Strana sensazione


Ho seguito questa mattina di buon ora, per me,  i funerali di Margaret Thatcher. Non ho la competenza per valutare il suo operato, poco mi intendo di politica e  mi considero solo curioso nel seguire le informazioni che ci trasmettono gli esperti del settore. Ma sono sempre interessato ad avvenimenti unici e solenni e l’estremo saluto ad una donna che ha governato per più di 10 anni il “mondo” intero da Dowing Street certamente lo era. 

Ho seguito la cerimonia in streaming sul sito di Repubblica e ho percepito il silenzio e l’angusta atmosfera londinese. Ho visto tanto nero come di nero vestiti erano  tutti i presenti alla cerimonia funebre. Le signore con i loro immancabili copricapo, i signori rigorosamente in tight. Tutti molto eleganti nelle loro scarpe di vernice nera, nei loro abiti firmati accompagnati da sguardi spenti e da gesti pragmatici.
Ho visto l’ultra ottantenne regina, elegante come sempre, salire e poi scendere le scale di St. Paul con estrema disinvoltura. Non ho capito perché Filippo, il consorte, non le abbia offerto il braccio, ma credo che sia una questione di cerimoniale. Lui al massimo l’accompagna restando qualche passo indietro, non si deve mai offuscare l’immagine della regina. Anche se il Duca di Edimburgo, tanto per citare uno solo dei suoi mille titoli, probabilmente avrebbe forse più bisogno lui di un sostegno per superare le rampe di scale che della nobile consorte!  
Ho visto arrivare il feretro su un fusto di cannone accompagnato da militari di tutti i reparti in alta uniforme. Ho visto un protocollo rigidissimo tanto da essere provato la notte precedente per offrire al mondo l’immagine di una Inghilterra stretta attorno alla sua Lady di ferro. Lei ha voluto gli onori  militari e non i funerali di Stato; lei ha lasciato scritto che vuole essere cremata e le  ceneri sepolte nel giardino della casa di riposo per i soldati di Sua Maestà a Chelsea. Anche questo un altro chiaro segno di come la rigida Margaret ha governato dal ’79 al ’90 e di come la pensasse della vita. 
Ho visto i rappresentanti di molti paesi,  il nostro Monti e il sempre sorridente Henry Kissinger. Mi sono chiesto quanto può  essere costata la cerimonia e poi ho pensato che se dei costi li ha avuti sono stati comunque costi e spese che avrebbero comunque considerando il fatto che si è mosso l'apparato militare e statale. E' come avere un mezzo e non utilizzarlo per non rovinarlo, ma che senso ha quindi possederlo e comunque mantenerlo se non lo si usa, almeno per azioni pacifiche o utili? 
Forse l'unica vera spesa è stata l'ospitalità per i vari rappresentanti di Stato.  Alla fine però si riduce tutto ad un grande business anche l’estremo saluto. 

Finito il collegamento con il vecchio continente, ho fatto colazione, poi sono salito in sella alla mia bici e sono andato al canale per allenare i miei atleti... la prospettiva è cambiata decisamente e bruscamente:  le scarpe in vernice nera erano sparite, sostituite da ciabatte o da tanti piedi nudi. I tight hanno perso le loro code e i pantaloni si sono accorciati, i panciotti canottiere. Di cravatte neppure l’ombra. I cappellini neri dalle mille forme delle signore inglesi sono volati via e sulle teste delle donne solo tanti capelli arruffati dal vento. I muratori delle nuove case che stanno sostituendo la favella del bario Maracanà non indossano gli elmetti gialli, i guanti e le scarpe anti-infortunistica che sicuramente invece avevano gli addetti alle transenne di Londra. Le strade certo non sono lisce, regolari e pulite come quelle britanniche. I cavalli che hanno tirato il fusto di cannone incutono terrore. I cavalli ci sono anche qui con un’aria rassegnata! Camminano stanchi tirando carretti che si vanno ad appesantire sempre di più nel loro avanzare alla ricerca di cartone, lattine, bottiglie, ferro. Le livree dei loro nocchieri non sono bordate da fronzoli dorati. 
Pedalavo  e ripensavo ai piccoli particolari e accorgimenti  della cerimonia: il Big Ben silenzioso in segno di rispetto per Margaret Thatcher, cosa che non succedeva dai funerali di Winston Churchill nel 1965... avevo tre anni!  Alla bandiera sulla bara e alla concreta paura di possibili attentati. Poi quella moltitudine di gente che aspettava silenziosa il passaggio del feretro.  Pedalavo, pensavo e mi guardavo attorno con la mente fresca di quanto visto da poco a Londra... decisamente una strana sensazione! 

Ancora una cosa! Brava Milena mi sei piaciuta quando hai scritto tra le altre cose:

“...Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto”


Occhio all'onda! 

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