Quattro splendide vite
Le emozioni però non finiscono qui ...
... prosegue
perché dopo una vita sono riuscito ad incontrare assieme quattro mitici personaggi che ho visto praticamente nascere e a cui ho cercato, per diverso tempo, di trasmettere la mia passione per la canoa. Una passione che si è radicata nel loro intimo e che, secondo me, caratterizza comunque il loro modo di vivere e di essere. Un ingegnere, un linguista, un meteorologo, un economista. Quattro ormai uomini che hanno l’energia e la forza di mille uragani. Quattro belle menti effervescenti. Quattro ragazzini, per me, sparsi nel mondo con l’economista a dirigere la baracca in quel di Verona. Il Teo, il nostro suddista, visti i natali, in Spagna ha trovato la sua identità mietendo vittime di cuori e regalando agli iberici il sapore di un vero maschio italiano. Occhio vispo e animo sensibile all’inverosimile. Bravo nell’arte culinaria, pizzaiolo raffinato, capace di mantenersi gli studi e soprattutto capace di costruirsi una sua vera e propria identità grazie all’animo gentile, ma tenace, grazie a una forza interiore pulita e fresca. Emigrato in Spagna dopo la laurea nella città padavina per un master e per una specialistica rivolta alla scoperta di energie alternative. Già! il futuro per tutti noi, che solo una politica senza senso sta boicottando e frenando. Caro Teo... vai avanti per la tua strada vedrai che prima o poi anche i nostri politicanti torneranno sui loro passi e l’alternativo trionferà. E sull’alternativo restiamo con il buon Fabio che, dopo la laurea in lingue orientali a Venezia, era partito alla volta della grande affascinante India. Quel paese, che ho prima scoperto attraverso i magnifici racconti di un Pierpaolo Pasolini anni ’60 e poi ho amato grazie a “Shantaram”..il capolavoro letterario di Gregory David Roberts... sono curioso di vedere la realizzazione cinematografica dell’opera che dicono che uscirà a fine anno. Fabio dall’India ha preso i ritmi ed ha fatta sua la saggezza di chi forse ha capito che la vita va scoperta giorno dopo giorno per assaporare un filo di vento, per godere del profumo dei fiori a primavera, di chi magari si emoziona ancora guardandoti negli occhi. Agli antipodi di questa filosofia c’è lo stressato economista, tributarista Giorgio o Giorgetto per gli amici più intimi.
Mi ricordo un pomeriggio di molti, molti anni fa, forse dieci, quando riunii questi ragazzi nella palestra del mitico Canoa Club Verona. Avevo un discorso serio da fare a loro. Dopo averli seguiti in canoa, ma non solo, per un quinquennio eravamo arrivati ad un bivio e dovevamo prendere una decisione importante per il loro futuro. Cercai di spiegare che cosa c’è dietro ad un grande impegno agonistico. Cercai di metterli a conoscenza che i sorrisi e le gioie che si possono godere dall’alto di un podio olimpico sono probabilmente unici ed impagabili, ma che, viceversa, nascondono tante insidie ed un immenso lavoro. Non che nella vita senza sport sia poi così tanto diverso, forse è molto peggio visto che difficilmente qualcuno riconoscerà il tuo valore e certo non riceverai tanto facilmente l’onore del podio! In quell’occasione cercai di far loro capire che se mi volevano come allenatore ero pronto a tutto, ma doveva essere così anche per loro, avrei preteso il massimo senza risparmio di energie. Le mezze vie non le ho mai perseguite.
Parlai con il cuore in mano, sapendo che forse alcuni di loro impegnandosi a fondo, ma veramente a fondo, avrebbero potuto fare una bella carriera sportiva, ma sapevo anche che la cosa non era assolutamente facile nell’ottica di portare avanti l’impegno universitario. Sapevo di avere davanti a me ragazzi d’oro, e cioè ragazzi che avrebbero potuto fare qualsiasi tipo di scelta e portarla a termine, ma nello stesso tempo volevo che decidessero loro in prima persona del loro futuro. Bravi, preparati, con delle famiglie alle loro spalle molto presenti, ma nello stesso tempo molto rispettose delle loro scelte e decisioni.
Mi resi perfettamente conto, nello stesso momento in cui le pronunciavo, che le mie parole erano pesanti come macigni, erano pietre che avrebbero potuto ammazzare un elefante. Non risparmiavo nulla e, ricordo, di aver affondato il fioretto più di una volta su aspetti come impegno, lavoro, sofferenza, devozione. Con Luca, il futuro meteorologo, non ebbi pietà. Lo esclusi dalla possibilità di diventare un buon slalomista e gli dissi che se avesse voluto avrebbe potuto tentare la strada della canoa discesa e per questo magari cercare appoggio al Canoa Club Pescantina. Con lui non mi sbagliai di molto e oggi qualche soddisfazione in discesa se l’è tolta. Più o meno dissi la stessa cosa a Teo. Avrei puntato in slalom su Fabio e Giorgio.
Non passò molto tempo da quel nostro incontro in palestra e ognuno di loro, poco dopo, prese la sua strada che fisicamente ci portò lontano, ma che spiritualmente ed emotivamente ci tiene ancora molto uniti. Per la verità, l’altro giorno rincontrandoci, mi sono reso conto che io viceversa sono ancora chiuso dentro quelle quattro mura di una vecchia palestra in corte Dogana, 6. Molte volte riaprendo gli occhi rimango in attesa di una loro risposta; molte volte mi sono chiesto se quelle mie parole sono state usate e capite bene; molte volte ho cercato di fermare il tempo convincendomi che nulla e nessuno è cambiato. Forse tutto è frutto della nostra immaginazione, forse il cielo è la terra e la terra è il cielo, forse abbiamo già vissuto ieri quello che vivremo domani. Deve essere proprio così perché altrimenti non si spiega perché il mio cuore ogni volta che incontra quel momento batte più forte. Il mio viso sorride, respiro a pieni polmoni e ... mi sento felice!
... continua
... prosegue
perché dopo una vita sono riuscito ad incontrare assieme quattro mitici personaggi che ho visto praticamente nascere e a cui ho cercato, per diverso tempo, di trasmettere la mia passione per la canoa. Una passione che si è radicata nel loro intimo e che, secondo me, caratterizza comunque il loro modo di vivere e di essere. Un ingegnere, un linguista, un meteorologo, un economista. Quattro ormai uomini che hanno l’energia e la forza di mille uragani. Quattro belle menti effervescenti. Quattro ragazzini, per me, sparsi nel mondo con l’economista a dirigere la baracca in quel di Verona. Il Teo, il nostro suddista, visti i natali, in Spagna ha trovato la sua identità mietendo vittime di cuori e regalando agli iberici il sapore di un vero maschio italiano. Occhio vispo e animo sensibile all’inverosimile. Bravo nell’arte culinaria, pizzaiolo raffinato, capace di mantenersi gli studi e soprattutto capace di costruirsi una sua vera e propria identità grazie all’animo gentile, ma tenace, grazie a una forza interiore pulita e fresca. Emigrato in Spagna dopo la laurea nella città padavina per un master e per una specialistica rivolta alla scoperta di energie alternative. Già! il futuro per tutti noi, che solo una politica senza senso sta boicottando e frenando. Caro Teo... vai avanti per la tua strada vedrai che prima o poi anche i nostri politicanti torneranno sui loro passi e l’alternativo trionferà. E sull’alternativo restiamo con il buon Fabio che, dopo la laurea in lingue orientali a Venezia, era partito alla volta della grande affascinante India. Quel paese, che ho prima scoperto attraverso i magnifici racconti di un Pierpaolo Pasolini anni ’60 e poi ho amato grazie a “Shantaram”..il capolavoro letterario di Gregory David Roberts... sono curioso di vedere la realizzazione cinematografica dell’opera che dicono che uscirà a fine anno. Fabio dall’India ha preso i ritmi ed ha fatta sua la saggezza di chi forse ha capito che la vita va scoperta giorno dopo giorno per assaporare un filo di vento, per godere del profumo dei fiori a primavera, di chi magari si emoziona ancora guardandoti negli occhi. Agli antipodi di questa filosofia c’è lo stressato economista, tributarista Giorgio o Giorgetto per gli amici più intimi.
Mi ricordo un pomeriggio di molti, molti anni fa, forse dieci, quando riunii questi ragazzi nella palestra del mitico Canoa Club Verona. Avevo un discorso serio da fare a loro. Dopo averli seguiti in canoa, ma non solo, per un quinquennio eravamo arrivati ad un bivio e dovevamo prendere una decisione importante per il loro futuro. Cercai di spiegare che cosa c’è dietro ad un grande impegno agonistico. Cercai di metterli a conoscenza che i sorrisi e le gioie che si possono godere dall’alto di un podio olimpico sono probabilmente unici ed impagabili, ma che, viceversa, nascondono tante insidie ed un immenso lavoro. Non che nella vita senza sport sia poi così tanto diverso, forse è molto peggio visto che difficilmente qualcuno riconoscerà il tuo valore e certo non riceverai tanto facilmente l’onore del podio! In quell’occasione cercai di far loro capire che se mi volevano come allenatore ero pronto a tutto, ma doveva essere così anche per loro, avrei preteso il massimo senza risparmio di energie. Le mezze vie non le ho mai perseguite.
Parlai con il cuore in mano, sapendo che forse alcuni di loro impegnandosi a fondo, ma veramente a fondo, avrebbero potuto fare una bella carriera sportiva, ma sapevo anche che la cosa non era assolutamente facile nell’ottica di portare avanti l’impegno universitario. Sapevo di avere davanti a me ragazzi d’oro, e cioè ragazzi che avrebbero potuto fare qualsiasi tipo di scelta e portarla a termine, ma nello stesso tempo volevo che decidessero loro in prima persona del loro futuro. Bravi, preparati, con delle famiglie alle loro spalle molto presenti, ma nello stesso tempo molto rispettose delle loro scelte e decisioni.
Mi resi perfettamente conto, nello stesso momento in cui le pronunciavo, che le mie parole erano pesanti come macigni, erano pietre che avrebbero potuto ammazzare un elefante. Non risparmiavo nulla e, ricordo, di aver affondato il fioretto più di una volta su aspetti come impegno, lavoro, sofferenza, devozione. Con Luca, il futuro meteorologo, non ebbi pietà. Lo esclusi dalla possibilità di diventare un buon slalomista e gli dissi che se avesse voluto avrebbe potuto tentare la strada della canoa discesa e per questo magari cercare appoggio al Canoa Club Pescantina. Con lui non mi sbagliai di molto e oggi qualche soddisfazione in discesa se l’è tolta. Più o meno dissi la stessa cosa a Teo. Avrei puntato in slalom su Fabio e Giorgio.
Non passò molto tempo da quel nostro incontro in palestra e ognuno di loro, poco dopo, prese la sua strada che fisicamente ci portò lontano, ma che spiritualmente ed emotivamente ci tiene ancora molto uniti. Per la verità, l’altro giorno rincontrandoci, mi sono reso conto che io viceversa sono ancora chiuso dentro quelle quattro mura di una vecchia palestra in corte Dogana, 6. Molte volte riaprendo gli occhi rimango in attesa di una loro risposta; molte volte mi sono chiesto se quelle mie parole sono state usate e capite bene; molte volte ho cercato di fermare il tempo convincendomi che nulla e nessuno è cambiato. Forse tutto è frutto della nostra immaginazione, forse il cielo è la terra e la terra è il cielo, forse abbiamo già vissuto ieri quello che vivremo domani. Deve essere proprio così perché altrimenti non si spiega perché il mio cuore ogni volta che incontra quel momento batte più forte. Il mio viso sorride, respiro a pieni polmoni e ... mi sento felice!
... continua
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