La sintonia nel gesto
Chi vince non sempre è in grado di dare una vera e propria spiegazione per il successo ottenuto e fatica a trovare la chiave che magari lo ha portato ad una prestigiosa performance. Si vince di cuore e si vince per aver congiunto in quel preciso momento tutto ciò che un atleta costruisce nella quotidianità.
Spesso e volentieri chiedo ai campioni come sono riusciti a vincere quella gara piuttosto che un’altra o se viceversa conoscono la motivazione per cui qualche prova non è andata come sperato. La maggior parte di loro non riesce a fare una obiettiva analisi della gara messa in acqua, generalmente sottolineano il fatto che si sono sentiti bene e che tutto è andato per il verso giusto, ma sostanzialmente non cambiano una routine consolidata che offre una certa garanzia di riuscita. Qual è la sottile differenza tra chi sale sul podio e chi viceversa, pur arrivando nella finale, non lo raggiunge? Trascuriamo elementi comunque e ovviamente ovvi come preparazione fisica e tecnica e diamoli come scontati perché così è per atleti che raggiungono le finali iridate e concentriamoci su quello che dovrebbe essere la sintonia che una atleta deve avere tra corpo-mente-acqua. Quindi, a quanto sopra descritto, aggiungiamo un altro elemento e cioè il fatto che i risultati arrivano di regola percorrendo strade diverse se pur con elementi che sono in comune. Infatti difficilmente ripercorrendo lo stesso cammino, anche per lo stesso atleta, si conquistano gli stessi successi. Troppo facile sarebbe utilizzare programmi di allenamento o tecniche di chi ha vinto olimpiadi o campionati del mondo e riproporli tali e quali per ottenere gli stessi risultati. Anzi molte volte potrebbe essere deleterio mutuare l’esperienza di pari passo senza considerare tutti quegli elementi che fanno dell’uomo una unicità in mezzo a tanti simili.
Una spiegazione a questo per la verità c’è perché non sempre tutto è comprensibile, ma soprattutto anche le grandi vittorie non sempre possono avere risposte precise ed uniche. Certo una serie di fattori come dedizione, allenamento, serietà coincidono per tutti, ma altri più specifici escono dalle singole necessità dell’atleta e della situazione. Noi facciamo uno sport di situazione con una forte componente di prestazione e di conseguenza dobbiamo allenare a 360 gradi l’atleta senza trascurare nulla aggiungendo la componente di espressività che ogni atleta deve mettere ed esprimere tra le porte. Gli allenatori hanno principalmente questa funzione a questo livello, ma che può essere applicata solo se trovano atleti che da giovani sono stati cresciuti e sensibilizzati all’ascolto del proprio corpo unito ad una voglia di esprimere quello che sentono, concretizzando i desideri nella gestualità.
Occhio all’onda!
Spesso e volentieri chiedo ai campioni come sono riusciti a vincere quella gara piuttosto che un’altra o se viceversa conoscono la motivazione per cui qualche prova non è andata come sperato. La maggior parte di loro non riesce a fare una obiettiva analisi della gara messa in acqua, generalmente sottolineano il fatto che si sono sentiti bene e che tutto è andato per il verso giusto, ma sostanzialmente non cambiano una routine consolidata che offre una certa garanzia di riuscita. Qual è la sottile differenza tra chi sale sul podio e chi viceversa, pur arrivando nella finale, non lo raggiunge? Trascuriamo elementi comunque e ovviamente ovvi come preparazione fisica e tecnica e diamoli come scontati perché così è per atleti che raggiungono le finali iridate e concentriamoci su quello che dovrebbe essere la sintonia che una atleta deve avere tra corpo-mente-acqua. Quindi, a quanto sopra descritto, aggiungiamo un altro elemento e cioè il fatto che i risultati arrivano di regola percorrendo strade diverse se pur con elementi che sono in comune. Infatti difficilmente ripercorrendo lo stesso cammino, anche per lo stesso atleta, si conquistano gli stessi successi. Troppo facile sarebbe utilizzare programmi di allenamento o tecniche di chi ha vinto olimpiadi o campionati del mondo e riproporli tali e quali per ottenere gli stessi risultati. Anzi molte volte potrebbe essere deleterio mutuare l’esperienza di pari passo senza considerare tutti quegli elementi che fanno dell’uomo una unicità in mezzo a tanti simili.
Una spiegazione a questo per la verità c’è perché non sempre tutto è comprensibile, ma soprattutto anche le grandi vittorie non sempre possono avere risposte precise ed uniche. Certo una serie di fattori come dedizione, allenamento, serietà coincidono per tutti, ma altri più specifici escono dalle singole necessità dell’atleta e della situazione. Noi facciamo uno sport di situazione con una forte componente di prestazione e di conseguenza dobbiamo allenare a 360 gradi l’atleta senza trascurare nulla aggiungendo la componente di espressività che ogni atleta deve mettere ed esprimere tra le porte. Gli allenatori hanno principalmente questa funzione a questo livello, ma che può essere applicata solo se trovano atleti che da giovani sono stati cresciuti e sensibilizzati all’ascolto del proprio corpo unito ad una voglia di esprimere quello che sentono, concretizzando i desideri nella gestualità.
Occhio all’onda!
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