Kayak Cross: nessuna logica per i 18 Kg. dell'imbarcazione

 


Il Kayak Cross sicuramente ha aperto nuove frontiere per la canoa, ma rischia pure di chiuderne tante altre, se non ci si sforza a dargli una sua  vera identità. Dico questo perché, per il momento, è solo una brutta copia dello Slalom e, fino ad oggi, si è  scimiottato  uno sport che ha una sua precisa logica e tecnica. Nel corso degli anni la Canoa Slalom ha avuto una continua evoluzione, attraverso molti passaggi e cambiamenti, a partire dalle stesse lunghezze e larghezze degli scafi, per arrivare ai pesi e ai materiali usati per la loro costruzione. Se poi parliamo di tecnica di slalom il salto, da quando la disciplina è nata, è stato abissale. 

Il Kayak Cross, voluto fortemente da Tony Estanguet, per riempire e giustificare la costruzione dell’impianto, ha voluto riprendere concetti e idee già viste nel passato, quando cioè si organizzavano su vari torrenti gare con le canoe in polietilene. Andando a ritroso e guardando la realtà italiana, ricordo che Oscar Bolfelli, più o meno a metà  degli anni ’80,  organizzava un trofeo di regolarità, sul fiume Sarca, con le canoe in polietilene. A seguire il suo esempio, diversi anni dopo,  Enrico Lazzarotto lanciò l’idea che molto si avvicinava all’attuale Kayak Cross. Il forte pagaiatore del fiume Brenta è stato una sorta di Nostradamus moderno per quanto riguarda il Kayak Cross, peccato solo che il bravo Lazzarotto, per questioni di etica e principi, abbia abbandonato il mondo dei paletti appesi al cielo. Chissà se l'avessero capito e lasciato fare oggi certo non ci si troverebbe nella situazione in cui ci troviamo. Che cosa ideò Enrico Lazzarotto nei primi anni 2000 è presto detto!  Infatti a Valstagna, alla Villetta,  si montava  una piattaforma su una sponda del fiume Brenta e quattro atleti da lì partivano in contemporanea, facendo 4 porte in risalita e altrettante in discesa. In questa gara, sotto l’organizzazione della "OpenwaterPro", si usavano, nelle prime  edizioni, le barche da freestyle e, successivamente, quelle da  creek;  altre caratteristiche di questo evento erano i soldi messi in palio per i primi tre e venivano curate particolarmente la coreografia, le premiazioni, oltre  alla  musica con DJ e le soubrette sulla piattaforma a dare il via agli atleti e poi sul palco a premiare i vincitori... avanti anni luce!

 

Ancora esempi simili si possono trovare nelle gare a Terni, nell’ambito del Festival degli sport fluviali,  o, guardando all’estero, nelle gare di kayak estremo ai "TEVA MOUNTAIN  GAMES"; ci sono ancora dei filmati su Youtube, ma la gara più famosa è stata certamente l’Adidas Sickline sul fiume Ötz.

 
Oggi il Kayak Cross ha grossi limiti partendo dai regolamenti per le imbarcazioni: sono troppi i  18 chilogrammi per omologare un  kayak da gara.  Veramente tanti se pensiamo che questa innovazione dovrebbe agevolare i più giovani ad avvicinarsi al nostro sport!  Avete mai provato a riportare  in partenza tali canoe per più di un’ora di allenamento? Si arriva sfiniti quindi si è costretti a limitare gli allenamenti allo stretto indispensabile per evitare di creare traumi e sovraccarichi ad atleti che sono impegnati anche nello slalom. La tecnologia attuale permetterebbe di realizzare imbarcazioni per il Kayak Cross poco superiori ai 10 chilogrammi e capite bene che togliere 8 chili agli attuali Kayak sarebbe un gran beneficio anche in termini di sicurezza. Infatti kayak da 10 chilogrammi diventerebbero facili da trasportare e più controllabili in acqua da parte degli stessi atleti. Già oggi, alcune case costruttrici, fanno scafi più leggeri che poi vengono zavorrati per arrivare al peso richiesto. Quindi che senso ha continuare a mantenere regolamenti che non agevolano gli atleti e lo sviluppo dello sport?


I time trials a mio avviso dovrebbero disputarsi senza porte giusto il salto iniziale e poi via veloci verso il traguardo, introducendo così una prova diversa rispetto a quello che poi si vedrà negli scontri diretti fra atleti. Diventerebbe  una gara a sé stante  che dovrebbe essere premiata come tale e poi fungere da prova per formare le varie batterie, cosa che succederà ai prossimi Campionati Europei che si disputeranno a Tacen (Slovenia). 


Se parliamo di sicurezza introdurrei anche l’obbligo della griglia  sul casco come nella canoa polo, visti anche gli ultimi fatti accorsi al campione del mondo della specialità in quel di Penrith durante gli allenamenti. "Ut est rerum omnium magister usus" diceva,  nel De Bello Civili,  Giulio Cesare e allora perché non apprendere dall’esperienza altrui per farne tesoro?!? Nella canoa polo usano i caschi con la griglia da oltre vent’anni e le maglie devono pure avere certe dimensioni ben regolamentate. Da noi invece sono obbligatorie le braccia coperte anche solo con una semplice maglietta in lycra! Non sono obbligatorie ad esempio le scarpe che a mio modo di vedere dovrebbero esserlo  per tutta una serie di logici motivi. 


Il Kayak Cross, se veramente vogliamo dare un segnale di cambiamento, nella speranza di movimentare questo sport, dovrebbe tornare sui fiumi, in luoghi naturali. La stessa Federazione Internazionale dovrebbe incaricarsi di organizzare eventi specifici sfruttando il flusso naturale della corrente, perché, se restiamo ancorati all’attività sui canali, arriveremo al punto che sarà difficile sostenere le spese per allenarsi e per far crescere i giovani. Oggi,  allenarsi sul canale alle porte di Parigi, costa 40 euro per 60 minuti spaccati, altrettanti per il canale in Australia. Costi ridotti a Rio, 10 euro per 90 minuti, ma il futuro deve riportarci al passato o a impianti eco-sostenibili come quello di Pau (Francia), Augsburg (Germania), Nottingham (Gran Bretagna) e tanti altri sparsi per la Francia.

Occhio all’onda!

 

qui sotto alcune immagini di quanto la OpenWaterPro organizza a Valstagna nei primi anni 2000

 




 

 

Commenti

  1. Ettore, hai specificato anche in abbondanza, e sai pure che combattere contro i mulini a vento, purtroppo è sempre una sconfitta; ma tu non mollare mai, c'è sempre qualcuno che ti segue.

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