Grazie Rafa!

La storia di come si diventa il numero uno di Slam vinti non ce la racconta Rafa Nadal subito dopo l’incontro al Rod Laver Arena, se pure sempre puntuale e preciso nelle sue parole, gentile e attento a elogiare il suo avversario, giustificandosi quasi per essere il più grande di sempre.  Non ce la racconta neppure il super giornalista tecnico Massimiliano Ambesi che appena Nedvedev caccia l’ultima pallina in rete aveva già postato il suo commento in Facebook: condivisibile e apprezzabile, ma poco sviscerante . Non ce la racconterà neppure il numero uno dei giornalisti del tennis e cioè Gianni Clerici al quale vanno i nostri auguri per una ripresa in salute il più velocemente possibile.
L’unica cosa a parlare e in grado di svelarci e di farci capire i segreti di questo fenomeno maiorchino, che di primavere ne ha 35 ed è tornato a giocare dopo che molti  presunti "esperti" pronosticavano una sua imminente uscita di scena, è la sua mano sinistra con cui afferra la spada che con lui,  come succedeva  al dio Marte, si trasforma in fulmine capace di tramortire e stendere anche il più temuto guerriero che di fronte a lui si presenti. La testimonianza della sofferenza e del calvario di quest’uomo, di questo atleta di questo highlander dello sport è quella mano insanguinata che stringe la racchetta per oltre cinque ore e sulla quale ci lascia incise le sue effigi. I cerotti, che alla fine  entrano in simbiosi con la carne viva delle sue dita,  possono essere usati ora per vestire  la dea greca Iside che si copriva di una sindone leggera e venerata per l'eternità. Iside la dea della magia oltre alla fertilità e maternità.  E quasi per magia Rafa oggi ha incantato chiunque si fosse, anche per solo  istante,  fermato ad ammirarlo nella sua marcia trionfale che lo porta oggi ad essere il numero uno per chi ama lo sport leale e puro.  Un Rafa stratosferico nella sua umiltà, senza fronzoli, senza incertezze, un Rafa che prima di ogni cosa si diverte a colpire il più forte che può quelle meteoriti  gialle che oggi il suo avversario di turno scagliava a velocità impressionanti. Eppure a rispondergli da ogni lato del campo c’era sempre lui: Rafa Nadal oggi e per sempre esempio di caparbietà, coraggio e semplicità!

Occhio all’onda! 

forse oggi sarebbe più corretto dire Occhio alla pallina!

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