Poco dopo però gli azzurri ci regalano una magica medagia nella prova a squadra nella canadese monoposto. Un bronzo che da carica a tutta la squadra e va un bravo a Raffaello Ivaldi, Roberto Colazingari e Stefano Cipressi.
Per le gare di semifinale è stato chiesto ai tracciatori (Molmenti - Abramic) di apportare alcune modifiche per rendere meno problematici alcuni passaggi e in modo particolare tra la 5 e la 6. I due allenatori hanno fatto propri i suggerimenti e si sono dimostrati molto accondiscendenti ed intelligenti ad apportare le necessarie modifiche.
Occhio all’onda!
Il medagliere dopo le gare a squadre |
I tracciatori a sinistra Daniele Molmenti e a destra Jerney Abramic |
Zeno Ivaldi con la fidanza venuta a sostenere in Slovenia il suo amato |
La famiglia Cipressi |
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