La discussione si accende sulla canadese donne alle Olimpiadi
La discussione sull’inserimento della canadese femminile continua a far discutere ed è oggetto di riflessioni profonde.
Principalmente non piace il fatto che questa specialità debba aspettare almeno sei anni prima di fare il suo esordio ai Giochi Olimpici, pur godendo di grandi apprezzamenti da parte dello stesso presidente ICF Jose Perurena, che al recente congresso in Perù ha detto: “Women’s C1 in both Sprint and Slalom has improved dramatically over the last couple of years and the proposal to include it in the Olympic programme will further support its future development.”.
Ma è di oggi una lettera anonima su questo tema scritta e inviata a Sportscene.tv da una atleta olimpica, così si definisce lei stessa anche se non pratica la canadese in nessuna forma , in cui esprime con toni forti la sua idea sull’attuale realtà sportiva canoistica.
In sostanza lo scritto ricorda che la carta costituzionale del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) dice che:"Ogni forma di discriminazione nei confronti di un paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica, sesso o altro è incompatibile con l'appartenenza al Movimento Olimpico" e credo che su questo siamo tutti d’accordo.
Mi sembra però inopportuno basare su una presunta discriminazione il motivo per cui non si inserisce già a Rio nel 2016 la canadese femminile. Dire che non ci si attiene ai principi morali ed etici del CIO, e aggiungo io di tutti noi, ci vuole una bella fantasia. Tanto più che la strada per la canadese femminile è già stata segnata proprio dall’ICF con chiari e quanto mai precisi obiettivi. Cosa molto apprezzabile e soprattutto auspicabile anche per altre problematiche!
La vera discriminazione arriva se facessero gareggiare le donne in questa categoria senza aver raggiunto un livello tale da competere degnamente per una manifestazione che è l'apice sportivo. E ciò non è una opinione personale, ma è solamente una confutazione di una analisi tecnica con dati e risultati alla mano su tempi e percentuali, ampiamente illustrati nel post precedente.
La canadese monoposto ha fatto la sua apparizione nel 2009 ai mondiali in Spagna a La Seu d’Urgell in maniera dimostrativa e oggi vanta al suo attivo solo tre campionati del mondo ufficiali. Ora, se guardiamo al passato, lo slalom è entrato ai Giochi Olimpici per la prima volta nel 1972 dopo 23 anni dal primo campionato mondiale disputato a Ginevra nel 1949 dove si gareggiò in 4 specialità - K1 men, K1 women, C1 men e C2 men.
Spostando l’attenzione sull’atletica leggera, che ha 195 paesi che partecipano alle gare a cinque cerchi, ha inserito il salto con l’asta femminile, specialità maschile da sempre ai Giochi Olimpici e cioè dal 1896, per la prima volta ai Giochi di Sydney nel 2000. Ripercorrendo la storia di questa specialità in rosa ci accorgiamo che si praticava comunemente negli States fin dalla fine degli anni ’20 e le prime gare ufficiali sono negli anni ’70. Questa specialità viene riconosciuta ufficialmente però solo nel 1992 con il suo primo record del mondo. Oggi il record del mondo femminile è per un 17,7% inferiore a quello maschile. Nel settore slalom la migliore atleta assoluta al recente mondiale di Praga è al 27,05% dal vincitore nel kayak maschile e la seconda al 42,91!
Il tono della lettera è molto duro tanto che invita addirittura a fare ricorso nei vari tribunali per fermare questa presunta discriminazione fra i sessi.
Mi dispiace perché eravamo sulla buona strada ad educare le nuove generazioni a credere negli obiettivi e lavorare per questi in una prospettiva olimpica e non raggiungere tutto alzando la voce e appellandoci a principi etici e morali di altissimo contenuto.
Quando eravamo giovani non avevamo la certezza di riuscire a competere ai Giochi Olimpici, ma ugualmente consideravamo lo slalom Olimpico. Ci abbiamo creduto così tanto che alla fine è entrato.
Mettiamo la discussione sul tema tecnico e lasciamo perdere polemiche e falsità che si vogliono creare per alimentare sempre di più la vera discriminazione che è altrove e non fra i pali dello slalom
Occhio all’onda!
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