3 giorni ai Campionati del Mondo Junior e U23
"La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda.
E come la si ricorda per raccontarla"
- Gabo -
Ho passato più di qualche Santo Natale e capodanno qui in Australia, ma fino ad oggi non avevo fatto la Pasqua da questa parte del mondo. Nella vita quindi non si può mai sapere cosa succederà domani, viviamo alla grande e confidiamo nella buona sorte.
Siamo a tre giorni dalla cerimonia di apertura della terza edizione U23 della rassegna iridata, iniziata a Wausau (USA) nel 2012, e alla 16esima per la categoria Junior. La rassegna per gli atleti tra 14 e 18 anni ha visto la sua prima edizione nel 1986 a Spittal (AUT). E' poi proseguita fino al 2008 con cadenza biennale e solo dal 2012 si disputa ogni anno compreso nell'anno olimpico dove invece non si mettono in palio i titoli mondiali nella categoria senior. Ovviamente come tutti i mondiali l'effetto emozionale è un boomerang - tanto per stare in tema territoriale - che potrebbe tornare, ma senza sapere esattamente in che modo. Va detto però, per sincerità, che lo spirito che si sta vivendo in questa manifestazione è diverso da quello di un mondiale senior. Tra gli Junior e gli Under c'è molta freschezza, genuinità, spontaneità e aggiungerei anche spirito libero.
A-B-C rappresentano gli spazi luce da usare in una risalita | . |
A parte tutto ciò mi interessava condividere un pensiero sulle risalite ad "S". Qui ci sono alcuni punti in cui si possono piazzare questo tipo di risalita che non sempre si trova in un tracciato di slalom. Tutti abbiamo chiaro il concetto di questa manovra, anche i miei atleti, ma purtroppo molte volte, spesso, vengono impostate e gestite come risalite normali. Una risalita ad "esse" ha una luce di entrata diversa rispetto ad una risalita normale. Lo spazio per entrare sembra ristretto, ma in realtà rimane lo stesso di quello di una impostazione classica. Cambia ovviamente la prospettiva di entrata e uscita. L'asse dell'atleta subisce una triplice rotazione lasciando i fianchi liberi di lavorare prima in rotazione e poi in contro-rotazione fermando e invertendo la direzione di arrivo. I problemi quindi sono due. Il primo nel cambiare l'impostazione di entrata e il secondo di trovare gli spazi per interagire nel movimento. La sostanza non cambia anche se molte volte gli atleti cadono nel panico. C'è da sottolineare però che questa manovra non è molto utilizzata e non si allena come invece si dovrebbe. Cosa che succede anche per le porte da fare in retro, ma ne parleremo più avanti.
Occhio all'onda! e buona Pasqua a tutti
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