Qualifiche in archivio


Ci sono due cose che gli allenatori in Australia acquistano ogni anno e sono più esattamente  il berretto in paglia e l’ombrello marchiato «Bunnings Warehouse». Il motivo è semplice perché con 10 dollari australiani  ti compri due cose assai utili da queste parti sia che ci sia il sole sia che tiri vento e pioggia! Il primo ci fa sembrare un pochino tutti cow-boy che nascondo nel fodero no il revolver, ma la telecamera e il cronometro, forse oggi dovrei dire I-Pad e I-Watch considerando l’alto numero di tecnici che li stanno usando. Il secondo, l'ombrello, è di colore verde scuro ed è meglio, appena lo si acquista, scriverci con pennarello indelebile il nome e la nazione, altrimenti rischia di confondersi con gli altri cento che trovate lungo il percorso. Questa oggettistica torna a casa con gli allenatori oppure a volte si abbandona nelle macchine a noleggio lasciando un pezzo di noi in quel baule. Al momento del commiato però, chiudendo lo sportello, li guardi e rivedi  in un attimo tutto il tempo trascorso in quella parte di mondo che tutti chiamano «down under» e capisci quanto anche loro sono stati utili nella tua missione!

Siamo in un week-end di gare e come sempre le gare ci regalano emozioni e tremiti in continuazione e ci fanno ricordare il motivo per cui alleniamo i nostri ragazzi. Si passa, magari,  tutto il giorno a preparare una manche. Ti  alzi all’alba per tornare a letto solo a notte inoltrata dopo aver rivisto attentamente per la centesima volta le manche della giornata o, come nel caso di tutti i venerdì competitivi, la dimostrazione del percorso per le gare di semifinali del giorno dopo. Ma questa è la nostra vita che forse nessuno di noi vorrebbe cambiare per altre.
 
Siamo all’inizio, ma cose interessanti si sono già viste fin dalle qualifiche. Ci sono state conferme come quelle del campione olimpico nel K1 men seguito dal folletto Prskavec, ma c’è stato anche un terzo posto, nonostante un errore nel traghetto alla « main wave » di metà percorso, di Zeno Ivaldi che ha fatto una gara molto contenuta con il chiaro scopo di cercare di trovare i ritmi giusti,  così come ha fatto Giovanni De Gennaro che nonostante un 50 dubbio alla 11 in prima manche si è portato a casa la vittoria in seconda manche con un 93,69 che esprime tutto il valore di questo atleta bresciano.  Anche nella canadese monoposto gli azzurri hanno tempi per entrare in finale nella gara vinta dal campione olimpico Gargaud. Nel kayak femminile Funk ci fa capire che su quest’acqua in casa della grande rivale Jessica Fox  ha una marcia in più che si chiama leggerezza. A perdere l’australiana ci può anche stare purché succeda una volta sola considerando poi che in C1 il suo 108,32 non è decisamente male considerando che sarebbe stato il 14esimo tempo nel kayak femminile e solamente di 0,04 più lento della sua manche in k1. Bisogna dire però per onestà (rischierei la radiazione dall’ordine dei giornalisti se non lo facessi) che da seduta ha pagato tanto per i due tocchi fatti e forse c’era pure della tensione poiché per gli australiani valgono pure come prove di selezione. Ora pensare che una campionessa del suo calibro posso essere tesa per una banalità come quella di passare le selezioni  nazionali ci fa capire quanto possa incidere, anche su mostri sacri del suo calibro,  il fattore emozione!

Il percorso di domani sostanzialmente non cambia nella forma e tanto meno nella sostanza:  si velocizza un pochino considerando che la prima sponda è stata alzata e quindi sarà più veloce. La parte centrale praticamente non cambia. Al salto si sono invertite le risalite quindi prima sinistra e poi a destra rendendo la cosa più fluida, mentre alla rapida che qui chiamano « Jack’s » si è spostata la verde sul buco e la sponda è inevitabile… sarebbe contente la mia amica Cristina Giai-Pron che per la verità non ha mai amato molto farsi prendere dai buchi per farsi trasportare da parte a parte, lei era una che lavorava con la testa e la determinazione e se poteva ci restava bella lontana dalle sponde! Il tracciato chiude con una parte finale ancora più veloce di quella delle qualifiche, infatti la 19 discesa andrà affrontata salendo sul buco per poi farsi portare tutto a sinistra per imbucare al volo l’ultima delle sei risalite.

I disegnatori, anche per le semifinali e finali,  non hanno voluto arrischiarsi nello sperimentare l’opportunità di mettere otto risalite. Noi confidiamo nella settimana   prossima   per gli "Oceania Championships", forse per allora saranno più audaci e pronti per osare un pochino di più? Mah... è la domanda che ci stiamo facendo tutti qui a testa in giù, ma in attesa della risposta godiamoci le gare che entrano nel vivo!

Occhio all’onda! 








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