Canadese femminile un passo avanti
Il tema di questo momento per la canoa internazionale è la canadese femminile.
L’ICF, all’ultimo convegno a Lima, ha preso la decisione di portare avanti questa specialità in previsione dei Giochi Olimpici del 2020 e arrivare ai successivi in pari quota uomini e donne. Questo ovviamente ha scaturito una serie di riflessioni da parte di chi si chiede perché, se l’organo internazionale della canoa ritiene la canadese femminile degna di entrare nelle specialità olimpiche, bisogna aspettare ancora 7 anni.
C’è poi la prospettiva di avere la stessa quota atleti per uomini e donne. Ciò potrebbe avere delle drastiche conseguenze su alcune categorie, ma andiamo per ordine e analizziamo ciò che accade in slalom.
Partiamo dalle donne inginocchiate e guardiamo il livello raggiunto oggi attraverso la Tav.1 e ipotizziamo che i posti disponibili per questa categoria siano 15 in rappresentanza di altrettante nazioni.
TAV. 1 - Risultati qualifica, semifinale e finale ai recenti campionati del mondo di slalom a Praga con % di distacco tra le atlete e in relazione al miglior k1 men. |
Se consideriamo ora i risultati di Praga ipoteticamente le nazioni che si guadagnerebbero il posto ai Giochi Olimpici sarebbero state: Repubblica Ceka, Australia, Slovacchia, Great Britain, Germania, Kazakistan, Spagna, Francia, Austria, Brasile, Ukrainia, Canada, Russia, Cina, Giappone. In questo modo è rappresentata la globalità dei Continenti, ma nasce il problema della qualità. Infatti tra la prima atleta e la 15esima c’è una differenza di poco più di 11 secondi che in percentuale significa 9,70%. La prima atleta è al 27% dal miglior k1 uomini, mentre la seconda è al 42%. Fino ad arrivare ad un oltre 55% se ipotizziamo la finale a 8 come per i colleghi maschi. Nella finale della canadese monoposto femminile si entra con il 21,93% dalla prima classificata e tanto per aver un’idea con il k1 maschile la percentuale per entrare in finale dal vincitore della semifinale è stata del 3,1% e per quest’ultima categoria bisogna stare sotto il 7,9% per passare il primo turno, mentre nella C1 donne è sufficiente il 16,33%.
A questo punto il livello della eventuale gara olimpica si riduce notevolmente considerando il fatto che ai recenti Campionati del Mondo di Praga su 15 eventuali nazioni ammesse solo sette hanno conquistato la finale delle 20 iscritte nelle prove di qualifica. In finale ai mondiali nella C1 donne avevamo 7 nazioni e nelle prime otto solo cinque. Per arrivare alle 8 eventuali finaliste bisogna andare a ripescare 3 nazioni che sono molto distanti dalle prime cinque. In questo modo la finale risulterebbe ad appannaggio esclusivo di solo cinque squadre, di cui tre guadagnerebbero una medaglia. Ciò sta a indicare che la percentuale di vincere una medaglia per queste 5 nazioni è molto alta. Per la verità i Giochi si ridimensionerebbero non poco e la portata internazionale si avvilisce con il gioco dei numeri.
Evidentemente da questi dati emerge il fatto che questa categoria non è ancora pronta per affrontare le gare a cinque cerchi per uno standard medio ancora piuttosto basso. La differenza anche per le medaglie è troppo elevata per garantire una buona qualità.
Il fatto di lanciare la proposta è un chiaro segnale di apertura che va appoggiato e che probabilmente potrà dare un altro importante contributo alla crescita di questa categoria. Bisogna però avere pazienza e lavorare bene per non mettere in crisi anche tutto un sistema che si collega alla divulgazione del nostro sport.
Ora concorderete con me che per chi ha commentato gli ultimi mondiali non è stato facile portare a termine la telecronaca e il povero Dario Puppo su Eurosport ha dovuto arrampicarsi sugli specchi per non suicidarsi in diretta televisiva vedendo scendere molte atlete in maniera piuttosto ortodossa (per mantenere un tono gentile e per incoraggiare il settore).
Veniamo al secondo punto quello ciò che l’ICF si è impegnata per il 2024 a portare tante donne quanti saranno gli uomini. Questo ha un solo significato plausibile e cioè quello di cancellare una specialità maschile se la quota atleti rimane fissa a 85.
Io rimango della mia idea che ancora una volta bisogna portare avanti il progetto (che presentai ancora all’ICF e all’allora vice presidente Richard Fox nel 2006 e che ho riproposto due settimane fa al presidente ICF e ai chairman slalom e discesa) della combinata e cioè oltre alle medaglie da assegnare in slalom e in sprint anche una terza nella somma delle due. Così facendo manteniamo la stessa quota atleti, ma agli stessi offriamo tre possibilità di medaglia oltre al fatto di usare una struttura molto cara per 10 giorni di Giochi.
Occhio all'onda!
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