Analisi Coppa del Mondo Canoa Slalom 2010
Per riflettere e analizzare la Coppa del Mondo di Canoa slalom, da poco conclusa, c’è bisogno di tempo. Sono passate quasi due settimane dalla sua chiusura quindi possiamo partire con le prime considerazioni.
La prima sicuramente è sul livello generale degli atleti in tutte le specialità, anche se nei kayak uomini il divario fra i migliori specialisti al mondo si è decisamente assottigliato. Entrare nei 40 semifinalisti non è impresa da prendere sotto gamba, tanto meno poi per giocarsi le medaglie in finale. Si pensi che in questa categoria solo due atleti - Daniele Molmenti e Peter Kauzer, sono riusciti nell’impresa di accedere a tutte e tre le finali. Poi abbiamo sei atleti in due finali e altri 12 hanno avuto accesso ad una sola finale. Totale quindi di atleti finalisti in tre gare di coppa 20 in rappresentanza di 13 nazioni. Nel 2009 i finalisti in coppa erano 18 in rappresentanza di 12 nazioni.
Nel settore del kayak femminile abbiamo 19 finaliste e solo Jana Dukatova ha preso parte a tutte e tre le finali con un nono, quarto e secondo posto portantosi a casa così la Coppa. Nove sono le atlete con due finali e nove con una in rappresentanza di otto nazioni.
18 anche i finalisti nella canadese monoposto vinta da Matej Benus che ha al suo attivo un nono un quarto e un ottavo posto. Tre finali anche per Tasiadis, Jezek e Slavosky . Con due abbiamo 4 atleti e altri 10 con una. Le nazioni in finale sono state 11. Nella canadese doppia 18 finalisti. Coppa vinta dai cugini Skantar/Skantars sui gemelli Hoschschoner. Quattro gli equipaggi sempre in finale: oltre ai vincitori di coppa anche i tedeschi Becker/Henze e Schroder/Henze e i britannici Baillie/Stott. Con due quattro e con una 10. Nove le nazioni in finale.
Se analizziamo i risultati dal punto di vista delle nazionali abbiamo complessivamente 19 nazioni in finale. Solo ceki, francesi, inglesi e tedeschi vantano finalisti in tutte e quattro le specialità. La percentuale di finali più alta è quella tedesca con il 20% seguita dal 12,5% della Repubblica Ceka e dal 10,83 di Great Britain e 10% della Francia.
L’Italia ha una percentuale di finali del 4,17%. Ha preso quindi finali con Daniele Molmenti (tre), Stefano Cipressi (una ad Augsburg) e con il C2 Benetti/Masoero (una a Praga). Gli atleti italiani che hanno preso parte alle gare di coppa sono stati in totale 15. Di cui 7 K1 uomini, 3 donne in K1, 1 C1 e 2 C2.
L’attuale formula di coppa del mondo è decisamente riduttiva, tre gare più una prova continentale è troppo poco per stilare una classifica generale complessiva e per dare vita ad un circuito seguito dalla televisione. Non c’è il tempo materiale perché la gente possa conoscere da vicino i protagonisti di coppa. L’ICF ha impegnato 250 mila euro per assicurare il collegamento streaming via internet. Su tre gare di coppa del mondo c’è stata solo una diretta televisiva a Praga sulla televisione nazionale e nessun paese straniero collegato. In Spagna la diretta è stata data sulla televisione della Catalugna e una sintesi la domenica sera sulla rete nazionale. In Germania per la prima volta non si è avuta nessuna diretta televisiva, è mancato anche il pubblico durante le gare, sintesi differita un paio di giorni dopo a livello nazionale. Il problema televisione si fa sentire non poco ed è l’unico mezzo che potrebbe comunque far spostare l’attenzione di pubblico e sponsor.
La proposta per il 2011 è quella di portare a 5 le gare distribuendole in tre mesi con inizio il 26 giugno e conclusione il 21 agosto a Praga.
Lo slalom è uno sport in cui si passa più tempo ad allenarsi che a gareggiare. Il problema è che gli allenamenti non hanno un grande risvolto economico e agli sponsor poco interessa questo momento interessante e necessario per atleti e tecnici.
L’altro aspetto è legato ai continui cambiamenti che lo slalom sta facendo in questi ultimi tempi per offrire un piatto più ghiotto alla televisione, ma non è questo il problema. Stiamo girando attorno alla vera questione. Il broadcasting per tre giorni di riprese e trasmissione segnale è di 70,000 euro in un mercato che in questo momento ha forti opportunità. A mio modesto parere si dovrebbe seguire proprio questa strada, spendendo energie e tempo per realizzare un prodotto televisivo da offrire a network sportivi su satellite.
Ricadiamo sempre però sullo stesso problema se si pensa che all’interno dell’ICF le persone che lavorano a tempo pieno si contano sulle dita di una mano e sui volontari certo non si può contare se non in casi sporadici.
Occhio all’onda!
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