Non tutto è tango
Posso dire che non mi piacciono i ballerini di tango che fanno le esibizioni vestiti con scarpe tanto lucide da specchiarcisi dentro e usano impropriamente i gemelli considerando che questi sono oggetti post-rinascimentali inglesi che nulla hanno da condividere con le origini del Tango. Non mi piacciono neppure quando lui e lei sono vestiti con gli stessi colori mimetizzando le loro movenze rendendole indistinguibili . Non mi piace neppure quando assumono pose plastiche e artificiose. Non mi piace vederli iniziare una performance con sguardi severi e vuoti fingendo una drammaticità che in realtà non c’è. Non mi piacciono neppure quegli artisti che finito il loro show si siedono su un tavolo con scritto riservato ai maestri, parlano tra loro, magari ridendo ed ammiccando guardando la pista, e non ballano in milonga. Poi si alzano e vanno via snobbando tutto e tutti. Non mi piacciono neppure quei maestri che invece di dare il buon esempio non rispettano la ronda e non mi piace neppure chi entra in ronda piazzandosi davanti a chi sta ballando senza aver cercato uno sguardo di intesa con il leader che avrebbe potuto comunque lasciargli spazio per entrare. Non solo non mi piacciono, ma odio dal profondo del mio cuore chi tra noi uomini invita porgendo la mano e chiedendo: «balli»? Visto che le sto dicendo proprio tutte ci aggiungo anche che non capisco le donne che sedute armeggiano con il telefonino e poi magari dopo ballando c’è pure l’aggravante del chewing-gum.
Non mi piace tutto questo non tanto per un fatto personale, ma perché penso che svilisca l’essenza del tango che è e dovrebbe essere eleganza che non è certo data da abiti laccati; gentilezza che è il fascino della vita; sorrisi perché si sta ballando e di drammi già nella vita ne abbiamo troppi per doverli traslare pure qui; abbracci perché concretizza l’amore e la gioia della condivisione. C’è la musica ascoltata, commentata e coccolata da due persone che mirandosi hanno sentito la necessità di condividere quel momento e che sono pronte a costruire una magia su ogni passo, su ogni nota ballata o semplicemente respirata.
Occhio all’onda!
Non mi piace tutto questo non tanto per un fatto personale, ma perché penso che svilisca l’essenza del tango che è e dovrebbe essere eleganza che non è certo data da abiti laccati; gentilezza che è il fascino della vita; sorrisi perché si sta ballando e di drammi già nella vita ne abbiamo troppi per doverli traslare pure qui; abbracci perché concretizza l’amore e la gioia della condivisione. C’è la musica ascoltata, commentata e coccolata da due persone che mirandosi hanno sentito la necessità di condividere quel momento e che sono pronte a costruire una magia su ogni passo, su ogni nota ballata o semplicemente respirata.
Occhio all’onda!
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