Barrios Ca' di David
“hasta las candelas non ardan"
Sposti un divano, metti il tavolo vicino alla finestra, accendi lo stereo, metti la musica giusta e d’incanto anche una sala da pranzo si trasforma in una sala da ballo, e la cena non è più un semplice convivio, ma è la Milonga del mercoledì al barrios di Ca’ di David a casa di Gigi e Franca. Questi sono i misteri della vita o meglio del tango! Che gente spettacolare piena di energia che zampetta sul marmo e in scarpetta da ginnastica, accenna passi nei tre metri quadrati, gode di una cadenza greca o di un tango nuevo. Balla il vals in armonia e quel che più conta con il sorriso e con la mente libera che sogna e che esplora nuovi confini. Tutto il resto non esiste. Il gruppo, che fino a pochi minuti prima aveva apprezzato non poco il risottino ai funghi e il brasato della bella e brava Franca, sposta l’attenzione dalla forchetta allo schermo 13 pollici MacBook e si concentra per ammirare i miti del ballo. I più raffinati e avvezzi fra noi si emozionano non poco a guardare questi artisti ed io mi emoziono nel guardare loro e godo di questo sublime momento. I miei amici conoscono ogni dettaglio, conoscono vita, morte e miracoli di personaggi come Pablo Veron, che tiene i piedi di Dio, Gustavo Naveira, Mariano Chicho Frumboli, the new generation. Colgono la gestualità di un passo, ammirano entusiasti il collo del piede di Juana Sepulveda, il gioco di gambe del ballerino, la postura del ballo anni ’40, l’interpretazione musicale del bandoneo’n . Che miti... i miei amici! Poi i nostri maestri, al secolo Gra-Gra, questi personaggi televisivi e teatrali li hanno conosciuti davvero, attraverso diversi stage a cui hanno partecipato. E noi, plebe tanghera, incantati ad ascoltare ed a implorare conoscenza, ci immergiamo in racconti e aneddoti su questi eroi del tango. Veron è un po’ stronzetto, dice “la” Gra, ma se invitato a togliersi la maschera che inevitabilmente indossa, diventa un piacevole compagno di tavola con barzellette e racconti, sottolinea “il” Gra. Guastavo che passa con estrema facilità da un genere all’altro è capace di mettersi in gioco e di offrire performance mozza fiato anche senza musica, ballando e scherzando con la sua compagna-ballerina. Mi sembra di aver capito che “il” Gra è artisticamente innamorato di Gustavo, ma “la” Gra non è gelosa perché si parla di arte e ballo. Il cuore di Gra batte per la Gra e per nessun’altra.
E pensare che eravamo andati per una cena tra amici in estrema tranquillità e rilassatezza, tutto si sarebbe potuto pensare, ma non certo di aver pure il tempo e la voglia di ballare. Mah! forse questa riflessione è arrivata senza pensarci troppo perché in effetti era impossibile ed impensabile riuscire a tenere fermi personaggi che nel sangue non hanno più eritrociti e leucociti, ma note della “Comparsita” e nelle notti sognano di girare gli spartiti ad Astor Piazzola. Gli stessi poi, camminando per strada, tengono le punte aperte e partono sempre da una “salida basica” fino al primo palo della luce che usano per esercitarsi in un abbellimento prima di riprende la sequenza di otto passi. Procedono “mirando” e trovando la pulzella giusta con un “cabeceo” la trascinano nel vortice del ballo. Lì per lì la poveretta non capisce, ma presa nel suo ruolo li ag- “gancia” e “apilada” vola verso nuovi confini “hasta las candelas non ardan tra bolei, ronda y volcades”
occhio all’onda!
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foto in alto di Sonia Veronese e in basso di Luigino Bertoli
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