E' iniziato il sogno olimpico 2012
Sono arrivato a casa ancora emozionato, ad aspettarmi Amur, Raffy e Zeno. Nell’attesa dell’aero ho montato un filmatino per cercare di mettere assieme le gioie che ho condiviso alla mattina con Xabi e Pierpa guidati per mano dal nostro mentore Jurge Goetz (anche se il nostro campione olimpico lo chiama Jurgen) cicerone di un sogno che è già iniziato: Londra 2012.
Quatti quatti ieri mattina siamo saliti sul pullmino della British Canoe Union. C’era ancora buio e il primo freddo invitava a qualche oretta di letto in più. Vado o non vado... per la verità il dubbio non c’è mai stato anche se il piccolo biondo basco ha aspettato l’ultimo minuto per alzarsi.
Dalla Brunel University abbiamo imboccato la M25 e, dopo una sosta, preannunciata, per il tradizionale cappuccino take away che fa tanto americano, eccoci a Broxbourne. Ad accoglierci cartelli che pubblicizzano la realizzazione di questo mega centro per gli sport dell’acqua selvaggia: “Welcome to the Boroug of Broxbourne - hosting the Canoe Slalom Events for the 2012 Games” e poi ancora “White Water canoe centre coming soon!”, non male questi inglesi che stanno smuovendo il mondo per realizzare un sogno che rincorrevano da tempo dopo le edizioni storiche del 1908, di quella ottenuta ma ovviamente mai disputata del 1944 e poi quella successiva del 1948. I tempi sono diversi e la storia delle Olimpiadi è decisamente cambiata. Una manifestazione, un evento che sta assumendo quel ruolo di universalità che solo lo sport ogni 4 anni è capace di offrire.
Dopo aver parcheggiato il mezzo in una traversa di Station Road ci siamo presentati all’entrata speranzosi di arrivare almeno al lago e bagnarci le mani con l’acqua di quello che per noi fra non molto tempo diventerà fonte di vita. La scritta stampata a caratteri cubitali ci rassicurava: “You’re part of it”. Neppure il tempo di leggere le parole invitanti e ci si para davanti un marcantonio in divisa alto 2 metri e di colore. Jurg Goetz ha iniziato a parlargli dicendogli che era il responsabile della squadra inglese e bla bla bla... e che volevamo dare un’ occhiatina veloce alla struttura. Il tipo ha respirato a lungo e con un “no sorry” molto convincente sbattendo il lungo sfolla gente sull’altra mano ci ha liquidato velocemente senza possibilità di replica!
Sarebbe stato meglio scrivere “You’re not part of it yet” come la famosa canzone dei Depeche Mode “Little 15”, ma noi ovviamente non ci lasciamo intimorire e aggiriamo l’ostacolo. Usciamo ancora su Station Road giriamo a sinistra e troviamo il canale che alimenta lo stadio dello slalom. Lo risaliamo per qualche centinaio di metri per avvicinarci alla meta. Ancorate sulla riva troviamo alcune barche viaggianti che ispirano ai miei due compari battute del tipo:”Ettore estos barcos son como tu caravan, para Londres puedes poner dos piraguas degajo y parar aqui”. In effetti le casette viaggianti sull’acqua sono molto romantiche, con i loro camini fumanti, le loro strane dimensioni, il loro galleggiare su canali che attraversano città importanti e famose. Assomigliano molto alla mia casa viaggiante. Jurg però non perde tempo, sa che dobbiamo tornare per l’inizio dell’ultimo giorno del Symposium allenatori, il suo passo è lungo e ben disteso verso la meta che arriva da lì a pochissimo. Sulla nostra sinistra ci appare d’incanto un ampio spazio ed è qui che il collega inglese si ferma ed inizia la sua spiegazione su cosa si vede e su cosa nascerà all’altezza del ponte, poi il canale di allenamento, il grande caseggiato per il ristorante, l’interrato per gli spogliatoi e i vari servizi. Se vogliamo la struttura ricorda molto l’impianto di Pau in Francia. Il campo di gara è lungo 300 metri e ha un dislivello di 5 metri. In corso d’opera sono state apportate delle modifiche che hanno rubato tempo per la consegna finale che ha così un ritardo di ben due mesi... Inconcepibile per la precisione britannica! Per questo motivo anche oggi, nonostante sia domenica, l’impianto pullula di omini dalla testa gialla e dalle tute bianche. I bulldozer, parcheggiati a bordo campo, hanno lasciato posto al lavoro manuale per gli ultimi ritocchi e per aggiustare quello che le macchine non possono fare. Il nostro sguardo ora cerca il particolare: dove parcheggeremo le macchine e i pullmini, dove si potrà fare riscaldamento, dove porteremo gli atleti a svagarsi dopo l’allenamento e se ci servisse pagaiare fuori dalle porte? Il tempo passa velocissimo e bisogna tornare al lavoro alla Brunel University sperando che nessuno abbia notato la nostra assenza, ma purtroppo non è così visti i sorrisini e gli occhi di stupore che ci riservano i colleghi al rientro in aula. Fingiamo un malore collettivo e una digestione difficoltosa dopo la cena ufficiale, ma forse è più credibile dire che la sveglia non è suonata... Pochi credono anche a questo, forse era meglio tentare con... “era finita la benzina, si bucò un pneumatico. Non avevo i soldi per il taxi! Il mio smoking non era arrivato in tempo dalla tintoria! Era venuto a trovarmi da lontano un amico che non vedevo da anni! Qualcuno mi rubò la macchina! Ci fu un terremoto! Una tremenda inondazione! Un'invasione di cavallette!” . No! Neppure Elwood e Jake Blues ci vengono in aiuto ma poco importa perché l’avventura olimpica è già iniziata... non abbiamo visto praticamente nulla, ma abbiamo respirato l’aria, visto il cielo e calpestato la terra del Canale Olimpico. Poco forse ma una cosa è certa: abbiamo dato il via ufficiale ai sogni.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
“ICF Canoe Slalom Coaches Symposium”
video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=ClCHzsrt_bY
Llegué a casa todavía emocionado, Amur, Raffy e Zeno estaban esperándome. En la espera del avión monté un pequeño rodaje tratando juntar las alegrías que había compartido en la mañana con Xavi y Pierpa, llevados de la mano por nuestro mentor Jurge Goetz (aunque el nuestro campeón olímpico lo llamaba Jurgen) cicerone de un sueño que ya empezó: Londres 2012.
Cuatro cuatro ayer por la mañana subimos en la furgoneta de la British Canoe Union. Todavía estaba oscuro y el primer fresco invitaba a algunas horitas de cama más. Voy o no voy…realmente nunca tuve la duda, aunque el pequeño rubio vasco esperó al último momento para levantarse.
Desde la Brunel University entramos en la M25 y, después de una parada, programada, para el tradicional capuccino take away que suena muy americano, estamos en Broxbourne. Habían carteles de bienvenida que publicaban la realización de este mega centro para los deportes de agua brava: “Welcome to the Boroug of Broxbourne - hosting the Canoe Slalom Events for the 2012 Games” y luego también “White Water canoe centre coming soon!”, nada mal estos ingleses que están agitando el mundo para realizar un sueño perseguido hace tiempo después de las ediciones históricas del 1908, de la del 1944 obtenida pero obviamente nunca disputada y luego la siguiente del 1948. Las épocas son diversas y la historia de las Olimpíadas desde luego ha cambiado. Una manifestación, un evento que está asumiendo ese papel de universalidad que solo el deporte, cada cuatro años, es capaz de ofrecer.
Después de haber aparcado la furgoneta en un travesaño de Station Road nos presentamos a la entrada esperanzados de llegar por lo menos al lago para bañarnos las manos con el agua de aquel que, para nosotros, dentro de no mucho devendrá fuente de vida. La inscripción imprimida en caracteres cubitales nos aseguraba: “You’re part of it”. Tampoco el tiempo para leer las palabras atractivas y se nos para delante un hombre en uniforme de dos metros de altura y de color. Jurg Goetz empezó a hablarle diciéndole que era el responsable del equipo inglés y bla bla bla… y que quisiéramos echar un vistazo rápido a la estructura. ¡El tipo respiró despacio y con un “no sorry” muy convincente nos despidió rápidamente golpeándose la mano con una larga porra, sin posibilidad de réplica!
Hubiera sido mejor escribir “You’re not part of it yet” como la famosa canción de los Depeche Mode “Little 15”, pero nosotros desde luego no nos dejamos intimidar y tratamos superar el empecimiento. Salimos otra vez en Station Road, giramos a mano izquierda y encontramos el canal que alimenta el estadio de slalom. Subimos unos cien metros para acercarnos a la meta. Anclados en el banco encontramos algunos barcos viajeros que inspiran a mis dos colegas chistes del tipo: “Ettore, estos barcos son como tu caravana, para Londres puedes poner dos piraguas debajo y parar aquí”.
Efectivamente las casitas viajeras en el agua son muy románticas, con suyas chimeneas humeantes, sus raras dimensiones, surcar en canales que atraviesan ciudades importantes y famosas. Se parecen mucho a mi casa viajera. Sin embargo Jurg no pierde tiempo, sabe que tenemos que volver para el comienzo del último día del Symposium entrenadores, su paso es largo y bien distendido hacia la meta que va a llegar desde ya hasta muy pronto.
A nuestra mano izquierda nos aparece maravillosamente un amplio espacio y aquí es donde el compañero inglés se para y empieza su explicación sobre lo que se ve y lo que pueda nascer a la altura del puente, también sobre el canal de entrenamiento, la grande vivienda para el restaurante, el sótano para los vestuarios y los varios servicios. De hecho la estructura recuerda mucho la instalación de Pau en Francia.
El campo de competición es largo 300 metros con un desnivel de 5 metros. Durante de su construcción han sido aportados unas modificaciones las cuales han robado tiempo a la entrega final, que se retrasó de dos meses… ¡Increíble por la precisión británica! Por esta razón hasta hoy, a pesar de que sea domingo, la instalación pulula de hombrecitos con las cabezas amarillas y los monos blancos. Los bulldozer, aparcados en las líneas de banda, han dejado sitio al trabajo manual para los últimos ajustes y para refinar lo que las maquinas no pueden hacer. Nuestra mirada ahora busca el detalle: donde se podrán aparcar los coches y las furgonetas, donde será posible calentar, donde pudiéremos llevar a los atletas para recreación después del entrenamiento y se nos hiciera falta remar fuera de las puertas?
El tiempo pasa rapidísimo y hay que volver al trabajo en la Brunel University esperando que nadie haya notado nuestra ausencia, pero lamentablemente no es así dado las sonrisitas y los ojos de asombro que los compañeros nos reservan al regreso en aula. Simulamos un malestar colectivo y una digestión dificultosa después de la cena oficial, pero quizá sea mas creíble decir que el despertador no sonó… pocos no se creen tampoco esto, quizá fuese mejor intentar con… “se acabó la gasolina, se pinchó un neumático. No tenía el dinero para el taxi! Mi traje no llegó en tiempo desde la tintorería! Vino a visitarme un amigo desde lejos, que hacía años no veía! Alguien me robó el coche! Hubo un terremoto! Una inundación brutal! Una invasión de saltamontes!”. No!
Tampoco Elwood y Jack Blues vienen a socorrernos pero da igual porque la aventura olímpica ya empezó… no hemos visto prácticamente nada, pero hemos respirado el aire, visto el cielo y pisado la tierra del Canal Olímpico. Quizá poco, pero una cosa es cierta: Hemos puesto oficialmente en marcha los sueños.
video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=ClCHzsrt_bY
Occhio all'onda!
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traduzione in spagnolo a cura - ing. Teodoro Maiorano
Quatti quatti ieri mattina siamo saliti sul pullmino della British Canoe Union. C’era ancora buio e il primo freddo invitava a qualche oretta di letto in più. Vado o non vado... per la verità il dubbio non c’è mai stato anche se il piccolo biondo basco ha aspettato l’ultimo minuto per alzarsi.
Dalla Brunel University abbiamo imboccato la M25 e, dopo una sosta, preannunciata, per il tradizionale cappuccino take away che fa tanto americano, eccoci a Broxbourne. Ad accoglierci cartelli che pubblicizzano la realizzazione di questo mega centro per gli sport dell’acqua selvaggia: “Welcome to the Boroug of Broxbourne - hosting the Canoe Slalom Events for the 2012 Games” e poi ancora “White Water canoe centre coming soon!”, non male questi inglesi che stanno smuovendo il mondo per realizzare un sogno che rincorrevano da tempo dopo le edizioni storiche del 1908, di quella ottenuta ma ovviamente mai disputata del 1944 e poi quella successiva del 1948. I tempi sono diversi e la storia delle Olimpiadi è decisamente cambiata. Una manifestazione, un evento che sta assumendo quel ruolo di universalità che solo lo sport ogni 4 anni è capace di offrire.
Dopo aver parcheggiato il mezzo in una traversa di Station Road ci siamo presentati all’entrata speranzosi di arrivare almeno al lago e bagnarci le mani con l’acqua di quello che per noi fra non molto tempo diventerà fonte di vita. La scritta stampata a caratteri cubitali ci rassicurava: “You’re part of it”. Neppure il tempo di leggere le parole invitanti e ci si para davanti un marcantonio in divisa alto 2 metri e di colore. Jurg Goetz ha iniziato a parlargli dicendogli che era il responsabile della squadra inglese e bla bla bla... e che volevamo dare un’ occhiatina veloce alla struttura. Il tipo ha respirato a lungo e con un “no sorry” molto convincente sbattendo il lungo sfolla gente sull’altra mano ci ha liquidato velocemente senza possibilità di replica!
Sarebbe stato meglio scrivere “You’re not part of it yet” come la famosa canzone dei Depeche Mode “Little 15”, ma noi ovviamente non ci lasciamo intimorire e aggiriamo l’ostacolo. Usciamo ancora su Station Road giriamo a sinistra e troviamo il canale che alimenta lo stadio dello slalom. Lo risaliamo per qualche centinaio di metri per avvicinarci alla meta. Ancorate sulla riva troviamo alcune barche viaggianti che ispirano ai miei due compari battute del tipo:”Ettore estos barcos son como tu caravan, para Londres puedes poner dos piraguas degajo y parar aqui”. In effetti le casette viaggianti sull’acqua sono molto romantiche, con i loro camini fumanti, le loro strane dimensioni, il loro galleggiare su canali che attraversano città importanti e famose. Assomigliano molto alla mia casa viaggiante. Jurg però non perde tempo, sa che dobbiamo tornare per l’inizio dell’ultimo giorno del Symposium allenatori, il suo passo è lungo e ben disteso verso la meta che arriva da lì a pochissimo. Sulla nostra sinistra ci appare d’incanto un ampio spazio ed è qui che il collega inglese si ferma ed inizia la sua spiegazione su cosa si vede e su cosa nascerà all’altezza del ponte, poi il canale di allenamento, il grande caseggiato per il ristorante, l’interrato per gli spogliatoi e i vari servizi. Se vogliamo la struttura ricorda molto l’impianto di Pau in Francia. Il campo di gara è lungo 300 metri e ha un dislivello di 5 metri. In corso d’opera sono state apportate delle modifiche che hanno rubato tempo per la consegna finale che ha così un ritardo di ben due mesi... Inconcepibile per la precisione britannica! Per questo motivo anche oggi, nonostante sia domenica, l’impianto pullula di omini dalla testa gialla e dalle tute bianche. I bulldozer, parcheggiati a bordo campo, hanno lasciato posto al lavoro manuale per gli ultimi ritocchi e per aggiustare quello che le macchine non possono fare. Il nostro sguardo ora cerca il particolare: dove parcheggeremo le macchine e i pullmini, dove si potrà fare riscaldamento, dove porteremo gli atleti a svagarsi dopo l’allenamento e se ci servisse pagaiare fuori dalle porte? Il tempo passa velocissimo e bisogna tornare al lavoro alla Brunel University sperando che nessuno abbia notato la nostra assenza, ma purtroppo non è così visti i sorrisini e gli occhi di stupore che ci riservano i colleghi al rientro in aula. Fingiamo un malore collettivo e una digestione difficoltosa dopo la cena ufficiale, ma forse è più credibile dire che la sveglia non è suonata... Pochi credono anche a questo, forse era meglio tentare con... “era finita la benzina, si bucò un pneumatico. Non avevo i soldi per il taxi! Il mio smoking non era arrivato in tempo dalla tintoria! Era venuto a trovarmi da lontano un amico che non vedevo da anni! Qualcuno mi rubò la macchina! Ci fu un terremoto! Una tremenda inondazione! Un'invasione di cavallette!” . No! Neppure Elwood e Jake Blues ci vengono in aiuto ma poco importa perché l’avventura olimpica è già iniziata... non abbiamo visto praticamente nulla, ma abbiamo respirato l’aria, visto il cielo e calpestato la terra del Canale Olimpico. Poco forse ma una cosa è certa: abbiamo dato il via ufficiale ai sogni.
Occhio all’onda! Ettore Ivaldi
“ICF Canoe Slalom Coaches Symposium”
video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=ClCHzsrt_bY
Llegué a casa todavía emocionado, Amur, Raffy e Zeno estaban esperándome. En la espera del avión monté un pequeño rodaje tratando juntar las alegrías que había compartido en la mañana con Xavi y Pierpa, llevados de la mano por nuestro mentor Jurge Goetz (aunque el nuestro campeón olímpico lo llamaba Jurgen) cicerone de un sueño que ya empezó: Londres 2012.
Cuatro cuatro ayer por la mañana subimos en la furgoneta de la British Canoe Union. Todavía estaba oscuro y el primer fresco invitaba a algunas horitas de cama más. Voy o no voy…realmente nunca tuve la duda, aunque el pequeño rubio vasco esperó al último momento para levantarse.
Desde la Brunel University entramos en la M25 y, después de una parada, programada, para el tradicional capuccino take away que suena muy americano, estamos en Broxbourne. Habían carteles de bienvenida que publicaban la realización de este mega centro para los deportes de agua brava: “Welcome to the Boroug of Broxbourne - hosting the Canoe Slalom Events for the 2012 Games” y luego también “White Water canoe centre coming soon!”, nada mal estos ingleses que están agitando el mundo para realizar un sueño perseguido hace tiempo después de las ediciones históricas del 1908, de la del 1944 obtenida pero obviamente nunca disputada y luego la siguiente del 1948. Las épocas son diversas y la historia de las Olimpíadas desde luego ha cambiado. Una manifestación, un evento que está asumiendo ese papel de universalidad que solo el deporte, cada cuatro años, es capaz de ofrecer.
Después de haber aparcado la furgoneta en un travesaño de Station Road nos presentamos a la entrada esperanzados de llegar por lo menos al lago para bañarnos las manos con el agua de aquel que, para nosotros, dentro de no mucho devendrá fuente de vida. La inscripción imprimida en caracteres cubitales nos aseguraba: “You’re part of it”. Tampoco el tiempo para leer las palabras atractivas y se nos para delante un hombre en uniforme de dos metros de altura y de color. Jurg Goetz empezó a hablarle diciéndole que era el responsable del equipo inglés y bla bla bla… y que quisiéramos echar un vistazo rápido a la estructura. ¡El tipo respiró despacio y con un “no sorry” muy convincente nos despidió rápidamente golpeándose la mano con una larga porra, sin posibilidad de réplica!
Hubiera sido mejor escribir “You’re not part of it yet” como la famosa canción de los Depeche Mode “Little 15”, pero nosotros desde luego no nos dejamos intimidar y tratamos superar el empecimiento. Salimos otra vez en Station Road, giramos a mano izquierda y encontramos el canal que alimenta el estadio de slalom. Subimos unos cien metros para acercarnos a la meta. Anclados en el banco encontramos algunos barcos viajeros que inspiran a mis dos colegas chistes del tipo: “Ettore, estos barcos son como tu caravana, para Londres puedes poner dos piraguas debajo y parar aquí”.
Efectivamente las casitas viajeras en el agua son muy románticas, con suyas chimeneas humeantes, sus raras dimensiones, surcar en canales que atraviesan ciudades importantes y famosas. Se parecen mucho a mi casa viajera. Sin embargo Jurg no pierde tiempo, sabe que tenemos que volver para el comienzo del último día del Symposium entrenadores, su paso es largo y bien distendido hacia la meta que va a llegar desde ya hasta muy pronto.
A nuestra mano izquierda nos aparece maravillosamente un amplio espacio y aquí es donde el compañero inglés se para y empieza su explicación sobre lo que se ve y lo que pueda nascer a la altura del puente, también sobre el canal de entrenamiento, la grande vivienda para el restaurante, el sótano para los vestuarios y los varios servicios. De hecho la estructura recuerda mucho la instalación de Pau en Francia.
El campo de competición es largo 300 metros con un desnivel de 5 metros. Durante de su construcción han sido aportados unas modificaciones las cuales han robado tiempo a la entrega final, que se retrasó de dos meses… ¡Increíble por la precisión británica! Por esta razón hasta hoy, a pesar de que sea domingo, la instalación pulula de hombrecitos con las cabezas amarillas y los monos blancos. Los bulldozer, aparcados en las líneas de banda, han dejado sitio al trabajo manual para los últimos ajustes y para refinar lo que las maquinas no pueden hacer. Nuestra mirada ahora busca el detalle: donde se podrán aparcar los coches y las furgonetas, donde será posible calentar, donde pudiéremos llevar a los atletas para recreación después del entrenamiento y se nos hiciera falta remar fuera de las puertas?
El tiempo pasa rapidísimo y hay que volver al trabajo en la Brunel University esperando que nadie haya notado nuestra ausencia, pero lamentablemente no es así dado las sonrisitas y los ojos de asombro que los compañeros nos reservan al regreso en aula. Simulamos un malestar colectivo y una digestión dificultosa después de la cena oficial, pero quizá sea mas creíble decir que el despertador no sonó… pocos no se creen tampoco esto, quizá fuese mejor intentar con… “se acabó la gasolina, se pinchó un neumático. No tenía el dinero para el taxi! Mi traje no llegó en tiempo desde la tintorería! Vino a visitarme un amigo desde lejos, que hacía años no veía! Alguien me robó el coche! Hubo un terremoto! Una inundación brutal! Una invasión de saltamontes!”. No!
Tampoco Elwood y Jack Blues vienen a socorrernos pero da igual porque la aventura olímpica ya empezó… no hemos visto prácticamente nada, pero hemos respirado el aire, visto el cielo y pisado la tierra del Canal Olímpico. Quizá poco, pero una cosa es cierta: Hemos puesto oficialmente en marcha los sueños.
video correlato - http://www.youtube.com/watch?v=ClCHzsrt_bY
Occhio all'onda!
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traduzione in spagnolo a cura - ing. Teodoro Maiorano
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