Sulla strada di casa
Sono arrivato alla stazione dei bus a San Paolo alle 11 della mattina partendo da Piraju alle 5,45. A quell’ora mi aveva accompagnato alla partenza Pepe che ieri ha fatto una finale da incorniciare e da ricordare a lungo... proprio una bella prova. Il ragazzo è in crescita e in casa, davanti alla sua gente, rende al mille per mille. Su acque invase da gorghi e ritorni d’acqua enormi, tanto che ti sembra di pagaiare in mezzo al mare in tempesta perdendo spesso e volentieri la stella polare per andare a visitare i fondali marini. Zeno ha dovuto lottare anche contro il vento sia in prima manche che in seconda chiudendo entrambe le prove con due salti di porta, nel senso che proprio le porte, quando è passato lui, non si sono viste!
Abbiamo attraversato la capitale Paulista a lungo in mezzo alle nuove costruzioni che si ergono sopra favelas a perdita d’occhio. In poco tempo tutto ciò dovrebbe sparire e le case di cartone con il tetto in lamiera dovrebbero lasciare ovunque il posto ai grattacieli. Il sole è alto in un azzurro primaverile e io sto ripensando ai tre giorni di gare sul fiume Paranapanese. Stavo rivedendo mentalmente il gruppo di giovanissimi che hanno partecipato alla gara e mi rendo conto che fra loro c’è qualche bel talento, tanto fra i maschi, tanto fra le femmine.
Per preparare i mondiali junior del 2015 a Foz inizieremo con il prossimo anno ad avere degli stage per questi giovani proprio sul canale di Itaiup per iniziare un graduale lavoro di impostazione tecnica con loro e con i loro allenatori di società. Questi tre giorni di gare ci sono serviti anche per mettere in essere il sistema video, quello che l’ICF chiama il “Technical Video System”, e che avremo da oggi in poi a tutte le gare nazionali e fisso al canale di allenamento. Sarà così facile analizzare la gara e gli allenamenti. Oltre il fatto che sarà disponibile su internet per tutti con lo scopo di creare una base per il confronto tecnico.
Prossimo appuntamento per i miei atleti saranno i campionati brasiliani di slalom a Tres Coroas, dove nel 1997 furono disputati i campionati del mondo di slalom.
Altra cosa interessante che è successa a Piraju è stata quella di incontrare alcuni professori dell’università di San Paolo per discutere su alcuni test fisici da proporre agli atleti della squadra permanente di slalom. Ci siamo confrontati a lungo e io ovviamente ho portato la mia esperienza in relazione a tutto ciò.
Capisco perfettamente le esigenze di chi si dedica allo studio per teorizzare il movimento cercando di dare risposte fisiologiche e biomeccaniche ai gesti atletici. Capisco anche che tutto ciò può essere importante per creare letteratura specifica in merito, ma in ogni proposta c’è sempre da capire dove si vuole parare. Soprattutto mi piace capire il perché e l’utilità che ne possiamo ricavare direttamente da tutta una batteria di test che ci è stata proposta.
I test per lo slalom sono molto ambigui e soprattutto molto difficili da realizzare se partiamo da un principio semplice che è legato al gesto tecnico. I risultati dei test dovrebbero offrire all’allenatore la possibilità di programmare gli allenamenti su dati più o meno scientifici, oltre ad un’altra serie di possibilità come quella di tenere monitorati i ragazzi nella loro crescita e sullo stato dell’allenamento. Si offre la possibilità di conoscere, ad esempio, la soglia anaerobica individuale e su quella basare poi l’allenamento, ma come si può arrivare a definire ciò nel momento in cui l’atleta nel ripetere il gesto commette un errore o più errori andando a lavorare su frequenze cardiache diverse da quelle proposte?
Nel passato ho dedicato molto tempo a tutto ciò e possiamo dire tranquillamente che con Roberto D’Angelo siamo stati dei precursori in questo campo. Mi ricordo sul Limentra agli inizi degli anni ’80 che giravamo con caschi tecnologici con tanto di antenne e trasmettitori, quando il wifi non si sapeva neppure che cosa fosse, per non parlare di internet. La macchinetta del lattato era direttamente il prelievo del sangue e prima di avere i dati bisognava congelare tutto e portare in laboratorio.
Lo slalom però ha un limite ben preciso e determinante e cioè che spesso e volentieri il gesto non è ripetitivo, elemento quest’ultimo su cui si basano la gran parte dei test. Ecco perché la maggior parte delle prove è fatta su acqua ferma facilmente ripetibili e di sicuro monitoraggio. Diventano interessanti per chi non ha acqua mossa e che non può trasferirsi in aree calde durante la preparazione, ma non li trovo così necessari per chi ha invece l’opportunità di lavorare sul gesto specifico sempre. Hanno anche un altro aspetto che se ben proposti agli atleti potrebbero essere motivanti.
Avevo trovato interessante monitorare alcuni allenamenti con il prelievo di lattato per capire se effettivamente si sta lavorando all’intensità voluta al fine della finalità voluta da quella sessione di lavoro. Lattato e frequenza sono elementi interessanti per verificare ciò.
Vado a mangiare qualcosina prima di imbarcarmi per tornare nel vecchio continente. Mi aspetta una settimana intensa: Adigemarathon, Amur e Raffy oltre al tango. Cosa dite è pretendere troppo per una sola settimana a casa?
Occhio all’onda!
Abbiamo attraversato la capitale Paulista a lungo in mezzo alle nuove costruzioni che si ergono sopra favelas a perdita d’occhio. In poco tempo tutto ciò dovrebbe sparire e le case di cartone con il tetto in lamiera dovrebbero lasciare ovunque il posto ai grattacieli. Il sole è alto in un azzurro primaverile e io sto ripensando ai tre giorni di gare sul fiume Paranapanese. Stavo rivedendo mentalmente il gruppo di giovanissimi che hanno partecipato alla gara e mi rendo conto che fra loro c’è qualche bel talento, tanto fra i maschi, tanto fra le femmine.
Per preparare i mondiali junior del 2015 a Foz inizieremo con il prossimo anno ad avere degli stage per questi giovani proprio sul canale di Itaiup per iniziare un graduale lavoro di impostazione tecnica con loro e con i loro allenatori di società. Questi tre giorni di gare ci sono serviti anche per mettere in essere il sistema video, quello che l’ICF chiama il “Technical Video System”, e che avremo da oggi in poi a tutte le gare nazionali e fisso al canale di allenamento. Sarà così facile analizzare la gara e gli allenamenti. Oltre il fatto che sarà disponibile su internet per tutti con lo scopo di creare una base per il confronto tecnico.
Prossimo appuntamento per i miei atleti saranno i campionati brasiliani di slalom a Tres Coroas, dove nel 1997 furono disputati i campionati del mondo di slalom.
Altra cosa interessante che è successa a Piraju è stata quella di incontrare alcuni professori dell’università di San Paolo per discutere su alcuni test fisici da proporre agli atleti della squadra permanente di slalom. Ci siamo confrontati a lungo e io ovviamente ho portato la mia esperienza in relazione a tutto ciò.
Capisco perfettamente le esigenze di chi si dedica allo studio per teorizzare il movimento cercando di dare risposte fisiologiche e biomeccaniche ai gesti atletici. Capisco anche che tutto ciò può essere importante per creare letteratura specifica in merito, ma in ogni proposta c’è sempre da capire dove si vuole parare. Soprattutto mi piace capire il perché e l’utilità che ne possiamo ricavare direttamente da tutta una batteria di test che ci è stata proposta.
I test per lo slalom sono molto ambigui e soprattutto molto difficili da realizzare se partiamo da un principio semplice che è legato al gesto tecnico. I risultati dei test dovrebbero offrire all’allenatore la possibilità di programmare gli allenamenti su dati più o meno scientifici, oltre ad un’altra serie di possibilità come quella di tenere monitorati i ragazzi nella loro crescita e sullo stato dell’allenamento. Si offre la possibilità di conoscere, ad esempio, la soglia anaerobica individuale e su quella basare poi l’allenamento, ma come si può arrivare a definire ciò nel momento in cui l’atleta nel ripetere il gesto commette un errore o più errori andando a lavorare su frequenze cardiache diverse da quelle proposte?
Nel passato ho dedicato molto tempo a tutto ciò e possiamo dire tranquillamente che con Roberto D’Angelo siamo stati dei precursori in questo campo. Mi ricordo sul Limentra agli inizi degli anni ’80 che giravamo con caschi tecnologici con tanto di antenne e trasmettitori, quando il wifi non si sapeva neppure che cosa fosse, per non parlare di internet. La macchinetta del lattato era direttamente il prelievo del sangue e prima di avere i dati bisognava congelare tutto e portare in laboratorio.
Lo slalom però ha un limite ben preciso e determinante e cioè che spesso e volentieri il gesto non è ripetitivo, elemento quest’ultimo su cui si basano la gran parte dei test. Ecco perché la maggior parte delle prove è fatta su acqua ferma facilmente ripetibili e di sicuro monitoraggio. Diventano interessanti per chi non ha acqua mossa e che non può trasferirsi in aree calde durante la preparazione, ma non li trovo così necessari per chi ha invece l’opportunità di lavorare sul gesto specifico sempre. Hanno anche un altro aspetto che se ben proposti agli atleti potrebbero essere motivanti.
Avevo trovato interessante monitorare alcuni allenamenti con il prelievo di lattato per capire se effettivamente si sta lavorando all’intensità voluta al fine della finalità voluta da quella sessione di lavoro. Lattato e frequenza sono elementi interessanti per verificare ciò.
Vado a mangiare qualcosina prima di imbarcarmi per tornare nel vecchio continente. Mi aspetta una settimana intensa: Adigemarathon, Amur e Raffy oltre al tango. Cosa dite è pretendere troppo per una sola settimana a casa?
Occhio all’onda!
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