Ascolto
Azzardo! non sono certo un maestro o un grande ballerino, ma ho iniziato a sentire un miglioramento ed una certa padronanza nel muovermi nel tango quando ho concentrato la mia attenzione sui piedi, come mi capita di fare quando scio. Nel ballare però si è facilitati visto che non si usano scarponi, ma scarpette con suole che ti permettono di percepire e di vivere il suolo. In effetti è proprio dal terreno che riceviamo i veri impulsi per gestire i nostri passi, per carpire e per trarre energia. Quindi i nostri piedi diventano i protagonisti del nostro movimento con la funzione di trasmettere, a tempo di musica, tutta l’energia accumulata alla nostra partner attraverso l’abbraccio.
Quando il professore Domenico Bresciani venne a Castelgandolfo molti anni fa a fare una lezione a noi neo allenatori di canoa e ci diceva che lavorava ad uno scarpone che permettesse agli atleti di percepire lo scorrimento della neve sotto la pianta del piede, mi sembrava da subito cosa molto interessante che non tardai ad approfondire con immensa attenzione e sperimentare su me stesso queste idee.
In canoa la funzione dei piedi l’assumono le mani per quello che riguarda l’aspetto della percezione dell’energia che arriva dall’acqua e che con i recettori della zona pelvica completano la nostra complessa macchina per ricevere tutte le informazioni di cui necessitiamo per navigare sul nostro piccolo e avvolgente guscio di plastica.
Molto spesso gli allenatori si concentrano a dare pronte soluzioni ai loro atleti specialmente in giovane età, quando cioè bisognerebbe viceversa educarli sempre all’ascolto che porterà poi ad una elaborazione di risposte da utilizzare al momento necessario sfoderando, possibilmente, la migliore. Lavoriamo poco sul sensibilizzare i nostri allievi a trovare soluzioni tecniche solo dopo aver ascoltato quello che l’acqua ci vuole sempre dire e far capire. Molte volte si ignora proprio l’aspetto fisico dello stesso movimento andando a contrastare il deflusso che l’acqua segue nella sua caduta a valle. Il tutto parte dalla capacità di ascoltare che come tutte le cose va prima scoperta, poi capita e quindi applicata.
Occhio all'onda!
Quando il professore Domenico Bresciani venne a Castelgandolfo molti anni fa a fare una lezione a noi neo allenatori di canoa e ci diceva che lavorava ad uno scarpone che permettesse agli atleti di percepire lo scorrimento della neve sotto la pianta del piede, mi sembrava da subito cosa molto interessante che non tardai ad approfondire con immensa attenzione e sperimentare su me stesso queste idee.
In canoa la funzione dei piedi l’assumono le mani per quello che riguarda l’aspetto della percezione dell’energia che arriva dall’acqua e che con i recettori della zona pelvica completano la nostra complessa macchina per ricevere tutte le informazioni di cui necessitiamo per navigare sul nostro piccolo e avvolgente guscio di plastica.
Molto spesso gli allenatori si concentrano a dare pronte soluzioni ai loro atleti specialmente in giovane età, quando cioè bisognerebbe viceversa educarli sempre all’ascolto che porterà poi ad una elaborazione di risposte da utilizzare al momento necessario sfoderando, possibilmente, la migliore. Lavoriamo poco sul sensibilizzare i nostri allievi a trovare soluzioni tecniche solo dopo aver ascoltato quello che l’acqua ci vuole sempre dire e far capire. Molte volte si ignora proprio l’aspetto fisico dello stesso movimento andando a contrastare il deflusso che l’acqua segue nella sua caduta a valle. Il tutto parte dalla capacità di ascoltare che come tutte le cose va prima scoperta, poi capita e quindi applicata.
Occhio all'onda!
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