Tacen teatro della prima prova di Coppa del Mondo Slalom

 

Ana Satila, dopo aver mancato il successo in K1, per un 50 banalissimo all'ultima porta, non se l'è fatto sfuggire nella canadese femminile.


Partire a Tacen a valle del grande salto è come fare una gara di discesa libera a Kitzbühel senza la «Trappola per topi» - letteralmente in tedesco la Mausefalle -  quel salto, di una ottantina di metri a pochi metri dalla partenza, che in pratica caratterizza tutto il resto del tracciato. Così come quel passaggio nel canale sloveno che segna il resto della gara sia da un punto di vista tecnico, che emotivo, che fisico. Il motivo per cui non si è fatto è che dopo la ristrutturazione dello scivolo iniziale, con l’inserimento della nuova diga di regolazione dell’acqua, non si è riusciti a renderlo navigabile quando l’acqua sul fiume è superiore ai 100 m3/sec. Questo, per la verità, era stato il motivo dell’intervento stesso, ma si sa che progettare lo scorrimento dell’acqua a valle non è sempre così facile e scontato specialmente quando  si parla di salti molto elevati.  
La prima tappa di Coppa, sulle due previste, ha visto sul gradino più alto del podio  3 atleti che precedentemente non avevano mai vinto una gara così importante e sono: Ana Satila, vincitrice nel C1 donne, Romane Prigent, prima nel Kayak femminile e Isak Ohrstrom, oro nel kayak maschile. Nella canadese maschile vittoria a
Luka Bozic, che era alla sua 13esima finale in Coppa e alla sua seconda medaglia d’oro, dopo quella del 2018 a La Seu d’Urgell

L’altro dato che emerge da queste gare è che sulle 12 medaglie assegnate ben 8 sono andate ad atleti che non erano mai saliti prima su un podio di Coppa.
Per dovere di cronaca bisogna dire che questo appuntamento è stato disertato da moltissime nazioni di prestigio come: Germania, Great Britain, Slovacchia e la stessa Italia. Mentre Francia e  Repubblica Ceca erano presenti con le seconde linee. I motivi sono ovvi vista la condizione che tutti noi stiamo vivendo per le varie emergenze e per le varie risposte che i diversi governi stanno dando.
Al via 64 atleti in rappresentanza di 15 nazioni di cui  5   con un solo atleta come Portogallo, Ungheria, Ucraina, Svizzera, Croazia e altre con solo 2 partenti come Irlanda e Giappone.
Nulla però si toglie a chi in battaglia ha trionfato con tutti gli onori e la gloria perché una gara vinta è sempre una gara vinta!
 

Una riflessione anche sul tracciato di semifinale e finale disegnato dal tecnico che rappresentava il Comitato Organizzatore e cioè Inaki Gómez Alonso con il giapponese Shuji Yamanaka. I due tecnici hanno dovuto trovare soluzioni diverse dal momento in cui la gara partiva da sotto il tradizionale salto  per i motivi che abbiamo spiegato,  stravolgendo però i punti di forza di questo percorso.  A mio modo di vedere, comunque Inaki e Shuji ne hanno tirato fuori un bel tracciato che  era ben distribuito. Unico neo forse la porta 13 che risultava essere meno dinamica rispetto la 6 che era in pratica il bilanciamento di questa combinazione nella morta a destra. Per il resto, ma soprattuto per i tempi di percorrenza, mi sembrava ideale. 

Una nota anche sulle riprese televisive che sono troppo zoomate sull'atleta facendo perdere il senso della velocità e dell'insieme della discesa. Io opterei per immagini più aperte che possano offrire al possibilità di seguire l'atleta in maniera globale. Successivamente con il replay si sottolineano le sfumature con grandi primi piani su viso, canoa e pagaia.

Prossima tappa, seconda e ultima,  Francia a Pau dal  6 all’8 novembre e dalle informazioni arrivate fino a questo momento le nazioni presenti saranno ancora meno. Quindi, a parte ovviamente i francesi, hanno confermato la loro presenza: Spagna, Usa, Brasile, Argentina, Svizzera e Portogallo.

Occhio all’onda!

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