Nella storia per la storia
Che grande festa a Cunovo per la prima giornata di finali! Un tripudio di colori, gente, eventi, entusiasmi, bandiere, mille lingue, tifosi, attrazioni. Nell’aria si respira il dolce delle ciambelle e dello zucchero filato. Sembra di essere a Santa Lucia o a Natale quando le piazze si riempiono di banchetti di leccornie. Un’aria magica per un magico campionato del mondo che finalmente ha trovato il suo giorno di festa dopo altri di indecisioni, pioggia, vento e tante incertezze. In un attimo abbiamo dimenticato tutto, in un attimo le canadesi e le donne ci hanno assorbito completamente. Finalmente ne avevamo tutti bisogno anche perché il mondiale, rispetto alla coppa del mondo, o ad un europeo, è tutt’altra cosa è... semplicemente fantastico. Gli atleti si trasformano e possono assumere sembianze a volte irriconoscibili o viceversa assumono sembianze solo per il mondiale.
Sono contento perché tempo fa avevo scritto un lungo post sulle tre donne del momento e guarda caso il podio è proprio tutto loro. Tra le altre cose dicevo:
“Tanto romanticismo ho ritrovato anche nelle tre ragazze che secondo me stanno dominando la scena internazionale e che ieri mi sono divertito a riguardare nelle loro performance di Markkleberg. Molti i punti in comune…”
E tutto questo romanticismo l’ho ritrovato oggi nelle loro gare di finale. La prima ha pagaiato sotto le sue possibilità, come mi ha confessato dopo la gara, era molto agitata, presa dalla paura di sbagliare e di mancare un appuntamento importante dopo tante conferme. E’ sotto le sue possibilità anche la padrona di casa Dukatova, anche lei con il terrore di stare dietro a Elena Kaliska. Se mai fosse stato così ciò avrebbe significato chiudere definitivamente con le olimpiadi. Ora i conti sono tornati in pareggio e le due slovacche si giocheranno tutto il prossimo anno. Ed infine Corinna Kuhlne non ha avuto nessuna paura a spingere sull’acceleratore per aggredire un percorso impegnativo sia sotto l’aspetto tecnico che fisico, un mix ideale per una prova iridata. L’austriaca tocca la porta numero 5 e sembra a questo punto ancora più convinta dei suoi mezzi, da lì in poi non sbaglia nulla e ogni palata vale una vita. A “Niagara” salta bene e ha la freddezza di mantenere a lungo la pala in acqua. Esce volando e sa già che andrà a guidare la classifica. Quel 108,05 di tempo è una garanzia certa anche con una penalità. Alla fine quindi oro Kuhnle, argento Dukatova, bronzo Chourraut. La finale del kayak femminile ha visto tre slovacche, due slovene, due austriache, una inglese, una spagnola e una francese. Non notate nulla di strano? Non vi chiedete cosa sia successo alle tedesche? Strano veramente strano non vedere in una finale almeno un’atleta della grande Germania. Fatto più che raro. Troppe penalità per le teutoniche che per la prima volta hanno guardato la finale da bordo campo assieme ai colleghi della canadese doppia. Ebbene sì anche nel C2 nessun tedesco in finale. Forse si sento già gli effetti negativi del pensionamento del grande tecnico Jürgen Köhler che è andato ad allenare gli olandesi?
E visto che siamo sulla barca lunga non possiamo non ricordarvi che oggi siamo stati testimoni della storia visto che i fratelli Pavolo e Peter Hochschorner hanno vinto per la quarta volta consecutiva il campionato del mondo che si va ad aggiungere a quello già vinto nel 2002 Bourg St. Maurice. Raggiungono così Jon Lugbill e Richard Fox a quota cinque prove iridate individuali, ma sono i primi a vincerne quattro di fila.
E per restare nella storia diciamo anche che Corinna Kuhnle ha eguagliato la cecoslovacca Ludmila Polensa che vinse consecutivamente due titoli mondiali. La prima volta le riuscì nel 1961 e 1963 rispettivamente a Hainsberg (GER) e Spittal (AUT) e poi si ripeté nel 1967 e 1969 e cioè in casa a Lipno e poi in Francia a Bourg St. Maurice.
Con le note storiche oggi abbiamo finito vediamo se domani avremo modo di aggiungerne delle altre.
Il pomeriggio dedicato alle qualifiche per C1 uomini e donne, tutto nella norma nessuna sorpresa a parte l’eliminazione di Benn Fraker che per ben due volte all’ultima risalita sul salto finale si è schiantato. Capisco la prima manche, ma cadere nel tranello per la seconda volta non è possibile. Fuori anche Nicolas Peschier, si vede che la finale in C2 ha avuto effetti negativi!
Occhio all'onda!
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